FIRENZE. Qualcuno, anzi più di qualcuno, si è indignato per lo shooting fotografico per la rivista “Vogue” di Chiara Ferragni alla Galleria degli Uffizi, quasi fosse “lesa maestà” che la regina dei blog fosse ritratta davanti a grandi capolavori della raccolta fiorentina. Inoltre è stata paragonata alla Venere del Botticelli.
Sinceramente non capisco la polemica per due motivi. Prima di tutto perché Chiara ha svolto il proprio lavoro. E usare come location un museo non è certamente un’idea nuova e balsana. Anzi. Circondarsi di bellezza è sempre positivo.
Secondariamente che la Ferragni abbia messo piede nello splendido museo gigliato non può che giovare agli Uffizi. Infatti la notorietà di questa imprenditrice è tale che non si fa fatica a ipotizzare che qualche visitatore in più ci sarà di certo. E vista la pandemia ancora in atto avere un’ospite di questo genere, che raggiunge milioni di persone, può essere un impulso ulteriore. Ha fatto benissimo il direttore in persona, Eike Schmidt, ad accompagnarla in un breve tour. Lo avrei fatto anch’io. E non solo per Ferragni.
Ribadisco come la penso: accendere i fari sulla “grande bellezza” di Firenze e degli Uffizi non può che far bene. È vero, Chiara ha visitato il museo per ragioni professionali, ma certamente le fotografie che ha postato non possono che suscitare la voglia di andare o ritornare a visitare la Galleria. Una sua foto inserita sui social, considerando che ha all’attivo qualcosa come 20 milioni di follower, è tutta pubblicità. In questo caso “pubblicità culturale”.
Un altro motivo che ha suscitato un certo scalpore è il contenuto dell’account Istagram degli Uffizi, in cui Chiara viene definita «una sorta di divinità contemporanea nell’era dei social». Perbacco. Dov’è lo scandalo? Non è forse vero?
Non sembra neppure azzardata l’affermazione, sempre apparsa nell’account Istagram della celebre Galleria, che ha posto in “relazione” la “Venere” del Botticelli a Chiara, soprattutto leggendo la motivazione: «i canoni estetici cambiano nel corso dei secoli». Come smentire questo fatto? I canoni estetici sono diversi in ogni epoca. E le foto che ritraggono Chiara così come i capolavori del grande artista sono parti della storia. Ma di storie e di epoche diverse.
«L’ideale femminile della donna con i capelli biondi e la pelle diafana – si legge testualmente nel post – è un tipico ideale in voga nel Rinascimento. Magistralmente espresso alla fine del ‘400 da #SandroBotticelli nella Nascita di #Venere attraverso il volto probabilmente identificato con quello della bellissima Simonetta Vespucci, sua contemporanea. Una nobildonna di origine genovese, amata da Giuliano de’Medici, fratello minore di Lorenzo il Magnifico e idolatrata da Sandro Botticelli, tanto da diventarne sua Musa ispiratrice. Ai giorni nostri l’italiana Chiara Ferragni, nata a Cremona, incarna un mito per milioni di followers – una sorta di divinità contemporanea nell’era dei social».
Sottoscrivo. Non bisogna infatti mai dimenticare che ogni opera d’arte – anche se sembra banale ribadirlo – è figlia del suo tempo.
AUTORE: SIMONE FAPPANNI – RIPRODUZIONE DEL TESTO RISERVATA