AMBRA PAVESI: Le infinite sfaccettature dell’animo umano

L’artista Ambra Pavesi

PALERMO. “Sono nata a Palermo, dedico i miei studi interamente all’Arte frequentando il Liceo Artistico, l’Accademia di Belle Arti indirizzandomi al settore Scenografia, per approdare infine all’Università con la specialistica in Scienze dello Spettacolo e Produzione Multimediale. Quindi scenografa, ma anche pittrice e scultrice, amo sperimentare ed utilizzare le tecniche più svariate ed accostare i materiali più disparati.” Così si presenta Ambra Pavesi, eclettica e originale artista siciliana che ha gentilmente risposto alle nostre domande sul suo intrigante percorso creativo.

Da dove nasce l’ispirazione? Quali sono i soggetti che preferisci rappresentare?  

“La mia ispirazione la definirei duplice. Nasce da dentro, da un pensiero, da una tematica che ho metabolizzato e fatto mia. Il più delle volte esprime la continua lettura di sé in un costante scavare nei meandri e nelle infinite sfaccettature che costituiscono l’animo umano. A volte parte da uno stimolo esterno….un’immagine che mi colpisce, innesca una serie di sinapsi che mi porta a rielaborarla e stravolgerla completamente per esprimere un concetto o una riflessione che si è configurata nella mia mente. Di recente uno stimolo interessante è derivato da una collaborazione con uno scrittore, Renzo Conti, che mi ha proposto la trasposizione su tela di un personaggio molto intrigante e controverso del suo romanzo “Il Volto delle Streghe”, ne è scaturita una ricerca interpretativa e di sintesi che mi ha dato parecchie soddisfazioni.

Ciò che mi permette di esprimere al meglio la mia introspezione, sia che parta da dentro sia che lo stimolo arrivi dall’osservazione di ciò che mi circonda, è la figura del nudo femminile. Ciò che dipingo è in fondo un mettere a nudo sensazioni, pensieri, emozioni, idee, molto intime di me stessa, in un’idealizzazione della figura femminile che è una sorta di alter ego, non esattamente somigliante, che da compito all’intensità figurativa del nudo di esprimere sia la forza che la vulnerabilità emotiva”.

Quando hai iniziato a dipingere? Come si è evoluto il tuo stile?

“Come dicevo, ho seguito un percorso di studi artistico, dal liceo artistico fino all’Accademia di belle Arti, potrei dire di aver cominciato a dipingere lì, ma penso che si cominci realmente a dipingere con una maggiore consapevolezza artistica dal momento in cui si decide di seguire un percorso di ricerca, sia stilistica che concettuale, che fa tesoro del bagaglio culturale e lo rielabora in maniera personale. Questo percorso, sulla base di questa riflessione, parte dal 2016, anno in cui faccio tabula rasa di tutto ciò che ho realizzato fino a quel momento e riparto da un’idea stilistica con la realizzazione di una serie di quadri che raffigurano il mondo animale, in cui lascio solo il bianco e il nero sotto forma di macchie e schizzi. Del 2017 comincio, quasi senza sosta, a partecipare ad eventi d’arte e collettive. Da questa intensa attività scaturisce un primo step di evoluzione della mia ricerca nel quale tornano i colori, pochi e selezionati, sempre sotto forma di schizzi e colature, ma soprattutto torna la linea di contorno. Una linea di contorno che assume un ruolo concettuale fondamentale. Essa è confine di uno spazio che in realtà va oltrepassato, come vanno oltrepassati i propri limiti, per accrescere sempre la propria persona sia professionalmente che emotivamente. Ad oltrepassare questo confine è sulla mia tela il colore. Ecco spiegato il perché di una scelta ben precisa, che non utilizza campiture realizzare a pennello ma sceglie di utilizzare un colore acrilico acquerellato, spostato sulla tela dalle mie mani, che cerco di direzionare e guidare come metaforicamente nella vita si cerca di guidare gli eventi, attraverso il nostro agire e le nostre scelte. La mia continua ricerca mi porta ad avvicinarmi alla fluid Art che in una fase di studio mi porta a realizzare alcune opere astratte e informali ma che, per mio sentire artistico, riporto successivamente nel figurativo. Ecco che le due tecniche si accostano, il colore tenue dell’acrilico acquerellato coabita con quello fluidificato, più corposo e incisivo nelle tonalità cromatiche, entrambe caratterizzare da una componente di imprevedibilità e dalla necessità di guidare e gestire il colore verso la propria visione dell’opera. L’atto del dipingere è dunque metafora della vita, costituita quest’ultima da avvenimenti imprevedibili e da scelte che cercano di indirizzare gli eventi verso il raggiungimento dei propri obiettivi. Sono costantemente in fase di ricerca e credo, anzi ne sono certa, che le mie evoluzioni non finiranno qui”.

Quali messaggi intendi trasmettere con i tuoi lavori?

Nelle mie opere mi piace concentrare diverse sfaccettature di una tematica o di un concetto. Quello che mi auguro delle mie opere è che facciano scattare qualcosa nell’osservatore….che non necessariamente deve essere un’emozione ma anche un’idea, un pensiero, una riflessione. Comunicare, che è da sempre scopo di arte e artisti, significa toccare non soltanto la parte emotiva dell’altro ma anche quella razionale. Ecco perché mi piace costruire le mie opere in modo complesso, per livelli di comprensione e gradevolezza, riunendo un insieme di simboli e suggestioni che, legati compositivamente, possano dare spunti diversi di interpretazione, da persona a persona, rispetto a ciò che ho voluto intendere io. Le mie opere non sono immediate, ne arriva di impatto la gradevolezza ma per essere comprese a fondo devono essere lette attentamente. Mi diverte molto chiedere e scoprire le molteplici sfaccettature che riesco a trasmettere, toccando inaspettatamente sfere emotive che fanno vibrare persone anche molto diverse da me per età o esperienze di vita”.

Pensi che l’Arte, in questo difficile momento storico, possa essere d’aiuto e sostegno alle persone?

“L’Arte è un potentissimo strumento terapico, per chi la fa e per chi la osserva, qualsiasi constatazione, osservazione, riflessione o emozione nuova scaturisca dall’osservazione di un’opera d’Arte è crescita e scoperta di se stessi. Io credo che proprio in questo momento possa essere un conforto e una distrazione sana, che possa aiutare a riequilibrarci emotivamente. Percepire sensazioni positive attraverso l’osservazione di un’opera d’arte di certo non ci fa dimenticare i mali del mondo, o i nostri problemi, ma aiuta a compensare quella parte di noi che è in uno stato di afflizione e per un attimo riesce a prendere fiato per poi gestire tutto meglio. Anche percepire o essere attratti da un’opera che esprime sensazioni negative, rivela ciò di cui abbiamo bisogno in quel momento, e può diventare un mezzo attraverso il quale buttare fuori quelle sensazioni che invece teniamo dentro e che ci logorano. Attraverso l’arte si può imparare a guardare tutto da una prospettiva diversa e sotto una luce diversa, anche e soprattutto noi stessi”.

AUTORE: SIMONE FAPPANNI (Riproduzione del testo riservata)

CREDITS: foto opere, courtesy of Ambra Pavesi