ARTE ANTICA E MERCATO IN TEMPO DI PANDEMIA: INTERVISTA A MARCELLO MOSSINI

Marcello Mossini nella sua Galleria

MANTOVA. Come si sta muovendo il mercato dell’arte antica in questo delicato momento legato alla pandemia? Abbiamo rivolto questa domanda a Marcello Mossini, che in quel di Mantova prosegue la tradizione di famiglia nella storica Galleria Mossini (https://www.galleriamossini.it/), a due passi da Palazzo Ducale, e che da più di quarant’anni è attiva nel campo del mercato dell’arte.

Specializzata in particolar modo in pittura antica e oggetti d’arte, ne promuove lo studio e la conoscenza mettendosi a disposizione tramite prestiti per mostre ed esposizioni. Naturalmente, oltre all’aspetto commerciale, la galleria offre servizi di stime, perizie e consulenze in affiancamento a privati così come a notai, avvocati e consulenti tecnici d’ufficio.

Inoltre, Marcello è perito della Camera di Commercio di Mantova, membro dell’Associazione Antiquari d’Italia e ricopre il ruolo di consulente per il dipartimento di arte antica della casa d’aste milanese Art-Rite.

«Credo che il mercato – spiega Mossini – in realtà non abbia mai smesso di muoversi se non nella prima metà del 2020 quando lo shock dovuto alla situazione completamente nuova ed alle restrizioni hanno messo in secondo piano il commercio, così come i consumi in generale.

Le sensazioni tuttavia sono ad oggi positive, il mercato dell’arte si è ripreso bene e velocemente. Penso all’anno spartiacque del 2008, l’onda lunga della crisi economica è stata ben più lunga e le ripercussioni si sono sentite per tutta la metà degli anni 2010. Al confronto la ripresa post restrizioni è stata repentina e tangibile».

Quali opere apprezzano maggiormente i collezionisti d’arte antica?

«Le risposte credo possano essere molteplici, parlo guardando alla pittura antica: mentre tempo addietro si puntava sulla piacevolezza del soggetto e a possedere a tutti i costi il nome di rilievo, oggi il collezionista raffinato guarda soprattutto alla qualità pittorica ed allo stato conservativo del bene, parametri che una volta erano presi meno in considerazione.

Riguardo alle tipologie di opere d’arte, a livello internazionale il collezionismo da alcuni anni pone l’enfasi sul mercato della scultura ed in particolare sulle opere in terracotta, per molti anni considerate meno importanti delle loro controparti in marmo e bronzo ed oggi nuovamente nobilitate dal collezionismo di alto livello»

Uno scorcio della Galleria Mossini, courtesy of Marcello Mossini

Secondo te, quando un oggetto d’antan diventa opera d’arte?

«Sebbene la storia del Novecento ci insegna che tutto può essere considerato opera d’arte è bene fare una distinzione tra ciò che nasce come opera in senso detto e ciò che lo diventa nel tempo. Dipinti, arredi e sculture nascevano spesso, nei secoli passati, su commissione perciò i collezionisti dell’epoca ben sapevano della qualità e delle virtù dei beni che acquistavano o donavano.

Le provenienze di prestigio giocano un ruolo importante nella storia di un oggetto, nobilitandolo e dandogli importanza… Ci sono invece altri tipi di beni che nascono come complementi di arredo e nel tempo la loro fama e la loro caratterizzazione li elevano a oggetti di culto, penso ad un vaso di Ginori o ad un arredo di Fornasetti, di design e decoro talmente orecchiabili da fare sì che nel corso degli anni diventino iconici e ricercati come moderno antiquariato».

Come i social possono – o non possono – favorire lo studio dell’arte antica?

«La comunicabilità e l’immediatezza di alcuni social favoriscono sicuramente la curiosità e permettono di avvicinarsi al mondo dell’arte, anche da parte degli utenti che se ne sono sempre sentiti lontani. Lo studio tuttavia deve continuare a essere fatto documentandosi a livelli di profondità che i social network non possono offrire.

Visitare un museo e ammirare le opere dal vero rimane la scelta migliore per imparare a conoscerle, se tuttavia ci siamo spinti a visitare quel museo tramite la curiosità che la nostra esperienza online ci ha suscitato, allora potremmo dire che i social sono stati utili allo scopo.

La grande sfida che musei, enti ed istituzioni devono porsi ora è chiamare nuovamente a raccolta il loro pubblico e specialmente i più giovani, ed in questo i social possono essere un’arma vincente, se usati nella maniera giusta».

AUTORE: SIMONE FAPPANNI

NOTA. Si ringrazia Marcello Mossini per l’intervista e per le fotografie. Riproduzione del testo e delle immagini riservati.