8 MARZO: CONCERTO CON MUSICHE YIDDISH IN RICORDO DELLE DONNE NELLA SHOAH

La locandina della mostra, part., fonte foto: Pixbay (lic. free use)

CREMONA. Alle donne della Shoah è dedicata la serata dell’8 marzo. Alle ore 21, nelle sale di Palazzo Duemiglia a Cremona (Largo Carelli 4, ingresso libero fino a esaurimento posti e in osservanza delle norme anti Covid-19), si svolgerà un momento musicale, nella location dove, per la Giornata della Memoria, era stata inaugurata la mostra “Punti di luce. Essere una donna nella Shoah.

Il gruppo di musica popolare “Sonantes” eseguirà brani della tradizione yiddish, ovvero di quel mondo ebraico dell’Europa dell’Est che è stato spazzato via dall’Olocausto.

La musica dialogherà con i dipinti di Lucia Ferrari e Giancarlo Cutini, esposti fino al 18 marzo al Duemiglia in una rassegna significativamente intitolata “Insieme”.

Introdurranno Giorgio Denti, presidente del Centro Pinoni, e Simone Fappanni, che ricorderà la grande pittrice barocca Artemisia Gentileschi, simbolo della forza delle donne.

L’ensemble dei “Sonantes” è composto da composto da Chiara Somenzi alla viola, Lucia Somenzi, voce e tastiera, Sibylle Fehr al violino, Antonio Dell’Osso e Luigina Oppi alla chitarra, Bruno Buono alla fisarmonica, e Aleddandro Conti al basso.

La festa della donna ha il suo fondamento nella memoria.

I Sonantes in concerto, credit photo: courtesy of Giorgio Denti

«Considerate se questa è una donna, /senza capelli e senza nome / senza più forza di ricordare / vuoti gli occhi e freddo il grembo / come una rana d’inverno»: così ci ammonisce Primo Levi nella poesia premessa a Se questo è un uomo, facendo risuonare insieme la preghiera ebraica dello Shemà (“Ascolta, Israele”) e le parole con cui Ulisse in Dante (Inferno XXVI,118-120) richiama i suoi compagni e noi tutti al senso e al dovere dell’essere uomini: «Considerate la vostra semenza: fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza».

Tra le vittime della Shoah ci furono moltissime donne. Le poche sopravvissute non di rado sono diventate testimoni della condizione delle donne nei Lager nazisti.

Essa «era assai peggiore di quella degli uomini, e ciò per vari motivi: la minore resistenza fisica di fronte a lavori più pesanti e umilianti di quelli inflitti agli uomini; il tormento degli affetti familiari; la presenza ossessiva dei crematori, le cui ciminiere, situate nel bel mezzo del campo femminile…». Così scrive Primo Levi nell’introduzione a Il fumo di Birkenau di Liana Millu (1914-2005) dove l’autrice, che fu deportata ad Auschwitz-Birkenau, racconta sei storie che hanno per protagoniste singole donne e il loro dramma personale.

AUTRICE: CHIARA SOMENZI

La locandina dell’evento