BRESCIA. Lutto nel mondo nell’arte. E’ scomparso lo scultore Remo Bombardieri. Nato nella Città della Leonessa nel 1936, ha saputo esprimersi secondo un dettato creativo di poetiche forme plastiche.
Artista di fama internazionale, ha tenuto importanti personali e ha realizzato monumenti in luoghi pubblici e privati riscuotendo unanimi consensi di critica e pubblico.
Nel Dizionario dei Pittori e Scultori Bresciani, pubblicato da Giorgio Zanolli Editore, viene fatto osservare che «ai primi fossili delle lontane nature morte pittoriche, ai soggetti musicali dalla ritmata stilizzazione è subentrata la figura umana colta nei più diversi atteggiamenti: Suonatore di chitarra, Donna pensosa, Vietnamita, Nudo, Uomo in croce sono alcuni dei motivi ai quali l’autore si ispira; d’ogni figura cercando il “momento”, il movimento caratterizzante come nella Via Crucis per i padri rogazionisti di Rivoltella. Usando tondini di ferro, saldandoli dal di dentro quasi ad adombrare la povertà della materia, ha colto, scemando leggermente sulle fughe esterne, l’animo dei suoi personaggi, come e’ stato osservato in recente occasione. Alle figure di uomo, di donna si alternano animali, i prediletti cavalli dove la mano felice del modellatore raggiunge particolare effetto di vitalità».
Nonostante la notorietà Bombardieri ha mantenuto la sua indole affabile e la sua capacità empatica nel saper relazionarsi, in modo diretto, con tutti. Lascia un’eredità artista notevole, definita attraverso linee audaci ed eleganti e una capacità comunicativo-espressiva davvero innata. Una creatività che si ritrova, seppure espressa in modo diversa, nel figlio Stefano Bombardieri, anch’egli artista di fama internazionale.
Così lo ricorda il gallerista Ettore Marchina: “Remo lo conoscevo da anni, è stato un grande amico e grande artista. Una guida per Stefano ma anche per me e per la mia passione dell’arte. Mi raccontava le sue mostre, le sue opere e la tecnica con cui le realizzava. Sempre disponibile e gentile, pronto ad aiutare e dare suggerimenti. Aveva tanti amici, tanti collezionisti e sentiremo tutti la sua mancanza, nell’arte e non. Ora da lassù sicuramente continuerà a seguirci e consigliarci e tenerci sotto un’ala ancora più grande”.
“Tutta la poetica di Bombardieri – ha scritto Mauro Corradini nell’introduzione al catalogo della mostra all’AAB in occasione di una memorabile esposizione con le opere di Remo e Stefano – si può riassumere in una costante tensione tra forme regolari che partono e prendono vita da una rivisitazione mentale della realtà, per risultare alla fine, come un’immagine che ricorda un fiore che sboccia o si sta aprendo, come una figura ellittica, una ellisse molto allungata, al cui interno giocano e si armonizzano i pieni e i vuoti, in un equilibrio formalmente stabile, sempre uguale e mai lo stesso” (da Remo e Stefano Bombardieri. I Bombardieri su Brescia, AAB, n. 225, 2016, pag. 3).
Il pittore Giulio Mancabelli, che ringraziamo per avere messo a disposizione le immagini delle opere di Remo della sua personale collezione, afferma: “è stato un grande artista, un amico col quale ho fatto molte mostre, fra le quali quelle a Robecco d’Oglio a villa Barni della Scala, a Castenedolo nella chiesa dei Disciplini. Sono momenti che non potrò mai dimenticare perché si è parlato tantissimo di arte, lui era veramente competente e soprattutto un amico col quale si stava veramente molto bene. Con lui si era a proprio agio, era un compagno di merende eccezionale, ma soprattutto la sua qualità migliore secondo me era l’umiltà. Pur essendo un grande, non si è mai montato la testa ed inoltre lo stimo per il gran lavoro che ha sempre fatto. Una bella persona che certamente mi mancherà e mancherà a tutti i suoi amici che sono veramente tanti. Non si poteva non volergli bene”.
Così lo ricorda lo scultore Giovanni Battista Mondini: “è un peccato essere riduttivi nell’esprimere un pensiero al caro amico Remo Bombadieri, potrei parlare per ore. Conobbi Remo per amore dell’arte e dello stesso suo mestiere, ci incontrammo la prima volta nel mio paese, Orzinuovi, e da subito ci scambiammo opinioni e consigli come potrebbe fare un padre con il figlio. Sebbene fosse già un artista affermato, accettava senza disdegnare la compagnia in collettive di artisti emergenti e lo potevi incontrare con loro nelle piazze di paese o esporre le sue opere nei giardini delle città. Posso dire di aver conosciuto una persona buona, premurosa e accorta nell’impartire aiuti e consigli. Caro Maestro con la tua arte hai lasciato un’impronta indelebile e tu vivrai per sempre.”
L’indole di Bombardieri emerge chiaramente anche nelle parole del maestro Elio Roberti: “Ricordo una cena con gli artisti Dino Decca e Giacomo Bergomi. Lui teneva banco con battute e barzellette.Era venuto anche ad una mia mostra all’Associazione Artisti Cremonesi ed alla fine mi portò in un localino in periferia che lui conosceva, dove cucinava la nonna. Credo il Pavone d’oro o qualcosa del genere. Una cena coi fiocchi. Abbiamo scambiato due dipinti.Uno credo l’abbia dato alla figlia che aveva un ristorante. Lo invitavo in giuria nelle manifestazioni che organizzavo, era competente e disponibile. Una persona squisita. Un grosso dispiacere .Non lo vedevo da un po’. Forse si riposava. Ricordo che durante una manifestazione ricevette la telefonata di un sindaco che gli voleva commissionare un monumento e gli chiedeva il prezzo. Lui rispose il suo costo orario e che poteva quantificare le ore quando aveva stabilito la misura. Un grande artista, molto modesto che si proponeva come se fosse un artigiano”.
AUTORE: SIMONE FAPPANNI
INTERVISTA RILASCIATA A RADIO VERA in occasione della mostra FORME E SPAZIO