
MILANO. Si apre con un dirigibile solcato da immagini d’epoca, quella che giusto un secolo fa portava un cambiamento radicale alla storia dell’arte e del costume. Stiamo parlando della mostra-evento a Palazzo Reale dedicata ai fasto dell’Art Déco che cade a un secolo esatto dall’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes , Lo “Stile 1925” che segna, comesottolineato nel sottotitolo della rassegna, il “triono della modernità”, che abbraccia la creatività in tutti i settori.
Infatti nei circa 250 pezzi in espoisizone non ci sono solo dipinti, grafiche e sculture, ma anche vetri, porcellane, maioliche, preziosi complementi d’arredo e tanto altro, persino abiti o lussuosi complementi che rimandano agli ambienti lussuosi di hotel, stazioni e mezzi di trasporto di lusso, come aerei e transatlantici.
Riprendiamo quanto afferma l’assessore Tommaso, “la mostra rappresenta un momento di straordinario approfondimento culturale, in cui si intrecciano arte, società e storia. Attraverso un percorso espositivo ricco e articolato, viene restituita al pubblico non solo la magnificenza estetica di un’epoca che ha saputo ridefinire il concetto stesso di modernità, ma anche il suo valore simbolico, quale sintesi perfetta tra tradizione artigianale e innovazione tecnologica“

“Art Déco. Il trionfo della modernità” non solo propone una specifica attenzione alle preziose manifatture che definirono – in particolar modo in Francia e in Italia – la cifra stilistica della ‘modernità’ degli anni Venti, ma vuole anche aprire una finestra più ampia su quel periodo storico assolutamente affascinante, evocando sullo sfondo tratti della società europea: i luoghi e i modi di vivere, la moda, l’architettura, il progresso tecnologico e il proto-design, senza dimenticare le incertezze e le continue tensioni economiche e sociali che caratterizzarono questo fragile decennio dopo la fine del conflitto mondiale.
Anche l’allestimento, arricchito da frame cinematografici, riproduzioni di manifesti e riviste, fotografie storiche e installazioni multimediali curate da Storyville – restituisce il clima e le atmosfere di un’epoca irripetibile e affascinante, quella dell’Europa degli anni Venti del Novecento: un mondo sospeso tra due guerre, ricco di novità creative e culto del lusso.
LUSSO, ENERGIA E PROGRESSO, MA ANCHE FRAGILITÀ E CONTRASTO.
Dal 1920 al 1930 la società europea vive in un limbo effimero, in una parentesi di gioia travolgente, dove le avanguardie artistiche si intrecciano con forme di splendore e di glamour sempre più ricche. Le città di Parigi, Londra, Milano, Monaco, Vienna, Praga e Berlino diventano il palcoscenico di un’eleganza cinica e scintillante, dove ogni angolo riflette un’atmosfera unica, sospesa tra il desiderio di rinnovamento e il tentativo di superare i ricordi degli orrori della Prima Guerra Mondiale. L’alta società, infatti, spinta dal desiderio di lasciarsi alle spalle quel periodo appena passato, insegue in questa manciata di anni un sogno fatto di charme, opulenza, mondanità e spettacolarità. Le residenze alto borghesi e i palazzi si trasformano in palcoscenici di bellezza e di stile di vita, salotti e ville urbane sono colmi di oggetti di raffinata eleganza da esibire come simbolo di un lusso impareggiabile.

Il gusto déco connota particolari ambienti non solo di uso privato, ma caratterizza lo stile di ambienti ad uso collettivo, come le stazioni ferroviarie, i teatri, le sale cinematografiche e moltissimi palazzi pubblici.
Un formulario stilistico dai tratti chiaramente riconoscibili, che ha influenzato a livelli diversi tutta la produzione di arti decorative e industriali degli anni Venti, ma anche la cartellonistica pubblicitaria, la scultura e la pittura dalle funzioni prettamente decorative, la moda, la produzione automobilistica e il cinema.
