BAGNACAVALLO. “La rivoluzione del segno. La grafica delle avanguardie da Manet a Picasso”, è il titolo della mostra che al Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo fino al 12 gennaio 2025, a cura di Davide Carroli direttore dell’istituzione, e Martina Elisa Piacente responsabile collezioni, con la collaborazione di Marco Fagioli, promossa dal Comune di Bagnacavallo, riprende il filo del discorso da dove si concludeva l’ultima grande mostra dedicata in loco all’Ukiyo-e, ossia il momento in cui si diffuse tra gli artisti di stanza a Parigi il Japonisme e l’arte europea.
Carroli, quali sono state le mutazioni nell’arte dell’incisione che hanno portato a questa “rivoluzione del segno”?
«Il percorso della mostra si apre con due artisti che hanno anticipato quelle che sono state le novità sviluppate negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, cioè Goya e Daumier. Il primo ebbe l’intuizione di svincolare la figura dai soggetti mitologici e da quelli religiosi, introducendo così la condizione umana all’interno dell’espressione incisoria. Con Daumier invece diventa protagonista della scena la condizione umana. Dalla metà dell’Ottocento, con la rivoluzione industriale, la nascita della borghesia, l’invenzione della fotografia, si scardinarono alcuni elementi portanti della società e quindi anche gli artisti misero in discussione le certezze accademiche della figurazione. Ai cambiamenti di tematiche si affiancò inevitabilmente anche un mutamento nel modo di incidere, che portò a introdurre le e novità che si stavano sperimentando anche nelle altre tecniche e rivoluzionando così un mondo che fino ad allora era andato verso un lento declino».
Piacente, perché è stata effettuata la scelta di riservare in mostra un’attenzione particolare al lavoro di Picasso?
«Una delle sue peculiarità della sua attività è stata quella di trattare tutte le tecniche artistiche dando loro la stessa importanza. Quindi nel suo lavoro, declinato principalmente in pittura, diede grande spazio anche alla ceramica e all’incisione, una tecnica quest’ultima alla quale si era avvicinato già all’inizio del Novecento durante i suoi periodi blu e rosa. Poi come raccontiamo in mostra, per Picasso fu fondamentale – come anche per Matisse – l’incontro con Teriade e Vollard, grandi e visionari editori che spinsero i due artisti a diffondere il loro lavoro grafico tramite edizioni di pregio, attraverso le quali raggiungere un pubblico sempre maggiore, aiutando così anche l’accrescere della loro fama»».
(Orari: Martedì e mercoledì 14.30-18; giovedì 10-12.30 e 14.30-18; venerdì, sabato e domenica 10-12.30 e 14.30-19. Ingresso gratuito)