
BEDIZZOLE (BS). E’ scomparsa, nella serata di ieri, Lorella Facchetti, nota e apprezzata artista di Bedizzole. Nel 1978 si diploma al Liceo Artistico ”V. Foppa” di Brescia, laureata in Architettura all’Università di Venezia, ha insegnato disegno e storia dell’arte. Ha partecipato, su invito, a importanti fiere e rassegne d’arte sia in Italia che all’estero, conseguendo importanti premi e significativi riconoscimenti. Ha tenuto numerose mostre personali in luoghi prestigiosi. Le sue opere, riprodotte in cataloghi, libri, quotidiani e riviste, sono presenti in collezioni private. E’ presente anche in importanti collettive fra cui quella recentemente curata dal professor Vittorio Sgarbi.
Fondamentale, nel suo percorso creativo, la personale nel capoluogo lombardo, all’Accursio, in cui l’artista ha deciso di presentare una scelta di lavori particolarmente significativi, in cui emerge il suo studio, attento e costante sulla figura femminile, esaltata attraverso colori brillanti e suadenti.
Le sue giovani donne, vestite con panneggi cangianti, fasciate con abiti preziosi ed eleganti tagliati secondo una foggia che ricorda la preziosità di certi paramenti propri di una iconografia sempre ben presente nei nostri occhi, come riflesso senza tempo di un apparente divenire.
Il suo percorso realista muove verso barriere introspettive per cui il soggetto diventa estensione ideale dell’io creativo, metafora simbolica di un universo di cui l’oggetto è soltanto una parte, seppure fondamentale, ma non è né tutto né il tutto.
Ed è per questo che le figure che nascono da un segno rapidissimo ed efficace, addirittura continuo, quello che lega la figura al suo sembrare soltanto immobile all’apparenza, si aprono verso geometrie impreviste, accordi e colloqui immaginati (immaginari?), compenetrazioni introspettive che turbano e allo stesso tempo attraggono misteriosamente.
Come è impossibile sottrarsi da quegli sguardi dipinti su volti angelici, forse riflesso arcano di una purezza perduta o mai conquistata, oppure semplicemente retaggio di ideali smarriti, di progetti tramontati o di speranze ancora in cui credere?
Non ci è dato sapere. Infatti, la rivelazione più autentica di queste figure femminili è offerta dalla loro ambiguità metafisica, dalla loro fisicità che si scioglie, quasi per assurdo, in una immaterialità assoluta, tanto che il soggetto ritratto appare l’unico protagonista di un procedere muto.
Dunque nessun elemento accessorio, nessuna decorazione meramente ornamentale, nessun cedimento alla calligraficità scalfisce la narrazione della pittrice bresciana.
Il suo discorso è chiaro: le sue figure incarnano la femminilità che si fa nascente e conduce direttamente a un essenza che è pure a una forma di piena consapevolezza del proprio essere in quanto presenza effettiva.
Nella produzione più recente, l’artista ha posto in un sereno “dialogo” il tema femminile con quello di edifici sospesi in un’aura surreale e metafisica, quale garbato omaggio al suo lavoro di architetto.
Ai suoi famigliari, a cominciare dal marito Giampiero Gusinu, al figlio Lorenzo Gusinu, alla sorella Moira, vanno le più sentite condoglianze.
“Ciao Mamma ti voglio bene e te ne vorrò sempre, scrive Lorenzo sintetizzano l’anima forte e generosa della madre, sei stata una guerriera straordinaria che ha combattuto una serie infinita di battaglie in silenzio. Mi manchi già”
SIMONE FAPPANNI