
BORNO Il libro di Romolo Putelli scritto nel 1930 può sembrare a prima vista nient’altro che un vecchio libretto, ma si è rivelato essere un documento storico di notevole importanza che da rilevanza ad un periodo storico di grandi cambiamenti per Borno e per tutto l’altopiano.
Quello raccontato da Putelli era ovviamente un tempo storico diverso, e ce ne accorgiamo sfogliando le pagine tanto nei testi quanto nelle immagini di luoghi che sono parzialmente cambiati, ma si percepisce già nelle parole di allora una consapevolezza che non è mai venuta meno: quella dell’importanza del turismo per Borno.
Lo storico Angelo Giorgi nel presentare il libro e l’autore, evidenzia da subito una visione turistica autentica.
L’opuscolo Borno e l’altipiano suo, si inseriva, nella produzione a sostegno dell’economia del turismo, definita “industria del forestiero” già promossa dall’Associazione Pro Valle Camonica a partire dalla sua fondazione nel 1904.
L’interesse di Romolo Putelli per Borno deriva da una particolare affezione a quel territorio, era di origine bornese la madre, Francesca Valgoglio, figlia di Lucia Magnolini, sorella del padre di Simone, il celebre fotografo camuno, al quale don Romolo era particolarmente affezionato, per cui, non a caso, scelse le splendide immagini del procugino, per illustrare la piccola pubblicazione.
Il testo di Putelli sul paese montano contiene tutte le proposte che appaiono sicuramente avanguardistiche, nel panorama italiano del periodo, per lo sviluppo dell’altipiano, sia in ambito viario, sia in ambito naturalistico, sia ancora, in ambito storico e culturale, forse le pagine che assumono la tinta di maggior coloritura locale riguardano il folklore della civiltà tradizionale, senza le quali avremmo perso gran parte della cultura contadina.
Le proposte di percorsi per escursioni naturalistiche e montane di media difficoltà diventano, nell’opuscolo, altro elemento emblematico del turismo dell’altopiano, persino finalizzata un’avanguardistica attività fotografica.
Riguardo al dialetto bornese considerato un’ isola linguistica per le sue peculiarità fonetiche, le osservazioni proposte da Don Romolo costituiscono un primo tentativo, in ambito italiano, di razionalizzare sistematicamente il patrimonio linguistico dell’Altipiano.
Borno era descritta allora come “paradisiaca”, un piccolo eden dove trovare pace, salute per il corpo e per la mente, dove trovare riposo nella quiete della vita di montagna. Una descrizione che calza a pennello anche alla Borno di oggi, con altre peculiarità rispetto ad allora, certo, con maggior attenzione allo sport, cibo, benessere, eventi, ma con la stessa ricchezza di un territorio bello e privilegiato.
In conclusione l’opuscolo ci trasmette la vita i valori e le tradizioni di un secolo fa, che danno il senso di radici e di appartenenza e promuovono il senso di comunità della gente dell’altipiano.
Il libro si può acquistare presso la Pro Loco di Borno.
A cura di Federico Rivadossi consigliere con delega al turismo del Comune di Borno.