CORPUS DOMINI: 111 OPERE A PALAZZO REALE INTERPRETANO IL CORPO GLORIOSO E LE ROVINE DELL’ANIMA

Carol Feuerman Next Summer, 2013 Scultura in resina dipinta a olio / Oil-painted resin sculpture, 99 x 137 x 127 cm Courtesy Bel-Air Fine Art Contemporary Art Galleries. Foto: Thomas Degalet per Bel-Air Fine Art Contemporary
Art Galleries Robert Gober, fonte: press kit uf. stampa M. Bonmassar

MILANO. Fino al 30 gennaio il Palazzo Reale di Milano presenta la mostra Corpus Domini. Dal corpo glorioso alle rovine dell’anima. In esposizione 111 opere che scandagliano le infinite possibilità di rappresentare il corpo e l’anima mediante l’arte.

Questi i dettagli dell’evento desunti dal comunicato stampa: “

“Curata da Francesca Alfano Miglietti, la mostra è promossa e prodotta da Palazzo Reale, Comune di Milano-Cultura in collaborazione con Marsilio Arte e con Tenderstories.111 opere – installazioni, sculture, disegni, dipinti, videoinstallazioni e fotografie – di 34 artisti riconosciuti a livello internazionale – alcune delle quali vere icone del contemporaneo, esposte per la prima volta in Italia, per raccontare la molteplicità della rappresentazione dell’essere umano.

Il titolo si riferisce alla scomparsa del ‘corpo vero’ a favore del ‘corpo dello spettacolo’: da un Corpo Glorioso – il corpo della consapevolezza, della ribellione, dell’alterità – al Corpo del Contemporaneo – da un lato nella sua declinazione di corpo della società dello spettacolo e dall’altro nelle sue forme più poetiche: il corpo dell’esodo, del lavoro, della moltitudine silenziosa.

“Il confine tra reale e immaginario è sempre meno riconoscibile, tanto da assorbire la realtà dentro uno schermo, come dimostra l’ossessiva presenza degli schermi nella nostra vita: schermi piatti delle televisioni e dei computer, dei videogiochi, degli smartphone.” afferma la curatrice, che prosegue: “Lo schermo annulla la distanza tra lo spettatore e la scena, lo invita a immergersi dentro, gli offre una realtà a portata di mano, ma su cui la mano non ha alcuna presa.”

In circa mille metri quadrati di superficie si snoda un percorso espositivo che analizza l’insorgere nella contemporaneità di nuove forme di rappresentazione, ponendo l’attenzione sullo storico passaggio dal corpo vivo protagonista della Body Art al corpo rifatto dell’Iperrealismo, sul mutamento dei canoni estetici della rappresentazione, e sulla potente evocazione dell’individuo mediante i suoi resti, le sue tracce, i suoi rivestimenti. Un racconto che vuole riflettere sulla crisi dell’esperienza sensoriale provocata dall’avvento di una cultura che propone corpi perfetti, modificati, ripensati, prodotti e ri-prodotti ed essenzialmente finti.

In mostra opere di AES+F, Janine Antoni, Yael Bartana, Zharko Basheski, Joseph Beuys, Christian Boltanski, Vlassis Caniaris, Chen Zhen, John DeAndrea, Gino de Dominicis, Carole A. Feuerman, Franko B, Robert Gober, Antony Gormley, Duane Hanson, Alfredo Jaar, Kimsooja, Joseph Kosuth, Charles LeDray, Robert Longo, Urs Lüthi, Ibrahim Mahama, Fabio Mauri, Oscar Muñoz, Gina Pane, Marc Quinn, Carol Rama, Michal Rovner, Andres Serrano, Chiharu Shiota, Marc Sijan, Dayanita Singh, Sun Yuan & Peng Yu, Gavin Turk.

Moltissimi gli artisti in prima persona, i musei, le fondazioni, gli archivi, le gallerie private e i collezionisti che hanno collaborato in Italia e all’estero alla ‘costruzione’ della mostra, che per la prima volta ripensa al concetto di umanità dopo lo scioccante periodo provocato dal Covid19.

Dalle opere di iperrealisti storici, si approda ad altre tipologie narrative, dove il corpo è evocato più che rappresentato, dove sembra essere svanito lasciando solo le tracce del suo esserci stato; l’essere umano viene evocato attraverso i suoi abiti, oggetti del suo lavoro o del suo essere nomade, così come i frammenti corporei, e la sua mutazione, che rispecchiano le mutevoli condizioni sociali del mondo contemporaneo.

Una menzione speciale va fatta a Christian Boltanski, scomparso da poco, che sarà in mostra con l’opera Le Terril Grand-Hornu (2015).

Una sezione fondamentale è quella dedicata a Lea Vergine: una sorta di stanza “privata” in collaborazione con l’Archivio Lea Vergine in cui saranno esposte opere, alcune delle quali hanno caratterizzato il suo percorso critico, e poi libri, documenti e fotografie che testimoniano la sua preziosa e singolare ricerca nel campo della Body Art, che rimane un riferimento imprescindibile nella narrazione relativa al corpo.

Per l’occasione sarà pubblicato un catalogo illustrato, bilingue (italiano – inglese), Marsilio Editori, che contiene un saggio della curatrice e i contributi di Vincenzo Argentieri, Franco Berardi “Bifo”, Furio Colombo, Francesca Giacomelli, Gianfranco Ravasi, Massimo Recalcati, Chiara Spangaro, Gino Strada, Moreno Zani.

Un particolare ringraziamento va ai prestatori: gli artisti, i musei e le fondazioni (Atene, The National Museum of Contemporary Art (EMST); Bolzano, Museion; Catania, Fondazione Brodbeck; Milano, Fondazione Prada; United States, Hall Art Foundation), gli archivi (Foligno, Archivio Gino de Dominicis; Milano, Archivio Lea Vergine); Roma, Archivio Fabio Mauri), le gallerie (Atene, Kalfayan Galleries; Brescia, Galleria Apalazzo; Bruxelles, Nathalie Obadia; Londra, Frith Street Gallery; Londra, