COM’È CAMBIATO IL MERCATO DELL’ARTE AI TEMPI DEL COVID-19? INTERVISTA A RITA CORRENTE

Rita Corrente

SALERNO. Come sta reagendo il mercato dell’arte alla crisi provocata dalla diffusione del Covid-19? Ne parliamo con Rita Corrente, Art Project & Content Manager presso la Prince Group srl, responsabile coordinamento e quotazioni presso Art Code-Casa d’Aste e curatrice del Premio IconArt. Nata a Salerno, si è laureata a Napoli in lingue, culture e letterature straniere con curriculum in “Studi Americani” per poi conseguire corsi di formazione nel campo del marketing e del commercio estero. Curiosa delle culture differenti, amante dei viaggi e della letteratura, sin da bambina è appassionata d’arte moderna e contemporanea. La ringraziamo per la disponibilità.

Come sta rispondendo il mondo degli investitori d’arte in questo complesso momento storico legato alla pandemia?

La pandemia ha creato una crisi imponente ed evidente in tutti i settori finanziari che ai suoi inizi ha colpito in modo feroce anche quello dell’arte. Basti pensare a tutte le grandi manifestazioni ed eventi che hanno dovuto posticipare o annullare il loro programma culturale o addirittura alla chiusura di molte gallerie e fondazioni d’arte. Ma se parliamo di mercato il discorso cambia. In generale, a parte la fase iniziale della pandemia che ha portato ad uno stallo mondiale, a partire dal secondo semestre dello scorso anno, soprattutto grazie alla “corsa alla digitalizzazione”, si è notato un interesse costante verso l’acquisto/investimento di opere d’arte fino a registrare, a fine semestre, un incremento di vendite alquanto positivo.
I motivi possono essere vari: molti investitori, ai fini di ottenere una liquidità immediata, hanno venduto opere a prezzo ribassato e di conseguenza molti collezionisti, appassionati e investitori hanno colto l’occasione di acquistare in “cerca dell’affare del momento”; stessa operazione si è verificata con musei e fondazioni (soprattutto in America) le quali sono state costrette a mettere in vendita delle opere della propria collezione per recuperare fondi, dato il periodo di chiusura “forzata”, a favore di collezionisti e case d’aste; ed infine la digitalizzazione per la compravendita di opere d’arte, e in particolare delle aste online, ha favorito un ampio incremento da un lato di compratori “new buyers” e dall’altro dell’acquisto di opere non più esclusivamente di artisti storicizzati o di arte moderna ma anche di artisti emergenti contemporanei e dei cosiddetti “collectibles” (beni di lusso, orologi, gioielli).
Per quanto riguarda il settore nostro di riferimento, ovvero il mercato secondario di artisti emergenti poco conosciuti, posso confermare che la digitalizzazione del mercato dell’arte in questo particolare momento storico ha favorito l’acquisto in asta di opere d’arte e incrementato gli investitori/acquirenti portando ad una crescita delle vendite in asta del 30% rispetto al pre-pandemia.

Quale arte è maggiormente richiesta dagli investitori?

Parlando di arte e artisti emergenti contemporanei, il gusto degli investitori è sempre molto soggettivo come anche il motivo del loro acquisto e varia da luogo a luogo. Per quanto riguarda le vendite registrate dalla nostra casa d’aste, Art Code, come anche dalla nostra galleria Prince Art Gallery, il genere d’arte più venduto oscilla tra il figurativo, il figurativo-astratto e l’astratto puro.
L’acquisto di un’opera d’arte racchiude sempre una forte componente emotiva. In genere le opere che si acquistano sono un’estensione della propria personalità anche se negli ultimi vent’anni si parla sempre di più di investimento emozionale da parte dei collezionisti ovvero investire nel momento giusto in un’opera che è capace di generare grandi emozioni ma che potrà far ottenere, a lungo termine, grande liquidità.

Prince Group, l’azienda per cui lavori, si propone di valorizzare il talento di artisti italiani? In che modo?

