CHE NE PENSATE DELLE MOSTRE D’ARTE… SENZA OPERE D’ARTE?

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 “Experience” è la definizione delle mostre che non prevedono la presenza “fisica” di opere d’arte in uno spazio espositivo.

Presentano, invece, delle sofisticate e complesse animazioni digitali delle stesse. Lo scopo è duplice: quello di favorire l’immersività nelle opere e quello di visualizzare aspetti ed elementi che la visione, chiamiamola “tradizionale”, non consente.

Ad esempio, vengono proposte delle ideali scomposizioni delle opere in cui talvolta lo zoom riesce a evidenziare particolari così piccoli che per osservarli servirebbe un microscopio. E non uno qualunque, di quelli da pochi soldi, ma una strumentazione avanzata.

Non mancano presentazioni accompagnate da musiche scelte accuratamente, a volte desunte dal repertorio dell’epoca in cui le opere, quelle originali, sono state eseguite.

C’è addirittura chi si spinge a proporre anche sensazioni olfattive, con essenze profumate che vengono diffuse nell’ambiente per sottolineare ancora meglio il contesto realizzativo. Anche in questo caso nulla è lasciato al caso. E la scelta s’intona con l’insieme.

Non stiamo parlando di mostre di artisti qualunque, ma di allestimenti dedicati a maestri del calibro di Monet, Giulio Romano, Caravaggio, Klimt, Van Gogh, Kandinsky e tanti altri maestri.

L’arte viene quindi “dematerializzata” in video proposti spesso in location molto importanti e suggestive che contribuisce non poco alla resa dell’evento.

Fra l’altro, in un interessante articolo dal titolo “La grande beffa delle mostre experience: l’arte diventa virtuale e i musei luna-park”, Luigi Caiafa fa osservare che«solo la mostra dedicata a Klimt ha toccato quota 50mila visitatori in 3 mesi di programmazione, il 65% dei quali under 30, 40mila followers sui social media, generate nel web più di 800mila interazioni» (http://www.cultora.it/la-grande-beffa-delle-mostre-experience-larte-diventa-virtuale-musei-luna-park/). Soprattutto i giovani, dunque, ma non solo loro, amano questo tipo di mostre.

Quindi, prima di parlare di lesa maestà nei confronti di maestri e opere d’arte immortali, è necessario riflettere attentamente su questo fenomeno.

Infatti se, di primo acchito, verrebbe da giudicare in modo negativo questo tipo di iniziative, ponendo l’accento sul fatto che vedere un’opera d’arte dal vivo è un’esperienza unica e non replicabile in altri modi, bisogna anche tenere presente che se le “mostre experience” raccolgono così tanti consensi, significa che il pubblico le apprezza.

Dunque qual è il senso di queste rassegne?

Il senso sta nel fatto che sono un altro modo di presentare le opere d’arte, una esperienza diversa – quindi non l’unica – per apprezzarle. Il problema, semmai, è non cadere nella deriva di considerare questo modo di presentare i manufatti creativi come esclusivo.

Vedere un’opera d’arte dal vivo e rappresentata digitalmente posso essere aspetti complementari per apprezzare e comprendere un’opera d’arte e per ammirarla.

Ve lo dice chi ha avuto, e non scherzo, un mancamento davanti alla Primavera del Botticelli agli Uffizi.

AUTORE: SIMONE FAPPANNI © RIPRODUZIONE DEL TESTO RISERVATA