L’epoca degli anni Venti e dei primi anni Trenta è però anche l’epoca dell’energia pura : un brivido di progresso che si concretizza nelle prime autostrade italiane, nei treni veloci, nei grattacieli e nelle architetture futuristiche che segnano un cambiamento radicale nel panorama urbano. È questo il momento delle prime trasmissioni radiofoniche, delle navi transatlantiche, dei dirigibili, degli aerei che riducono le distanze e della nascita di Hollywood, che darà vita a un nuovo immaginario collettivo.
Il mondo vive un periodo di rapido progresso tecnologico che trasforma la società. I cartelloni pubblicitari, protagonisti nelle città, utilizzano colori vivaci e slogan dinamici per promuovere prodotti e plasmare nuovi stili di vita. La pubblicità si intreccia con la nascita dei grandi magazzini, templi della modernità urbana, come La Rinascente a Milano, che offrono merci di ogni tipo in spazi eleganti e illuminati, trasformando l’acquisto in un’esperienza sociale.
Parallelamente, l’elettrificazione e l’industrializzazione rivoluzionano la vita quotidiana con la diffusione di tram, radio e fabbriche dotate di catene di montaggio.
Dieci anni di ‘sogno’ tutto europeo, nel quale si innestano creazioni italiane, cui la mostra sceglie di dedicare particolare attenzione, così come attenzione e incondizionata stima ebbero – nell’Esposizione Internazionale di Parigi del 1925 dedicata all’Art Déco – i progetti presentati dagli artisti italiani. Nelle sale si susseguono le davvero eccezionali invenzioni per la Richard- Ginori di Gio Ponti, ma anche le opere ideate da Tomaso Buzzi, Paolo Venini, Galileo Chini, dell’artista del vetro Vittorio Zecchin, del maestro ebanista Ettore Zaccari, dell’orafo Alfredo Ravasco e molti altri protagonisti della scena italiana che espongono con successo nelle Biennali Internazionali di arti decorative moderne nella villa Reale di Monza negli anni 1923, 1925, 1927 e 1930, che danno vita nel 1933 alla Triennale di Milano. Una generazione di artisti, artigiani, architetti e designer che ha sancito indiscutibilmente la nascita del design italiano. Un focus in mostra è dedicato anche al mondo della moda – uno degli elementi specifici del gusto déco e delle nuove tendenze dello stile. A Venezia, la prima sfilata di moda all’Excelsior segna l’inizio di una nuova era per l’haute couture, mentre i riflettori iniziano a brillare sui grandi nomi della moda e delle arti visive.
La donna degli anni Venti ha una silhouette tendente all’asciutto, al magro, dai caratteri androgini, scattante, nervosa: liberata dai corsetti può condurre una vita dinamica e praticare sport. A dettare i canoni della bellezza sono le dive del cinema muto: indipendenza, anticonformismo e capricciosa volubilità.
Grazie ai prestiti che arrivano in mostra dalle collezioni di Palazzo Morando | Costume, Moda Immagine di Milano, è possibile osservare da vicino alcuni abiti da sera e accessori ‘alla moda’ che hanno contribuito a costruire l’allure di un’intera epoca. Una metamorfosi costante e vistosa che i couturier scrivevano sul corpo delle donne in nome di libertà, eleganza ed emancipazione.
Tuttavia, il fervore per la modernità coesiste con profonde contraddizioni: le città prosperano, ma molte aree rurali restano arretrate, e il consumismo crescente maschera tensioni economiche e sociali che avrebbero segnato la fine del decennio. Questa esuberanza, infatti, non è priva di ombre: il progresso, il lusso e la bellezza che dominano la scena sono anche segno di un’epoca che non sembra consapevole della propria fragilità. La borghesia vive in un’escalation di eccesso, velocità e desiderio di stupire, mentre l’Europa sta per entrare nel periodo oscuro segnato dall’ascesa delle dittature.
