
CREMONA. Proseguono le esposizioni d’arte alla Caffetteria del Museo Ala Ponzone di Cremona. Nel locale di Via Ugolani Dati si possono ammirare, dal 9 marzo al 10 aprile, i dipinti di Luciano Residori.
Nato a Verona dove vive, frequenta quindi vari corsi per approfondire le sue tecniche ed acquisirne di nuove: accede ai corsi dell’Accademia Cignaroli e all’Università Popolare di Sona. Ottiene significativi riconoscimenti e premi, come “L’arte racconta i quartieri” alla Gran Guardia di Verona, premio “Artevilla” di Villafranca (VR) e “Maggio artistico” di Bardolino (VR).
«Carpe diem», cogli l’attimo. In questo celebre adagio oraziano si coglie la pienezza introspettiva dei dipinti di Luciano Residori, che fissa istanti ed emozioni sulla tela con una sincera partecipazione empatica capace di coinvolgere immediatamente l’osservatore.
Nel suoi quadri, infatti, si osservano paesaggi e figure che nascono da una cristallina capacità evocativa che nasce dal desiderio, incessante, di trasporre sulla tela un vissuto in cui l’osservazione del reale diventa materia tattile di un ordito meta-narrativo che si carica di una sottile quanto coinvolgente venatura poetica. Quella di Residori è, infatti, una pittura che guarda agli elementi costitutivi dell’esistenza, e in primis all’acqua, per raccontare, mediante colori e forme, ciò che spesso ci sfugge a causa dei ritmi, frenetici e incessanti, che la routine quotidiana spesso c’impone.
Ecco allora che l’artista veneto ci conduce, quasi per mano, alla scoperta di luoghi dove la contemplazione e il silenzio diventano essenziali, momento per fermarsi a riflettere su se stessi a partire dalla natura, umana e vegetale, che Luciano dipinge senza pentimenti mediante acuti tagli prospettici. Il mare, il lago, città dal fascino infinito come Chioggia, barche che beccheggiano cullate dalle onde, ma anche vigneti e scenari ammantati dalle tinte delle stagioni che si alternano secondo tempi e modi che ciclicamente ritornano, sono al centro della ricerca di Residori.
Ecco allora che bene si comprendono quei particolari tagli di luce che accendono la composizione e guardano verso un orizzonte che non è soltanto fisico, ma anche e forse più immaginario, lasciando così il fruitore libero di addentrarsi anche nei meandri più riposti del pigmento.
(Simone Fappanni)