La Prince Group srl è una società di servizi che opera nell’ambito dell’arte e della cultura in genere che si prepone come obiettivi principali la promozione, tutela e valorizzazione dei nuovi talenti dell’arte contemporanea attraverso progetti artistici che includono partecipazione ad eventi, fiere e mostre internazionali (Prince Art Gallery), pubblicazioni, promozione e premiazioni (IconArt Magazine), certificazioni e stima ufficiale (Art Code – Casa d’Aste) affiancate da ininterrotte attività di digital marketing e social media communication che includono l’inserimento degli artisti all’interno dei motori di ricerca di investimento in arte contemporanea su scala mondiale.
Prince Group, difatti, è un’azienda scrupolosamente impegnata nella ricerca di proposte culturali sempre più innovative e all’avanguardia in grado di creare giuste e nuove prospettive per l’artista emergente con l’obiettivo di ufficializzare questi all’interno del mondo e del mercato dell’arte contemporanea.

Come vengono selezionati gli artisti su cui puntare per poterli inserire nel circuito degli investimenti nazionali ed esteri?

La selezione degli artisti varia a seconda della zona/mercato dove verranno esposti, proposti o pubblicizzati. Ad esempio per la fiera Scope New York selezioniamo artisti che hanno già un ricco curriculum espositivo, con varie pubblicazione puntando per lo più sulla fotografia, arte astratta e figurativo. Per la fiera di Miami puntiamo su opere un po’ più pop che vanno dal figurativo-astratto al surrealismo. Per le fiere e gli eventi europei puntiamo sull’espressionismo che sia figurativo o astratto. È importante però sottolineare che quando si parla di mercato di investimenti d’arte non si può non parlare di battuta d’asta che risulta essere il canale e il mezzo migliore per inserire ed affermare l’artista emergente all’interno del mercato d’arte contemporanea.

Quale sarà, a tuo parere, l’evoluzione del mondo dell’investimento dell’arte alla luce non solo della pandemia ma anche dello sviluppo dell’e-commerce e di altre forme di promozione online delle opere?

In un epoca in cui è sempre più il mezzo a determinare il contenuto e la sua riuscita/acquisto, di sicuro anche il mondo degli investimenti in arte ha potuto notare il grande cambiamento positivo del digitale nell’arte imposto, in tempi stretti, dalla pandemia mondiale. Difatti, la famosa corsa alla digitalizzazione da parte di molte case d’asta ma anche da parte di musei e fiere (queste ultime, ad esempio, hanno creato dei market place digitali per consentire la vendita delle opere esposte) ha beneficiato molti investitori in quanto ha creato una connessione ancora più stretta, diretta e veloce tra venditori e acquirenti ma, in particolar modo, ha giovato il mondo degli artisti emergenti e di molte case d’aste data la presenza di vendite di grandi opere “svalutate” dai possessori/investitori di queste ultime in cambio di una rapida liquidità, incrementando così anche la rete di nuovi clienti.
E proprio per questo che assisteremo ad una crescita positiva dell’utilizzo di canali di vendita a distanza – l’esempio più lampante è proprio l’e-commerce – nel mondo dell’arte degli investimenti in quanto capace di: poter vendere e acquistare opere in qualunque luogo e momento favorendo il binomio domanda-offerta; abbattere i costi di organizzazione; contribuire alle interazioni con una clientela sempre più internazionale.
Ma non è da sottovalutare anche l’utilizzo dei profili social da parte di molti artisti emergenti come propri canali di vendita, facendo sì che l’artista diventi il gallerista/mecenate di se stesso. Anche la creazione di mostre virtuali ha permesso a molte esposizioni e premiazioni di “rimanere a galla” senza dover annullare o posticipare, creando, al contempo, nuovi canali di vendita.
Ma a parer mio, da qualunque prospettiva (finanziaria, culturale etc…) si voglia guardare, quello che è stato portato alla luce da questa pandemia è la capacità dell’arte, nella sua totalità, di avvicinare più persone ad essa e alla cultura in genere nutrendo un senso di appartenenza che forse si era un po’ perso. In questo senso è difficile non riconoscere un grande contributo dato proprio dal virtuale. Ma come tutte le migliorie, anche questa potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, pertanto spero vivamente che l’arte, come un po’ quasi tutto il resto delle cose messe alla mercé del mondo digitale, non diventi solo una cosa fine a se stessa, conservando in sé, invece, sempre quel senso di resilienza capace di dimostrare ogni volta nel corso degli avvenimenti e inducendo ad una riflessione profonda e ad una maggiore consapevolezza di ciò siamo stati e cosa siamo diventanti oggi.

CREDIT. Foto: courtesy of Rita Corrente.