La mostra “Art Déco. Il trionfo della modernità” racconta non solo un’epoca di rinnovamento e vitalità, ma anche quella stessa corsa verso il futuro che ignora le inquietudini politiche e sociali che sarebbero esplose di lì a poco, cambiando per sempre il volto dell’Europa. Attraverso il linguaggio della multimedialità l’allestimento intende far vivere al visitatore l’esperienza di un’epoca di straordinaria bellezza, ma anche di inquietante incertezza e che ha profondamente unito arte, design, storia e tecnologia.
I PRESTITI E LE COLLABORAZIONI.
Fondamentale per la mostra è stata la collaborazione con realtà museali italiane e collezioni private. È infatti veramente significativa la presenza di testimonianze di Art Déco nei musei italiani tematici come il Museo Ginori a Sesto Fiorentino (che partecipa all’esposizione con 20 opere di Gio Ponti, tra le quali il “Centrotavola per il Ministero degli Esteri” composto da 43 elementi e il monumentale vaso “La casa degli efebi operosi e neghittosi”, un pezzo unico esposto a Parigi nel 1925), il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, la Wolfsoniana di Genova e la Fondazione Vittoriale degli Italiani di Gardone sul lago di Garda, che hanno permesso l’arrivo a Palazzo Reale di prestiti fondamentali per la costruzione di una corretta narrazione della mostra, così come lo sono stati i prestiti provenienti dal Musée des Années Trente di Boulougne-Billancourt (Parigi).
Altrettanto imprescindibile per il progetto espositivo è stata la collaborazione con i musei milanesi, che hanno affiancato i grandi prestiti dei musei italiani tematici fin da subito nella struttura del percorso. Fondamentale in particolare la collaborazione con i Musei del Castello Sforzesco che hanno concesso eccezionalmente il prestito di entrambe le Ciste di Gio Ponti delle proprie collezioni, oltre a quattro opere di Alfredo Ravasco, ma anche il contributo in prestiti del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, del Museo Poldi Pezzoli, Palazzo Morando | Costume, Moda Immagine e del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano con Villa Necchi Campiglio.
Nell’ambito della valorizzazione delle testimonianze Art Déco sul territorio milanese Palazzo Reale rafforza la collaborazione con la Fondazione FS Italiane ospitando il progetto espositivo “Il Padiglione Reale della stazione Centrale di Milano. Un capolavoro Art Déco” che, attraverso un’ampia selezione di fotografie, documenti, disegni e arredi conservati negli Archivi della Fondazione FS Italiane, nell’Archivio di Rete Ferroviaria Italiana (Milano) e nel Civico Archivio Fotografico del Comune di Milano, racconta la storia del Padiglione Reale in Stazione Centrale e documenta come l’Art Déco sia rintracciabile anche nell’architettura ferroviaria italiana attraverso un connubio tra la spinta vitalistica della modernità e la tradizione: una sorta di contaminazione tra la valorizzazione della cultura formale e tecnica
italiana e l’elaborazione dei nuovi modelli stilistici. In occasione della mostra sarà pubblicato da Dario Cimorelli editore il volume omonimo che racconta la storia del Padiglione reale e del suo indissolubile legame con il Palazzo Reale.
Il Padiglione Reale, inoltre, sarà punto di partenza anche per una serie di tour guidati in città
– a piedi e in bicicletta – organizzati da 24 ORE Cultura in collaborazione con Fondazione FS Italiane e Palazzo Reale alla scoperta di edifici, interni e dettagli architettonici déco che hanno segnato un’epoca.
Infine, il Museo delle Arti Decorative del Castello Sforzesco ospiterà per tutta la durata della mostra una selezione di porcellane di Gio Ponti provenienti dal Museo Ginori di Sesto Fiorentino, che testimoniano la ricchezza e l’importanza delle sue collezioni, temporaneamente inaccessibili al pubblico.
Il catalogo della mostra “Art Déco. Il trionfo della modernità”, edito da 24 ORE Cultura, è disponibile presso il bookshop della mostra, in tutte le librerie e online.