RIVOLI. Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea annuncia, tramite un apposito comunicato, la donazione da parte di Andrea Zegna, collezionista e Amico Benefattore, di tre importanti opere che vanno ad arricchire la Collezione permanente del Museo. Ne diamo spazio volentieri dato il lodevole gesto.
La donazione…
Andrea Zegna dona al Museo le opere Still Water (The River Thames, for Example) (Acqua quieta – Il Tamigi, per esempio, 1999) e Untitled #3 (Mature Gannet) (Senza titolo n.3 – Sula maturo, 1999) di Roni Horn e Ventomatic (1982) di Bertrand Lavier.
Roni Horn (New York, 1955) è un’artista americana che usa la scrittura, la fotografia e la scultura per indagare, attraverso un approccio minimale e poetico, elementi ambientali quali il clima e l’acqua. Intenzionalmente aperte a più interpretazioni, le sue opere indagano i sottili processi che portano alla costruzione del senso attraverso i principi della relazione, della differenza, della ripetizione e della somiglianza. Still Water (The River Thames, for Example) (Acqua quieta – Il Tamigi, per esempio, 1999) è una serie di opere che nasce da un soggiorno in Inghilterra, in risposta all’incontro con le acque del Tamigi, criptiche come un linguaggio oscuro e capaci di contenere un vortice di significati. Horn ha scattato molteplici fotografie concentrandosi su una porzione del fiume che scorre nel centro di Londra, arrivando a catturare aspetti dell’acqua difficilmente visibili a occhio nudo. Il flusso di pensieri scaturito dalla frequentazione con il fiume è l’oggetto delle note poste a commento di determinati punti di ciascuna immagine. Untitled #3 (Mature Gannet) (Senza titolo n.3 – Sula maturo, 1999) è formato da una coppia di fotografie a colori che ritraggono il dettaglio posteriore della testa di un grande uccello marino, tipico del nord della Scozia. Come in altre opere di Horn, le due immagini si presentano come apparentemente simili eppure diverse, secondo un processo di riconoscimento che coinvolge chi guarda in un’esperienza legata al luogo e al tempo.
Mettendo in questione i criteri che separano la sfera artistica dalla vita quotidiana, Bertrand Lavier (Châtillon-sur-Seine, Francia, 1949) è tra i più importanti artisti internazionali emersi nel corso degli anni Ottanta del secolo scorso. È particolarmente noto per aver ridefinito oggetti e arredi quotidiani con la loro ricopertura a pittura acrilica, cancellando pertanto la distinzione tra la natura della pittura – il dipinto – e la natura delle cose – la realtà. Ventomatic (1982) appartiene a questa tipologia di opere. Il risultato è quello di conseguire una sorta di osmosi tra la pittura fluida e il solido sul quale essa viene stesa.
Queste tre opere, donate all’inizio del 2021, vanno ad aggiungersi alle altre sei opere che dal 2002 il collezionista periodicamente ha destinato al Museo.
Le precedenti donazioni
Nel 2020 Zegna ha donato al Castello di Rivoli le opere Cartoline (1990-1991) di Stefano Arienti, Senza titolo (Mappamondo nero con bollini, 2003) di Roberto Cuoghi e Alma (1994-1995) di Mimmo Paladino.
Cartoline (1990-1991) di Stefano Arienti appartiene a una ricerca nella quale l’artista incide su lastre di polistirolo dettagli di immagini riconducibili a opere d’arte, monumenti, paesaggi, utilizzando al tempo stesso cartoline o biglietti augurali.
Senza titolo (Mappamondo nero con bollini, 2003) di Roberto Cuoghi, ha origine dallo una carta geografica del globo tracciata a memoria, con l’est disposto verso l’alto i cui contorni fumosi e le corrosioni contribuiscono a rendere l’opera una sorta di psico-geografia che contraddice l’idea di mappa quale strumento utile all’orientamento.
Alma (1994-1995) di Mimmo Paladino è un’opera della metà degli anni Novanta, in cui l’artista inserisce sulla superfice di sfondo della tela, dipinta con una duplice campitura di due verdi differenti, un inserto obliquo di pittura rossa, quasi un quadro nel quadro che sembra suggerire una possibilità di penetrazione all’interno della tela stessa.
Nel 2019 Zegna acquista per le collezioni del Museo l’opera Movimento (1971) di Emilio Prini, che va ad arricchire l’importante nucleo di opere storiche di Arte Povera. Anche conosciuta come “Motorinmoto”, l’opera propone un titolo interpretabile come gioco di parole riferibile sia a qualcosa che si muove sia a una protesta a carattere politico. Ottenuta attraverso la tecnica fotografica della doppia esposizione, Prini produce un’immagine che si rivolge anche all’udito nella quale veicola l’idea di una vibrazione che si propaga nell’ambiente, sfalsando i contorni degli oggetti e delle figure circostanti. Misteriosamente, solo una persona tra quelle ritratte sembra immune alla vibrazione.
In occasione della mostra L’emozione dei COLORI nell’arte, presentata al Castello di Rivoli e alla GAM-Torino nel 2017, Zegna ha acquistato per il Castello di Rivoli l’opera WHAT’S THE DAMAGE (QUAL È IL DANNO, 2017) di Heather Phillipson, appositamente realizzata dall’artista per la mostra. L’artista prende soggetto il sangue mestruale, tema intenzionalmente scomodo. L’opera si presenta come un ambiente connotato da grandi tendaggi stampati, da un tappeto posato a terra e da un video. I visitatori si trovano coinvolti in un’esperienza visiva, tattile e sonora, i cui riferimenti spaziano dalla politica al femminismo, dall’emergenza ambientale alla fantascienza.
Risale invece al 2002 la donazione dell’opera Niente pianti in pubblico – antibiotici (1998) di Margherita Manzelli, che ha contribuito a rafforzare il nucleo di lavori di artisti italiani tempestivamente acquisiti per la collezione del Museo. Giovani ma fortemente segnate dal tempo, le donne dipinte da Margherita Manzelli sono figure che intenzionalmente espongono fragilità esteriori e tormenti interiori, attraverso una pittura tesa a indagare stati emotivi e situazioni esistenziali.
Le attività del Castello di Rivoli sono realizzate primariamente grazie al contributo della Regione Piemonte.
FONTE. Roni Horn, Still Water (The River Thames, for Example), 1999, Credit: press kit Uf. stampa Castello Rivoli Museo A.C. Testo e foto sono inseriti al solo testo di presentare l’evento