BRASS MON AMOUR: 120 SCATTI RIPERCORRONO LA CARRIERA CINEMATOGRAFICA DEL MAESTRO DELL’EROS

Gianfranco Salis, Anna Galliena in Senso ’45, © Tinto Brass, fonte: press kit Clp

LUCCA. Sono 120 le fotografie esposte a Villa Bottini (Lucca, Via Elisa 9) che ripercorrono la carriera cinematografica di Tinto Brass. Il regista veneziano, una delle figure più originali del cinema italiano che, contro ogni condizionamento esterno o censura, si è mantenuto fedele a due costanti della ricerca espressiva: l’esperimento visivo e l’immersione nei labirinti dell’eros.

Questi i dettagli desunti dal comunicato stamoa

Il percorso si snoda attraverso scatti e documenti inediti – sceneggiature, bozzetti di scenografie e costumi, polaroid dei provini, manifesti, lettere – provenienti dall’archivio privato del regista, che conducono il visitatore alla scoperta degli aspetti più curiosi della realizzazione dei film, degli episodi che hanno caratterizzato il suo rapporto con gli attori e dei ricordi sulla sua vita privata.

Le fotografie raccontano il cammino di Brass nella sua prima stagione espressiva, da Chi lavora è perduto (1963) ad Action (1980).Qui il Maestro è ritratto con alcuni dei suoi attori preferiti, quali Alberto Sordi, Jean Louis Trintignant, Ewa Aulin, Anita Sanders, Tina Aumont, Gigi Proietti, Vanessa Redgrave, Franco Nero.Il tempo della liberazione dei sensi, da La chiave (1983) a Hotel Courbet (2009), momento centrale dell’esposizione, viene illustrato con gli scatti del fotografo di scena Gianfranco Salis, espressione di un sodalizio artistico quarantennale con il Maestro.
Una particolare sezione della rassegna, riservata ai maggiorenni, è dedicata alle immagini più proibite.
Accanto alle fotografie, sarà proiettato il film Istintobrass di Massimiliano Zanin, che Photolux Festival propone a testimonianza del modo di fare cinema di un regista cresciuto nel solco dell’esperienza accumulata da Roberto Rossellini e Joris Ivens, oltre che dalla Nouvelle Vague francese, ma anche dalla passione di creare un racconto per immagini.

Ad arricchire il percorso espositivo una sezione sarà dedicata allo studio della tipografia dei manifesti dei film di Tinto Brass, grazie alla collaborazione con Fantasia Type (Michele Galluzzo e Franziska Weitgruber) che nel 2020 ha disegnato BRASS, il carattere tipografico utilizzato nell’identità visiva della mostra.

È sul culto estremo dello stile che si basa il cinema di Brass, nella convinzione che solo la forma, il significato, possono dare un senso e un contenuto agli aspetti grotteschi della realtà.
Nel laboratorio del regista scopriremo l’uomo, la sua vicinanza alle trame e ai personaggi dei suoi film, il suo immenso amore per la vita.

Tinto Brass

(Venezia, Italia, 1933)

Tinto Brass si laurea in legge, per trasferirsi poi a Parigi dove è archivista alla Cinémathèque Française. Tornato in Italia, lavora come aiuto regista di Alberto Cavalcanti, Joris Ivens, Roberto Rossellini. Riscuote l’unanime attenzione della critica più avvertita fin dalla sua opera prima: Chi lavora è perduto (1963).  Nel 1964 dirige i due episodi L’uccellino e L’automobile del film in La mia Signora, con Silvana Mangano e Alberto Sordi. Nello stesso anno e con gli stessi attori realizza Il disco volante. Nel 1965 licenzia Cairà e dirige Yankee. Nel 1966 Con il cuore in gola, interpretato da Jean-Louis Trintignant, inizia la serie dei film londinesi: Nerosubianco (1967); L’urlo (1969); Dropout interpretato da Vanessa Redgrave e Franco Nero. Nel 1971 realizza La vacanza con gli stessi attori ma girato in Italia. Nel 1975 dirige Salon Kitty, e nel 1976 il successo mondiale Caligola, di cui non firma la regia per i noti contrasti con la produzione. Da La chiave (1983) a Hotel Courbet (2009), i film del periodo più noto della sua carriera, Tinto Brass ha scelto come tematica preferita della propria filmografia l’erotismo. Di tutti i suoi film ha sempre curato personalmente i montaggi; il che dona alla sua opera un’unità espressiva di cinema d’autore. Il regista ha lavorato anche in teatro, dirigendo opere come Pranzo di famiglia di Roberto Lerici (1973); L’uomo di sabbia di Riccardo Reim, (1970) e Lulù di Wedekind (1990).

FONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento: press kit Ufficio stampa CLP