ARTISTI PER NUVOLARI ALLA CASA MUSEO SARTORI

DUGO FRANCO – Tre Tazio, 2022, sanguigna, seppia, grafite su carta, 50x70courtesy of Galleria Arianna Sartori

CASTEL DARIO (MN). L’11 Settembre 2022 è stata inaugurata, presso la Casa Museo Sartori, alla presenza di un numeroso pubblico, l’Ottava Rassegna “Artisti per Nuvolari”, nata da un’idea e da un progetto di Adalberto Sartori, in occasione dei 130 anni dalla nascita del mitico campione del volante Tazio Nuvolari (“il grande Nivola”), figlio autentico della terra mantovana orgogliosa di averne dato i natali e di poterne celebrare con mostre d’arte, sfilate di macchine d’epoca, visite guidate al Museo a lui dedicato,  le sue gesta leggendarie. Il “Nivola” temerario, inventore di inedite tecniche per superare le curve in velocità, abile nel saper guidare, con una sola chiave inglese al posto del volante, l’auto a lui affidata, e nel saper sfidare in velocità persino un aeroplano, viene onorato ancora una volta, sul versante artistico, da 63 artisti provenienti da tutta la penisola, alcuni al loro debutto, altri ormai da anni presenza fissa di questa manifestazione voluta da Casa Sartori.

Numerose le istituzioni che hanno concesso il patrocinio all’evento (tra l’altro la Regione Lombardia, la Provincia di Mantova, il Comune di Castel d’Ario, il CONI, il FAI, l’Automobile Club Mantova) e altrettanto numerosi gli sponsor (Cressoni, Parmigiano Reggiano, Banca Mediolanum, UnipolSai ecc.) che l’hanno sostenuto  dal punto di vista finanziario e tecnico.

Il mito Nuvolari incontra ancora una volta l’arte divenendo icona-stimolo di numerose creazioni dalle tecniche più disparate, tutte motivate dall’ammirazione e dalla fedeltà  a un sommo e intramontabile protagonista del motorismo storico con uno stile suo proprio, fiero corifeo nel mondo di un’italianità agonisticamente vittoriosa e indefessa. Il riconoscimento del valore eroico di Tazio Nuvolari si deve anche al poeta vate Gabriele D’Annunzio che, il 28 aprile 1932, volle incontrare di persona il campione; in quell’occasione gli donò la leggendaria tartaruga d’oro con la dedica “All’uomo più veloce, l’animale più lento”. Lo stesso D’Annunzio ebbe a scrivere che Nuvolari ha saputo unire “il coraggio alla poesia” e per questo motivo gli è valso l’appellativo di “mantovano volante”. In occasione dell’evento di Castel d’Ario, Nuvolari unisce la propria leggenda e il proprio percorso esistenziale all’arte, ossia a una delle più alte e rigenerative espressioni della creatività umana.

Come scrive Maria Gabriella Savoia nella presentazione del catalogo che accoglie anche un testo di Massimo Formigoni Nuvolari, discendente del ceppo Nuvolari, “dalla prima rassegna abbiamo esposto centinaia di opere appartenenti alle diverse correnti artistiche, pittori, scultori, grafici che si sono lasciati tentare dall’impresa di “catturare” il mito di Nuvolari”. 

Durante la visita l’occhio dell’osservatore si imbatte nell’opera, venata di umorismo, di Antea dal titolo Nuvolari. “Volete un passaggio … per il Paradiso” (tecnica mista su tela), in cui, su uno sfondo astratto, si stagliano le figure di Dante e di Beatrice che ricevono l’invito di Tazio di salire a bordo della sua vettura per accorciare il viaggio attraverso i regni ultraterreni che ha come meta finale il Paradiso. A seguire quella di Grazia Badari Nivola (acrilico su tela), dove il pilota con occhiali e caschetto in cuoio  appare risucchiato dal vortice di una delle tante gare di velocità, di cui si è reso protagonista; suggestivo è l’uso del colore rosso che rimanda alla sua mitica Alfa Romeo e del giallo ricollegabile invece alla divisa da lui indossata.

