SEPARATRIX, IN MOSTRA OPERE DI KATHARINA GROSSE

ROMA. S’intitola “Separatrix” la nuova mostra di dipinti e lavori su carta di Katharina Grosse allestita negli spazi di Gagosian fino al 12 dicembre.

NOTA. Testo e immagine: courtesy of Uff. stampa della mostra

L’esposizione, spiega una nota, “coincide con la sua importante installazione It Wasn’t Us, attualmente in mostra all’Hamburger Bahnhof-Museum für Gegenwart di Berlino.
Grosse recepisce gli eventi che accadono mentre dipinge, affidando gli spazi e le superfici al caso.
L’artista caratterizza il gesto come un segno propulsivo della propria tecnica personale sia negli
imponenti dipinti site-specific – dove usa un aerografo per spruzzare colore puro su oggetti, stanze,
edifici e perfino su interi paesaggi – che nelle opere su tela, su carta e nelle sculture.
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Grosse trascorre diversi mesi l’anno in una remota zona costiera della Nuova Zelanda settentrionale
dove ha costruito, nel luglio , un nuovo studio ad hoc. Lì, isolata nella natura, ha iniziato un
nuovo corpus di lavori, applicando la spontaneità e l’immediatezza dei suoi “spray painting” alla
tecnica dell’acquerello.
Immaginando il foglio bianco come un rilievo topografico, l’artista ha sperimentato la tecnica del
wet-on-wet (bagnato-su-bagnato) permettendo a pigmenti vivaci di galleggiare e di mescolarsi sulla
superficie, lasciando dietro di sé pozze di colore e fioriture iridescenti. Tornata poi a Berlino, ha
trasferito quelli che lei chiama gli “effetti” di questi acquerelli in una serie di dipinti di grandi
dimensioni, impostando la tela in orizzontale, aggiungendo acrilici diluiti con il pennello e
inclinando poi il supporto per produrre gocciolamenti e correnti multidirezionali come gesto
secondario.
Prendendo spunto dalla teoria della “separatrix” di Leibniz, Grosse si diletta nell’alternanza di
ordine e caos che nasce dai confini visivi – momenti di collisione e di propagazione nel medium,
nella materia e nelle tonalità. Il suo approccio è scientifico oltre che pittorico: l’artista analizza in
anticipo le proprietà tecniche della pittura, dell’acqua e della tela, utilizzando le loro interazioni
alchemiche per realizzare specifici effetti ottici. Campi di colore si osmotizzano l’uno con l’altro e si
scontrano come le colture su un vetrino; un’ampia pennellata si trasforma in una matrice di neuroni.
Nelle mani di Grosse i dettagli microscopici del suo lavoro emergono con vigore, dando luogo ad
eminenti composizioni formali che testimoniano momenti di flusso e di improvvisa chiarezza nel suo
processo creativo”.