ROMA. Con Faster Than An Erection l’artista e dominatrix inglese Reba Maybury introduce per la prima volta nel contesto istituzionale di un museo, quello del Macro (fino al 12 settembre) la sua indagine sul significato e il ruolo della trasgressione e della perversione, affidando la creazione del lavoro a un Suo sottomesso del luogo. Per plasmare «il desiderio degli uomini […] e ottenere il risultato voluto» Maybury deve «lavorare più rapidamente delle loro erezioni».
Nella sua pratica artistica, la scrittura e il suo ruolo di dominatrix attivista (a volte sotto lo pseudonimo di Mistress Rebecca) si influenzano a vicenda per “penetrare” l’autorità maschile, il suo potere, i meccanismi di dominio e desiderio, e ribaltarli, spingendo i termini della forza femminile al di là delle fantasie degli uomini. Per l’artista il «il sadomasochismo è ovunque e non solo nella gabbia sotterranea e poco illuminata del nostro immaginario collettivo».
Con Faster Than An Erection l’artista e dominatrix inglese Reba Maybury introduce per la prima volta nel contesto istituzionale di un museo, quello del Macro (fino al 12 settembre) la sua indagine sul significato e il ruolo della trasgressione e della perversione, affidando la creazione del lavoro a un Suo sottomesso del luogo. Per plasmare «il desiderio degli uomini […] e ottenere il risultato voluto» Maybury deve «lavorare più rapidamente delle loro erezioni». Nella sua pratica artistica, la scrittura e il suo ruolo di dominatrix attivista (a volte sotto lo pseudonimo di Mistress Rebecca) si influenzano a vicenda per “penetrare” l’autorità maschile, il suo potere, i meccanismi di dominio e desiderio, e ribaltarli, spingendo i termini della forza femminile al di là delle fantasie degli uomini. Per l’artista il «il sadomasochismo è ovunque e non solo nella gabbia sotterranea e poco illuminata del nostro immaginario collettivo».
Maybury ha deciso di chiudere la sala espositiva con una tenda, dietro la quale, seguendo le sue direttive, il sottomesso ha creato l’opera: resa visibile da delle luci blu, essa è composta dalle tracce lasciate sul pavimento dal corpo dell’uomo. Nel varcare la tenda, il visitatore compie una scelta, quella di entrare in questo mondo alla rovescia e acconsentire a farne parte.
Introducendo all’interno di un’istituzione pubblica l’interazione tra la dominatrix e il suo sottomesso, Maybury approfondisce le dinamiche che riguardano da un lato l’occultamento della perversione, e dall’altro la stigmatizzazione del “sex work”. I visitatori sono invitati a riflettere su come il “sex work” non possa essere confinato al mondo del kink – fatto di feticci o di vergogna –, oppure ridotto a un prodotto pronto per essere consumato o osservato con sensazionalismo e distacco. Si tratta piuttosto di un mondo popolato da persone dotate da autorità e personalità ben definite.
In tutto il lavoro dell’artista, il sottomesso è al contempo performer e lavoratore, ma per il visitatore è invisibile. Quella che si vede è invece l’opera di Reba Maybury, che diventa essa stessa merce di consumo. Gli indizi lasciati dal sottomesso sono concepiti dall’artista come prova dell’esistenza di quello che solitamente è il non detto: che sono per lo più gli uomini a pagare in cambio di atti sessuali e sono protetti dall’anonimato, mentre le sex worker portano lo stigma per entrambi. Maybury mette sotto i riflettori il potere anonimo del consumatore maschio, declassando il cliente a lavoratore subordinato e facendo così diventare le sue tracce una proprietà della sex worker.
La pratica dell’artista indaga gli squilibri quotidiani di potere e della distribuzione del lavoro all’interno dei binarismi di genere. Da come abitiamo lo spazio ai vestiti che indossiamo, dall’ufficio alla camera da letto, dal tono e dal volume delle nostre voci ai modi in cui i nostri corpi si muovono e occupano il mondo. Secondo Maybury, il sesso è al centro di tutto. Il suo lavoro è volto a rimediare a questi squilibri e a rifondare queste dinamiche. Inoltre, il piacere femminile e il significato di ciò che vuol dire essere libera in quanto donna hanno un ruolo centrale nella Sua esplorazione del sesso nella società.
Oltre a essere introdotta da una poesia scritta dall* poet* e scritt* Cassandra Troyan, la mostra è accompagnata da una pubblicazione che include il primo capitolo del prossimo libro di Maybury, Faster Than An Erection, quattro poesie di Troyan, una selezione delle clausolecontrattuali tra l’artista e gli uomini che desiderano sottomettersi a Mistress Rebecca, oltre alle riproduzioni di una serie di opere concepite da Maybury e create dai Suoi sottomessi.
Reba Maybury (Londra, 1990) è una scrittrice, ricercatrice e dominatrix attivista che a volte lavora anche sotto lo pseudonimo di Mistress Rebecca. Nel 2015 ha fondato Wet Satin Press, una casa editrice che esplora forme eccentriche di sessualità degli ambienti del potere maschile. “ Dining with Humpty Dumpty” è il suo primo racconto, pubblicato nel 2017. Maybury tiene un corso sul pensiero sovversivo alla Central Saint Martins. Il suo programma radiofonico “Mistress Rebecca’s World” è trasmesso da NTS. Il suo lavoro è stato presentato presso Karma International, Los Angeles; Bridget Donahue, New York; Gavin Brown’s enterprise, New York; Schloss, Oslo; Balice Hertling, Parigi; Museum of Modern Art, Varsavia; White Columns, New York; P.P.O.W, New York; Institute of Contemporary Arts, Londra; Luma Westbau, Zurigo; Goldsmiths CCA, Londra; Kunsthal Charlottenborg, Copenhagen e LC Queisser, Tbilisi. La sua ultima mostra ha aperto nel mese di aprile 2021 presso The House for Art and Design, Holstelbro, Danimarca.
La mostra è promossa da ROMA Culture (culture.roma.it) e fa parte del programma Estate Romana 2021.
FONTE. Press kit Macro: testo e immagine inseriti al solo fine di presentare l’evento