Dal canto suo, il quadro di Valerio Betta Passaggio notturno a Mantova con Nuvolari (olio e oro su tela sabbiata) evoca il passaggio dell’Alfa di Nuvolari da Piazza Sordello insieme ad altre auto da corsa, la folla entusiasta è assiepata ai lati; anche se è notte una grande luna piena e i fari delle vetture illuminano la scena su cui giganteggia il duomo di Mantova con il campanile romanico sullo sfondo. Nuvolari, l’asso mitico che sfida impavido gli elementi nel corso delle sue competizioni, compare nell’opera di Zefferino Acqua e vento (tecnica mista su tavola) e in quella di Maurizio Romani Come nel vento (olio su tela) la cui figura, nel fervore della gara  e nel dinamismo della prestazione, si replica insieme alla vettura da lui guidata.

I ritratti di Nuvolari ad opera di Carmelo Violi (Nivola, tempera su tela), Marisa Settembrini (N 1, tecnica mista su tela), Maria Luisa Sabato (Rosso Nuvolari, acrilico su tela), Camelia Rostom (Tazio Nuvolari, acrilico su tela) come pure quelli di Barbara Pietrasanta (La realtà esiste quando c’è qualcuno ad osservarla, olio su tela), Paolo Monga (Nivola tricolore, olio su pannello), Franco Dugo (Tre Tazio, sanguigna, seppia, grafite su carta), Roberto Codroico (Nuvolari, tecnica mista su carta fotografica), hanno voluto proporre, al di là della figura stereotipata del campione, uno scavo psicologico di quest’ultimo, ritraendolo nelle sue caratteristiche espressioni e immaginandone gli stati d’animo. Dalla dimensione onirica, in cui è calato l’affastellarsi delle rosse vetture guidate da “Nivola”, evocata da Patrizio Marigliano in Red dream (collage a rilievo) si passa agli omaggi al nome (Alessandra Bongini, Preso … alla lettera, tecnica mista su tela) e alle iniziali del celebre pilota (Davide Ferro, Distintivi, acrilico su tela). Su uno sfondo pop-art punteggiato di autovetture Bogini applica le lettere che compongono il nome Tazio, mentre Ferro rappresenta la celebre tartaruga d’oro donata dal poeta vate a “Nivola” che sorregge le sue iniziali, entro cui sono iscritti dei veri e propri circuiti con  relative curve. Sorprendente è pure il dipinto monocromo bianco/nero di Massimo Ferri Quando il sogno diventa realtà (smalto), in cui Nuvolari, ripreso da una vecchia immagine di repertorio con occhiali e caschetto, appare sorridente e soddisfatto dei risultati raggiunti nonostante il costante sfidare la sorte; l’uso del dripping (gocciolature di colore) nella parte terminale dell’opera ci ricollega senz’altro alla contemporaneità.

Una pronuncia smaccatamente post-contemporanea è evidenziata invece da Multiverso Nuvolari di Elio Terreni (opera digitale stampata su carta/forex): bolle cromatiche raccordate da strisce-cartiglio che riportano la stessa dicitura, iscrivono il volto-puzzle di Nuvolari, proiettandolo in una dimensione gnoseologica fatta di tanti universi-atomi. Di tenore celebrativo con valore anche documentario è invece il collage di Tiziana Prato, Tiziana Prato per Tazio (tecnica mista su tela), composto da una dedica manoscritta e da frammenti di scatti fotografici; l’uso su fondo bianco del colore rosso che investe la lettera T anch’essa applicata, nonché del verde che fuoriesce dal pennello, rimanda certamente al tricolore italiano; l’artista inserisce in modo sibillino anche un motto personale “Arte contro arte chiama arte”, che forse pare suggerire che i conflitti in campo artistico possono sfociare dialetticamente in una nuova arte.

