BOLDINI E LEMPICKA: I PITTORI DEL BEL MONDO

Giovanni Boldini, Autoritratto di Montorsoli (1892); olio su tela, 56×36 cm, galleria degli UffiziFirenze, fonte Wikipedia; Tamara de Lempicka nel suo atelier a CracoviaMuseo nazionale di Cracovia, part., fonte Wikipedia

MILANO. Giovanni Boldini e Tamara de Lempicka, come dire i pittori dell’aristocrazia, del bel mondo, del lusso e della voluttà. Il primo passò gran parte della sua attività artistica a ritrarre belle e importanti signore del bel mondo, la seconda è famosa per le sue figure dai colori cristallini, freddi, e dalle forme sfaccettate, che spesso raffiguravano donne fatali, bellissime, inarrivabili. Boldini è il pittore della “Belle Epoque”, epoca di grandi invenzioni e di fermento che va, approssimativamente, dagli ultimi due decenni del 1800 alla 1^ Guerra Mondiale, e che ha in Parigi il centro vitale. Tamara de Lempicka, invece, è la protagonista dell’ “Art Deco” e fa da “staffetta” a Boldini, infatti ne raccoglie il “testimone” perché questo nuovo periodo inizia proprio quando finisce l’altro, diciamo che l’ “Art Deco” va dal 1919/20, fino al 1930/40. Anche questo nasce a Parigi, vero centro mondiale dell’arte, per poi estendersi in tutta l’Europa ed anche negli Stati Uniti. La pittura di Boldini più veloce, “svolazzante”, quella della Lempicka più costruita, geometrica. Più “segnica” quella dell’artista ferrarese, più “volumetrica” quella dell’artista polacca. Tutti e due artisti ricercati e ben pagati dalla società ricca e opulenta, lui a corteggiare le donne che ritraeva, lei oggetto del desiderio di importanti uomini, tra cui il nostro Gabriele D’Annunzio che invano cercò di essere il suo amante. Boldini e de Lempicka, artisti che con la loro opera hanno testimoniato, fotografato, una società, un mondo che attraverso una facciata “positiva”, di benessere, nascondeva superficialità, contraddizioni e contrasti che porteranno, in ambedue i casi, ai conflitti mondiali che spegneranno gli ardori e gli entusiasmi.   

GIOVANNI BOLDINI

Giovanni Boldini nasce a Ferrara nel 1842. Come pittore le prime esperienze le apprende nella bottega paterna. Perfezionerà i suoi studi artistici all’Accademia di Belle Arti di Firenze e, nella città toscana, entrò in contatto con il movimento dei “Macchiaioli”, anche se non si identificherà molto con questo gruppo, rimanendone sempre ai margini. E’ a Londra che subirà il fascino della ritrattistica inglese della fine del XVIII secolo, ritrattistica che entrerà in modo definitivo nel suo fare pittura e che ne identificherà lo stile. Dopo Londra sarà Parigi che lo affascinerà ancora di più tanto che si stabilirà definitivamente nella capitale francese, dedicandosi prevalentemente ai ritratti di noti personaggi del bel mondo, specialmente belle ed importanti donne. Lo stile di Boldini, svelto ed elegante, pecca talvolta di effetto, di superficialità. Emerge, nelle sue composizioni, anche l’attenzione alla moda, ai sontuosi vestiti. Per quanto riguarda la tecnica esecutiva sono frequenti le citazioni impressioniste, soprattutto di Manet e Renoir. Il pittore ferrarese, fortemente edonista, festaiolo e gaudente, poco aveva a che fare con il mondo intimista, semplice, campagnolo, dei “Macchiaioli” e, nello stesso tempo, capì che Firenze, con la grande stagione del “Rinascimento” poteva in qualche modo oscurare, ostacolare la sua poetica che invece troverà, proprio nelle luci, nelle feste e nello scintillio parigino di quel periodo, il suo sviluppo, le sue ragioni, il suo essere. Morì a Parigi nel 1931.

TAMARA DE LEMPICKA

Tamara de Lempicka nasce a Varsavia nel 1898. Questa artista rappresenta il mito, la star del periodo tra le due guerre: bella, ambigua, libera. Vive la vita bohème di Montparnasse, il quartiere artistico di Parigi, ma dalla parte dei ricchi, del benessere. La pittura che caratterizzerà l’artista polacca può essere definita una sorta di “Postcubismo”, che è un po’ il “Neoclassicismo” degli anni ‘20/’30, con le sue donne perfettamente adeguate a quell’epoca, un’epoca di lusso e di agiatezza per la società da lei frequentata e di estrema miseria per gli altri. Donne vestite alla moda, belle, con corpi scolpiti, che sembrano uscite da una rivista di moda. A volte il suo stile si fa più “geometrico”, con influenze Cubo-Futuriste. L’impostazione è sempre serrata, ben definita, fredda, fotografica. Le figure della Lempicka sono erotiche, maliziose, invitanti, anche se in esse c’è sempre qualcosa di ambiguo che ce le fa apparire anche fredde e distaccate, investite, però, dalla luce del desiderio. Nei suoi ultimi lavori, eseguiti controvoglia e contro le correnti più affermate del suo tempo, non c’è più l’impeto che in passato aveva ispirato e motivato i suoi quadri. I vari tentativi di correggere il suo stile non convinse nessuno, forse neanche lei stessa, e la mostra organizzata a New York, nel 1962, fu un totale insuccesso tanto che l’artista decise di non esporre più, e quella fu la sua ultima mostra. Morì in Messico nel 1980.

ALFONSO TALOTTA