CREMONA. S’intitola “Alchimie visive” la mostra personale di Stefano Santi. L’esposizione si apre sabato alle 17.00, all’Adafa, presso la Sede di Via Palestro 32. con l’introduzione di Giusy Asnicar e Fulvio Stumpo. Architetto e pittore mantovano, è nato ad Acquafredda.
Si è laureato al Politecnico di Milano nel 1993. Dallo stesso anno, svolge un’intensa attività progettuale presso Studio Santi a Castel Goffredo e dal 2000 si dedica parallelamente alla pittura.
A oggi, ha tenuto numerose esposizioni e ha partecipato a collettive in diverse città, tra cui Brescia, Mantova, Bologna, Genova e New York.
Dei suoi lavori si sono occupati quotidiani e riviste. «L’architettura – spiega – ha un’influenza evidente nei miei dipinti che raccontano un mondo addomesticato e ricondotto alle forme plastiche di architetture visionarie inserite in paesaggi metafisici dove la presenza dell’uomo non è prevista».
«Nei primi anni della mia attività professionale, ha dichiarato in un’intervista, ho usato l’architettura per analizzare, comprendere e trasformare il paesaggio.
Questo processo si riflette nelle mie opere pittoriche, dove i metodi dell’architettura mi sono utili non solo a comprendere il paesaggio, ma anche a filtrarlo attraverso le chiavi interpretative dello spazio sociale. Il paesaggio ligure fa da sempre parte del mio immaginario.
Da bambino passavo l’estate a Finale Ligure con la famiglia ed ora mi rivolgo a questo stesso mare quando sono in cerca di evasione. Durante la pandemia, nella pianura lombarda dilagavano il terrore e l’angoscia e dipingere il mare è stato l’unico modo per liberarsi dalle restrizioni. È un onore portare le mie marine nel luogo che le ha in primis ispirate». (Da “Promotori dei Musei del mare”).
«Il profondo connubio che lega la pittura e l’architettura – aggiunge il curatore, Simone Fappanni – ha espresso, nel corso dei secoli, esiti straordinari. Unendo le due discipline in maniera magistrale, alcuni artisti sono riusciti a dare vita a opere immortali.
A cominciare da Leonardo da Vinci e ai suoi celebri disegni, come quella della “Città Ideale”, con cui ha illuminato il Rinascimento, senza trascurare le sue non meno note invenzioni architettoniche. Architetti e pittori eccezionali sono stati anche maestri del calibro di Giotto, ma anche Peter Paul Rubens, solo per citare alcuni esempi celebri.
Ecco allora che l’arte di Santi diventa espressione di una comunanza, quella fra due discipline, che hanno numerose affinità. Stefano crea, così, immagini fortemente evocative, calate in dimensioni plastiche perfettamente equilibrate, dove la dimensione ideale – e qui il pensiero va alla filosofia creativa del migliore Escher, autore di eccezionali lavori dalle notazioni architettoniche – a una dimensione che talvolta lambisce dimensioni surreali e metafisiche.
Il quadro, così, si anima di una multiforme tridimensionalità attraverso una precisa scansione prospettica, ma anche pigmentale, trovando, così, le ragioni più profonde di un comporre dove luci e ombre contribuiscono, irresistibilmente, alla resa complessiva dell’insieme»
La mostra è visitabile gratuitamente fino al 31 da martedì a domenica dalle 17.00 alle 19.00.