ALLA SCOPERTA DEL MUSEO CIVICO FLORIANO BODINI

Uno scorcio del Museo Bodini, foto Sara Barone (courtesy of Direzione del Museo)

GEMONIO. Floriano Bodini è nato a Gemonio l’8 gennaio del 1933. A due anni si trasferisce a Milano con la famiglia con cui tornerà nuovamente in Valcuvia, ad Azzio, dal 1942 al ’46. Il nonno Virgilio Mascioni, pittore e affreschista della famiglia della Fabbrica degli Organi, gli insegna le prime tecniche pittoriche. In questo articolo illustriamo il percorso espositivo di questo importante polo culturale intitolato al grande artista. Questo il sito ufficiale: https://www.museobodini.it/

Il Museo

La cascina del ‘700, con la tipica corte lombarda, che costituisce la struttura del Museo Civico Floriano Bodini in paese veniva chiamata la ”cà della Maria Gill”: ristrutturato dagli Architetti Annig Sarian e Gianni Pozzi, con grande cura nel rispetto dei materiali e della forma originaria e con una ricerca di eleganza minimale degli interventi, sarà inaugurato nel 1998.

Un museo voluto fortemente dall’Amministrazione comunale e da un gruppo di estimatori e amici di Bodini che, insieme allo scultore, riescono ad attualizzare quella che pareva un’utopia.

La struttura architettonica viene arricchita dal dono di Bodini di una vasta collezione di opere sue e di altri artisti, pittori e scultori, nonché dalla donazione di circa 5.000 volumi, perlopiù cataloghi d’Arte. Un’ampia sezione di opere e documenti è dedicata al Realismo esistenziale.

La scala e le colonne sono in Serizzo, pietra che rimanda alla tradizione dei picasass, i muri a vista e le capriate in legno.

Sul portone d’ingresso spicca il medaglione in Pietra di Saltrio della Madonna di Loreto, luogo caro a Bodini anche per l’importante rapporto con Monsignor Pasquale Macchi che gli commissionerà l’altare, l’ambone e altre opere sacre per il Santuario.

All’ingresso nel cortile, procedendo verso la corte, la leggera pendenza e la prospettiva invertita, per cui partiamo da un luogo ristretto che si apre poi verso l’edificio, trasmettono al visitatore la sensazione di una “rivelazione”. Qui siamo accolti da un altro medaglione in pietra di Saltrio, “Le colombe”, soggetto distintivo dell’arte di Bodini a partire dal Paolo VI del 1968 e, proseguendo, dal “Lamento sull’ucciso”, opera del 1961, esposta alla XXXI Biennale di Venezia del 1962 con altre sei opere: questa scultura, del periodo del Realismo Esistenziale, è visibile da ogni punto della struttura, e funge dunque da “opera cardine”, come fosse lo gnomone di quella meridiana che è il percorso circolare del Museo.

L’albero di caco posto al centro, che Bodini e gli amici architetti hanno voluto assolutamente preservare, rimanda alle radici rurali e ad uno stretto rapporto con il territorio.

Sul muro dell’edificio varie file di fotografie rimandano al progetto Twister del 2009, quando 10 musei di arte contemporanea messi in rete dalla regione hanno invitato e selezionato 11 artisti a creare altrettante opere site-related, da acquisire nelle proprie collezioni permanenti. Al Museo Bodini abbiamo avuto il progetto di Mme Duplok “Per grazia ricevuta”, dove si rileva il ruolo determinante dei volontari.

Dalla biglietteria si entra nelle due sale espositive dedicate alle mostre temporanee. Dopo aver visitato la mostra si esce nuovamente nel cortile. Da qui si entra nella prima sala, la gipsoteca, dove troviamo il gesso del “Monumento ai sette di Gottinga” del 1998, grande complesso bronzeo posto nella Piazza del Parlamento di Hannover in

Germania. Floriano Bodini partecipa al concorso, unico straniero, per questo progetto e lo vince. L’avvenimento a cui si fa riferimento è un episodio storico di grande valore per la cultura tedesca, emblema della Libertà di pensiero: nel 1837 un gruppo di sette professori dell’Università di Gottinga protesta contro l’alterazione della costituzione del Regno di Hannover per mano del sovrano Ernesto Augusto, cui si rifiutano di prestare giuramento. Bodini, vista la documentazione iconografica non sufficientemente caratterizzante, sceglie di ritrarre i personaggi di questa vicenda con le sembianze di suoi contemporanei e amici. I gessi esposti sono i due dei fratelli Grimm, ritratti con le sembianze dello stesso Bodini e del fratello Arturo, e quello dello studente (la “memoria storica”) con quello del suo ex allievo e artista, nonché ex professore all’Accademia di Brera, Renato Galbusera.

