CASTELLO DI MASNAGO, MUSEO D’ARTE MODENA E CONTEMPORANEA

Castello di Masnago, fonte immagine: Wikipedia

MASNAGO. Tenendo sempre presente il principio guida che anima l’interesse per le sedi desuete, talvolta dimenticate, poco frequentate, quelle che non godono di particolari sovvenzioni o campagne di marketing create ad hoc ( talvolta come il fittizio valore dell’esposizione costruito a tavolino per la circostanza), offriamo qui qualche spunto relativo al Castello di Masnago¹, a pochi chilometri da Varese.

Si tratta di una di quelle sedi museali defilate, poco note, ma meritevoli della miglior considerazione, in virtù della qualità delle testimonianze conservate.

La sede stessa con la sua struttura è un complesso di stratificazioni² di architettura fra tardogotico³ ed epoca barocca, con ambienti ed affreschi datati a partire dalla metà del ‘400. Le sale ospitano arte pittorica e plastica delle epoche successive al rinascimento, stabilendo così l’instaurarsi di una particolare condizione di fruizione che risulta molto avvolgente.

L’arco temporale⁴ delle opere considerate non è breve ma nemmeno lunghissimo, il che consente di creare un contesto mentalmente e visivamente afferrabile per intero senza particolari dispersioni.

Il complesso, che è giuridicamente parte dei Musei civici, ha come nucleo l’antica torre centrale⁵del secolo XI inserita nel Parco Mantegazza, sulla sommità del colle di Masnago che guarda Varese.

Dalla torre si prolungano a dx e sx due corpi di fabbrica seicenteschi che ospitano la collezione d’arte moderna e contemporanea, vale a dire dal XVI secolo al XIX fino al secondo dopoguerra, con attenzione particolare al movimento nucleare.⁶

L’ingresso al piano terra presenta esempi tematicamente piuttosto eterogenei di arte pittorica e scultorea del Sei e Settecento.

Si tratta di un allestimento che privilegia artisti che hanno fatto la storia regionale e locale, sottolineando cosi gli aspetti di carattere identitario: non bisogna dimenticare infatti che ci si trova a pochi chilometri dal confine con un paese straniero, la Svizzera e il ricalco di appartenenza identitaria diviene centrale.⁷

Dunque, le opere dei più importanti pittori lombardi sono presenti per buona parte dell’Ottocento: Hayez, Bertini, Cremona, Ranzoni, Pellizza da Volpedo, con enfasi quindi sulla fase più critica della sensibilita che precede il simbolismo. Sono opere la cui qualità non teme confronti con opere degli stessi autori custoditi nelle sedi più note di cui sopra.

Al primo piano⁸ è invece collocata la sezione di opere di pieno Novecento e rappresentate principalmente da artisti italiani con enfasi particolare sui due immediati dopoguerra, in particolare D’Angelo, Balla, Enrico Baj, Emilio Tadini e Scanavino, Dadamaino e per la ritrattistica, Bodini.

È proprio in questo ambiente che si aggiungono i contributi e la ricchezza dei cicli pittorici quattrocenteschi presenti sulle pareti delle sale interne della sede museale.

Queste documentano il fervore culturale che attraversa il territorio Varesino tra Quattrocento e Cinquecento, esattamente come accadeva a Ferrara a palazzo Schifanoia, a Mantova, Palazzo Te’, a Trento nella Torre dell’aquila o a Pavia nella Rocchetta di Campomorto, per fare solo qualche esempio.

I cicli pittorici quattrocenteschi⁹ vennero probabilmente commissionati tra il 1443 e il 1453 da Maria Lampugnani, moglie di Giovanni Castiglioni e proprietaria del Castello.

Su ricalco o semplicemente per similitudine con le corti italiane sopracitate, anche nel castello di Masnago non manca un”ampia Sala degli Svaghi, ovvero salone di rappresentanza, decorato con affreschi raffiguranti passatempi di corte.

I motivi iconografici ben si prestano a ricondurre l’impresa decorativa verso lo stile del Gotico Internazionale, diffusosi a partire dalla fine del XIV secolo nelle corti di tutta Europa.

Sono illustrate scene di pantomimi o il gioco dei dadi e dei tarocchi.

L’artista e i suoi aiuti restano, per ora anonimi,¹⁰ potendo orientarsi comunque verso una personalità vissuta intorno alla metà del Quattrocento e con spunti di qualita tecnixo-esecutiva che lascia pensare a contatti con centri maggiori e dei conseguenti aggiornamenti.

Delle diverse sale presenti, dedicate tematicamente, ( usanza questa di età rinascimentale) vi sono la Sala della Crocifissione che ad oggi si ipotizza fosse una cappella.

Diversamente la Sala della Musica, mostra le influenze già fin troppo evidenti nelle sale adiacenti di correnti artistiche d’altre aree: questo che era originariamente uno studiolo, venne decorato all’inizio del XVI secolo, con evidente gusto rinascimentale, utilizzando come modello le opere di scuola del Luini ma anche da Bramante e seguaci presenti a Milano.¹¹

La Sala dei Vizi e delle Virtù è caratterizzata da una grandiosa decorazione che ha per tema uno dei confronti allegorici più diffusi nel panorama iconografico rinascimentale.

La Sala delle Colonne è l’ultima alla quale si accede ed è la più tarda del ciclo, realizzata intorno alla metà del Cinquecento.

Dispiace constatare la quantità di pittura ad affresco andata perduta: pur rimanendo molto dei cicli quattrocenteschi, in entrambi i piani del castello, è innegabile la presenza di molte lacune che sono state gestite, secondo la soluzione caldeggiata da Cesare Brandi¹¹½ per questi casi, con un restauro conservativo in grado di enfatizzare ciò che rimane e sfruttare al massimo i caratteri dell’ambiente per fare in modo di generare un completamento “ideale” e personalissimo, delle parti mancanti”, in chi guarda.

La Collezione, allestita nell’ala quattrocentesca del Castello di Masnago, comprende opere di pittura, scultura e grafica databili in un arco temporale compreso tra il XVI e il XX secolo, realizzate per la maggior parte da artisti di area lombarda¹³.

L’allestimento, che procede in ordine cronologico iniziando con una sezione di arte moderna e contemporanea che comprende opere di numerosi artisti varesini oltre a capolavori di Emilio Longoni e Giacomo Balla.

Durante tutta la seconda metà del Novecento la collezione viene ulteriormente implementata attraverso donazioni pervenute da illustri famiglie lombarde e dagli artisti stessi, ( fenomeno diffuso per questo tipo di istituzione)nonché acquisti mirati di ulteriori opere, soprattutto di epoca sei e settecentesca, grazie al lavoro di uno dei massimi conoscitori del secolo scorso, Giovanni Testori.¹⁴

Info: https://www.museivarese.it/sedi/castello-di-masnago/

LUCA NAVA