INFORMALE = ARTE DI IMBRATTARE LE TELE? SIMONE FAPPANNI vs SCIURA MARIA

Foto di Ryan McGuire da Pixabay 

CREMONA. Quache tempo fa ho tenuto un corso serale gratuito di storia dell’arte. Il titolo del corso, “Scusi, questa è arte?”, prendeva spunto da una frase che spesso sento pronunciare da chi viene a vedere le mostre d’arte astratte e informale che di tanto in tanto ho il piacere di curare.

Per qualcuno, l’arte non realista non ha ragione d’essere. Si tratta di “imbrattare” tele con scarabocchi o disordinati, quanto incomprensibili e anarchici, getti di colore. Hai voglia a spiegare il dripping pollockiano, l’irrazionalità del gesto, la creatività libera da ogni convenzione. Tutte balle.

Hai voglia a convincere la sciura Maria (nome di fantasia) che mi ferma per strada carica di buste della spesa dopo avere visto la locandina di una di quelle mostre.

Lei, la sciura Maria, la sa lunga. Campionessa di scala quaranta all’oratorio e di pettegolezzo facile, vede in quei lavori dei veri obbrobri, delle inqualificabili macchie che sporcano la tela, dei pastrocchi di dubbio gusto. Della serie, per capirci, “questo l’avrei fatto anch’io. E caso mai meglio”.

Probabilmente un modo c’è. Ed è quello che dico a lei. Innanzitutto guardando un quadro astratto non si dovrebbe cercare se c’è qualcosa che assomiglia, più o meno, a qualcosa di reale. Bisogna, al contrario, lasciarsi trasportare dal colore, dal gesto, dall’armonia o dalla disarmonia – volute – che l’artista ha voluto infondervi. Troppo difficile? No di certo. Alzi la mano quanti sanno suonare il violino come Niccolò Paganini o la chitarra come Jimi Hendrix. Però tutti ne possiamo apprezzare il talento.

La musica è come la pittura, qualcosa di astratto che entra nell’anima attraverso i sensi. E lì rimane a lungo. Dunque, possiamo cercare di fermarci e “ascoltare” i colori di un quadro astratto?

La sciura Maria rotea le pale degli occhi. Mi guarda perplessa e mentre se ne va, mi dice distrattamente: “Ho capito”…  E poi, dopo qualche passo, aggiunge a bassa voce… “ascoltare? Troppo complicato”.