A fianco troviamo il gesso del bozzetto del “Monumento ai caduti sul lavoro”, opera del 1995 in marmo che svetta a Carrara ai piedi delle cave, delle Alpi Apuane, dedicato proprio ai cavatori. Bodini a Carrara, città di cui ha ricevuto la cittadinanza onoraria, ha lavorato molto ed è stato Professore di scultura,Direttore e quindi Presidente all’Accademia di Belle Arti. Il monumento era stato richiesto proprio dall’associazione degli Invalidi che lamentavano la mancanza di un riconoscimento del loro operoso sacrificio.

Qui è temporaneamente esposto anche il bozzetto in gesso del Monumento a S. Agostino di Casciago, con relativa grafica: il monumento è stato recentemente restaurato, in occasione del XXX anniversario della sua inaugurazione.

Da qui si giunge alla biblioteca e si esce nel “Giardino delle sculture”, dove Bodini amava molto soffermarsi. Le opere qui collocate sono un esempio della produzione degli anni ’50: “Donna” (1956), “Giuliana”(1958) e “Uomo”(1958).

Salendo le scale troviamo “Studio per montagna” di Antonio Pedretti e una composizione di Ariel Auslander. Giunti al piano di sopra, nella seconda parte della Biblioteca, troviamo una pregiata collezione di bronzetti: Julio L. Hernandez, “Coniglio”; Medardo Rosso, “Bambino ebreo”; “Motivo da Michelangelo”;Joachim Schmettau, “Vescovo”; Paolo Troubetzkoy, “Cagna”; Leonardo Bistolfi,“Il Dolore”; Giuseppe Grandi “Testa” , “Il Maresciallo Nej” e “Cesare Beccaria”; Andrea Appiani “Rilievo per il Duomo di Monza”, Francesco Messina “Le tre grazie” e “Marilù”, Aligi Sassu “Rilievo”, Angelo Casati “testa”. Qui troviamo anche il bozzetto bronzeo del Paolo VI in marmo del Duomo di Milano, opera del 1989.

L’idea di fare del Museo una collezione viva, con opere di vari artisti, si riflette anche nel corridoio in cui due file di teste si specchiano in due linee parallele, dall’esterno all’interno: oltre al ritratto di Max (figlio di Giuseppe Guerreschi) di Bodini troviamo, all’interno: Joachim Schmettau “Testa con perle”;

Arturo Martini “Testa”; Giacomo Manzù “Papa Giovanni XXIII”; Bruno Calvani “Testa”; Francesco Messina, “Ritratto di Massimo Lelj”; all’esterno: Giuseppe Scalvini “Settimino”; Giovanni Paganin “testa di Ragazzo” (in realtà ritratto di Alain Toubas, compagno di Testori); Augusto Perez “Ritratto di Gianfranco Ferroni” (importante esponente del realismo Esistenziale).