La carriera sportiva di Nuvolari durò un trentennio dal 1920 al 1950 che lo vide sia  in veste di motociclista sia di pilota alla guida delle auto facenti parte della scuderia Italia, Ferrari, Maserati, Bugatti, Alfa Romeo, Cisitalia, Auto Union; le sue salite sul podio furono innumerevoli, acclamato ovunque. Una serie di opere presenti in mostra celebrano Nuvolari e le sue auto, in particolare quelle di Sandria Di Monte, Marisa Lelii, Mauro Molinari, Gianni Pascoli, Oscar Piovosi, Stefano Tulipani, in cui il pilota e la sua auto sono un tutt’uno, una sola anima e un solo corpo. Il quadro di Riccardo Lucchini, Nuvolari (olio su tela), colpisce per il forte impatto visivo dell’auto di Nuvolari delineata con pochi tratti; il pilota a bordo appare indistinto. L’uso del colore grumoso e materico, in particolare del bianco, rende l’auto aggettante, sembra quasi che fuoriesca a tutta velocità dal dipinto. Come sostiene efficacemente Maria Gabriella Savoia, “l’auto sembra sparata fuori… e non può essere che l’auto di Nuvolari”.

Due opere in particolare celebrano l’entrata di Nuvolari nell’Olimpo del motorismo storico, vale a dire quella di Alberto Peppeloni (Nuvolari e l’ultima freccia d’argento, olio su tela), in cui l’autore riproduce “con fedeltà e ottima qualità” una locandina che rimanda alla vittoria di Nuvolari al Gran Premio di Donington Park riportata il 22 ottobre 1938 a bordo della Auto Union Type D, l’ultima freccia d’argento prodotta dalla casa tedesca prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale e quella assai curiosa di Renato Galbusera, Vittoria (xilografia a due lastre), dove la dea alata Nike, avvolta nel peplo, appare sullo sfondo acefala, mentre in basso a sinistra viene ritratta la testa di Nuvolari con gli occhiali da corsa sul canonico caschetto che, probabilmente,secondo l’intenzione dell’artista, dovrebbe stare al contrario sul corpo della stessa dea alata per i successi mietuti da Nuvolari in campo sportivo.

Il profondo legame con la sua terra d’origine, il Mantovano, e nella fattispecie con Castel d’Ario, torna alla ribalta con Torri e bastioni a Castel d’Ario (acquerello su carta) di Claudio Pesci, in cui l’artista abilmente ritrae in primo piano la mitica Alfa Romeo, un Nuvolari sorridente nel classico abbigliamento da pilota, e sullo sfondo le rovine  dei bastioni e della famigerata Torre della Fame (vi morirono, privati del cibo, alla stessa stregua del conte Ugolino di dantesca memoria, alcuni membri della famiglia Pico e  Bonacolsi) facenti parte dello storico castello che ha dato il nome al paese dove Nuvolari è nato il 16 Novembre 1892. Come scrive Daniela Castro, attuale sindaco di Castel d’Ario, il celebre pilota “ha fatto sicuramente trepidare i cuori di un’intera nazione in un trentennio di imprese al limite dell’impossibile, un mito che affascina ancora oggi per le sue imprese diventate leggenda”. La Savoia, da canto suo, lo definisce “un eroe romantico tra le due guerre” da onorare per la sua temerarietà, per aver fatto della velocità il motto della sua vita (significativa in tal senso l’opera di Sergio Gimelli Velocità, acrilico su tela) e per  aver saputo rappresentare l’italianità agonistica nel mondo.

La mostra, corredata di un pregevole catalogo pubblicato da Archivio Sartori Editore, è visitabile fino al 9 Ottobre presso la Casa Museo Sartori il Sabato dalle 15.00 alle 19.00 e la Domenica dalle 10.30-12.30/15.30-19.00 fino al 9 ottobre.

AUTORE: ERMINIO MORENGHI

Si ringrazia Arianna Sartori per l’immagine d’apertura.