ATTRAVERSAMENTI: ARTE, SUONO E TEATRO NEL SAGGIO DI CIUCCI

Alcune opere di Ciucci

CESENA. Un’accurata analisi della dimensione collaborativa riscontrabile in determinate esperienze d’arte che si sono susseguite sin dal primi decenni del Novecento, dalle performance futuriste e dadaiste fino ad arrivare ai giorni nostri, costituisce la riflessione che Giovanni Ciucci espone, con disegni dello stesso autore, nel suo saggio “Attraversamenti. Arte suono teatro” (disponibile cliccando qui), pubblicato da Il Vicolo divisione libri di Cesena, e presentato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.    

L’artista e teorico dell’arte ravennate, che ha completato la sua formazione presso l’Accademia di Belle Arti, seguendo le lezioni di Massimo Pulini, sin dagli esordi si è occupato sia delle arti visive che della musica. In questo ambito ha fondato la band Brain Boozers, con la quale ha pubblicato gli album “Way Out?” (1995) ed “E-Zone” (1998). Attualmente collabora con la rivista “Graphie”, trimestrale di Arte & Letteratura ed è docente alla Libera Accademia di belle arti di Rimini, per la cattedra di Fenomenologia dell’arte contempoeanea.

In questa occasione oftre, si legge nella postfazione di Marisa Zattini, riflessioni «sui rapporti di senso necessari agli slanci immaginativi che contemplano “provocazioni” e innesti con l’interlocutore spettatore- Solo in questa nuova concezione può darsi una processualità condivisa».

Ciucci, perché definisce queste riflessioni teoriche, come i suoi percorsi artistici: “Attraversamenti”?   

«Sono partito dal cercare di creare una sorta di costruzione storica del rapporto tra pubblico e le diverse tipologie di sperimentazioni artistiche in vari campi del Novecento. Ad esempio, ho riconosciuto nel lavoro di regia di Jerzy Grotowski l’importanza data a una relazione che evidenziasse il margine consapevole di libertà, le specificità («essere se stessi, essere con qualcuno, o essere in relazione»»), all’interno di un lavoro concepito come laboratorio d’arte. Una comune interlocuzione dialogica laboratoriale, che ho denominato “play”, intendendo una modalità “dì co-appartenenza” che dia ad ognuno la possibilità di coinvolgersi essendo comunque se stessi».

Come nel suo saggio, anche avvalendosi di esempi che vanno dalle performance futuriste e dadaiste fino agli happening odierni, lei delinea il rapporto di relazione e di ascolto alla base della natura della creazione artistica?

«Mi sono chiesto per vari anni come avrei potuto immaginare un’operazione artistica che avrebbe potuto coinvolgermi, e mi sono infine reso conto che il pubblico fa parte di una certa immagine artistica. Recettività e attività vanno riconosciuti come insiti in ogni operare umano, dunque originariamente inscindibili. In questo senso, è possibile ridisegnare e sottolineare l’importanza della valorizzazione dell’apporto personale, della libertà di gestione del singolo interlocutore chiamato ad intervenire nel laboratorio d’arte, in vista di una riformulazione del concetto stesso del ruolo di spettatore, attraversando ambiti creativi diversi, ma resi tra loro comunicanti: arte, suono, teatro».  

Lei accosta come esempi artisti di varie epoche, come Duchamp e Parmigianino. Perchè entrambi sono da considerarsi dediti ad uno “sperimentalismo” specchio del libero interrogare degli artisti, che andava oltre le limitazioni, le convenzioni imposte dai circuiti dominanti dell’arte? 

«Duchamp creò la sua celebre “Fontana” per la mostra del 1917 a New York al fine di porre l’interrogazione se fosse una mostra aperta a tutti, inviando quindi un’opera che destasse un certo scalpore. A lui probabilmente Giorgio Vasari avrebbe rivolto la stessa critica-ammonimento: «che stesse a certe cose», che rivolse al Parmigianino, ovvero all’atteggiamento di quest’ultimo, “sperimentale” per l’epoca, di porsi in gioco tramite i “ghiribizzi delle sue strane fantasie”».

   Attraversamenti. Arte suono teatro. Giovanni Ciucci Disegni dell’autore Postfazione Marisa Zattini Il Vicolo Divisione Libri, 2017 pag. 46, euro 21