Proseguendo troviamo, su una tavola lignea verticale, il bronzo del Crocifisso di Bodini del 1957. Troviamo poi la sala dei ritratti di famiglia “La madre”, “Il padre” e “Il fratello” in terracotta policroma, del 1957. Riguardo al “Ritratto del padre” in bronzo del 1965 ricordiamo ciò che scriveva Marco Valsecchi su Il Giorno nel 1966: “(…) nelle sculture di Bodini c’è sempre un’insistenza di nervi, di cartilagini, di ossa, quasi una lezione di anatomia dove senti il bisturi duro del risentimento che svuota ogni corpo dalle sue viscere e un poco il ribrezzo per questa operazione premeditata fino all’accentuazione volontaristica di ogni particolare”. Lo stesso si può dire riguardo al “Ritratto del fratello” del loggiato, opera dell’anno precedente (1964). Qui troviamo anche “Papa eVescovi”(Giovanni XXIII, i Cardinali Siri e Ottaviani, Montini, Alfrin e Bea, Wischinski e Lienart) e “La Guerra” del 1963, il “Ritratto di un Papa” del 1970, “Colomba” del 1973. Nella saletta laterale è esposta la grande tela di Piero Leddi, “La discussione degli intellettuali” del 1961. Nella sala precedente troviamo il medaglione della prima medaglia di Bodini, una “medaglia-scultura” del 1969 (Fronte Paolo VI e retro Cristo Benedicente). Gran parte dell’ampia produzione medaglistica dello scultore è rappresentata nelle teche. Alle pareti “Ecclesia Ambrosiana”, “Paolo VI” e “I frutti della terra” del 1984. Qui troviamo anche “Il Lavatoio” di Innocente Salvini, di cui si può ammirare il bellissimo Museo a poca distanza dal Museo Bodini.

Rientrando nell’edificio principale troviamo la sala dedicata al Realismo Esistenziale, con opere di Mino Ceretti, Gianfranco Ferroni, Giuseppe Bancheri, Tino Vaglieri.

BIOGRAFIA Floriano Bodini

Floriano Bodini nasce l’8 gennaio 1933 a Gemonio, provincia di Varese, da Antonio Bodini e Ada Mascioni, primo di tre fratelli. Il nonno materno, Virgilio Mascioni, della fabbrica degli organi, gli insegna le prime tecniche pittoriche. La famiglia si trasferisce a Milano nel 1936, città in cui Floriano frequenta le scuole elementari, per tornare poi in Valcuvia nel 1942 a causa dei bombardamenti. Nel 1946 muore il nonno Virgilio e Bodini torna a Milano per frequentare il Liceo Artistico. Importante tra i docenti lo scultore Vitaliano Marchini, che lo indirizzerà verso lo studio della scultura e al corso di Francesco Messina dell’Accademia di Brera, cui si iscrive nel 1950. Già dagli anni ’50 con

Guerreschi, Vaglieri, Romagnoni, Ceretti, Ferroni e Banchieri, anima e vive il gruppo milanese di giovani artisti definito da Marco Valsecchi “Realismo esistenziale”. La prima mostra personale è nel 1958 a Gallarate alla Galleria Amici delle Arti, con presentazione di Giuseppe Guerreschi.

Nel 1964 per edizioni Quaderni di Imago, esce la sua prima monografia, a firma di Luciano Bianciardi e Duilio Morosini.

L’insegnamento ha un’importanza fondamentale nel suo percorso: dapprima come assistente al Liceo Artistico e successivamente nel 1977all’Accademia di Brera con la cattedra di Tecnologia del Marmo; nel 1978 all’Accademia di

Carrara con la cattedra di Scultura, viene nominato poi Direttore della stessa Accademia sino al 1987, e infine nel

1991 Presidente. Lascia l’insegnamento a Carrara per assumere la Cattedra di Scultura al Politecnico di Architettura di Darmstadt. Il rapporto con la Germania prosegue e perdura nel tempo, a partire dalle mostre realizzate già a decorrere dal 1969, in istituzioni e musei tedeschi ad Amburgo, Hannover, Berlino, Oberhausen, Bonn, Anversa, oltre

alla mostra antologica presso la galleria Brigitte Maurer di Darmstadt e l’inaugurazione del grande monumento a “I Sette di Gottinga” nella piazza del Parlamento in Hannover, nel 1998.

Nel 1968, a Milano, la Galleria Gian Ferrari dedica una mostra all’opera “Ritratto di un Papa” conservata oggi ai Musei Vaticani. Nel 1973 Mario De Micheli firma il volume “Ritratto di un Papa”, ed Enzo Fabiani pubblica “Un diario spietato”catalogo generale dell’opera grafica di Bodini.

A partire dal 1970, dopo il legno e il bronzo, la sua ricerca si affina nell’uso del marmo, materiale essenziale per il ciclo delle grandi opere pubbliche, che inizierà negli anni ’80.

Lavora negli studi di Carrara, poi in quelli di Viggiù. Realizza in marmo il “Monumento a Virgilio”per la città di Brindisi, 1985; la “Fonte di Sant’Agostino” per Casciago (Varese), 1986; “Paolo VI per il Duomo di Milano, 1989; il Presbiterio del Duomo di Varese, 1991; il ritratto del Cardinal Ferrari” per il Duomo di Parma, 1994; il Presbiterio del Santuario della Santa Casa di Loreto, 1994; il “Monumento ai Caduti sul lavoro” per la città di Carrara, 1995; il Presbiterio del Santuario dell’Addolorata di Rho, 1995, il Presbiterio di San Pietro nelle Grotte Vaticane, Santa Brigida di Svezia e Crocefisso, Basilica di San Pietro in Vaticano, il Presbiterio della Basilica di Seregno, 1999; l’Altare nella Chiesa di San Giorgio Martire di Fontanafredda, l’Altare della Chiesa di San Lorenzo in Canonica di Cuveglio, 2000; l’Altare dell’Eucarestia della Nuova Aula Liturgica Padre Pio in San Giovanni Rotondo, 2001; il ritratto di Papa Paolo VI collocato nella Sala Nervi in Vaticano, 2003. In bronzo realizza il “Monumento a Paolo VI”, per il sacro Monte di Varese, 1986; il “Volo di colombe” nel 1997 per la nuova sede AGIP di San Donato Milanese; il monumento a “I Sette di Gottinga” per la città di Hannover, 1998, il Monumento a Stradivari per la Città di Cremona, 1999; la Porta Santa per la Basilica di S. Giovanni in Laterano a Roma, 2000; oltre a numerose sculture conservate in musei italiani e internazionali. Partecipa sin dagli esordi a mostre pubbliche di grande rilievo, a Milano, Roma, New York, Pittsburgh, Amburgo, Lisbona, Madrid, Colonia, Hannover, Buenos Aires.

Nel 1962 è invitato alla XXXI Biennale Internazionale d’Arte di Venezia dove presenta sette opere. Partecipa ancora su invito alla Biennale nel 1982. Nel 1965 e nuovamente nel 1972, partecipa alla IX Quadriennale di Roma, di cui verrà nominato Consigliere negli anni ’90.

È insignito, nel 1977, del Premio Presidente della Repubblica per la Scultura dall’Accademia di San Luca. Nel 1979 gli viene conferito il Premio Bolaffi; nel1997 gli il Premio per la Scultura Michelangelo Buonarroti, nel 1998, nell’ambito del Premio Suzzara il Premio alla Carriera “Dino Villani”. Nello stesso anno è inoltre nominato Maestro del Palio della Città di Asti.

Nel 1999, a cura del Comune di Gemonio, della Provincia di Varese, della Comunità Montana della Valcuvia, con intervento della Regione Lombardia a Gemonio, è stato inaugurato il Museo Civico “Floriano Bodini”, con una donazione di opere sue e di suoi contemporanei e un’ingente collezione di libri.

E’ del 2001 il Premio per la Scultura Michelangelo Buonarroti a Carrara, città che gli riconoscerà la cittadinanza onoraria con cerimonia ufficiale nella Sala del Consiglio Comunale. Nel 2002 si tiene alla Civica galleria d’Arte Contemporanea di Lissone una mostra personale e nello stesso anno, nell’ambito della XI Biennale Internazionale di

Scultura di Carrara, una mostra antologica. Nel 2003 gli viene conferito il Premio “Capri – San Michele per la scultura e nel novembre 2004 il Premio “circolo degli Artisti di Varese. Scompare in Milano il 2 luglio 2005. Il 2 Novembre 2007 Milano gli assegna l’onore del Famedio al Cimitero Monumentale.

INFO. Museo Civico Floriano BodiniVia Marsala, 11 21036 Gemonio (VA) info@museobodini.itwww.museobodini.it

CREDITS. Testo e foto: courtesy of Lara Treppiede, Direttore Museo Civico Floriano Bodini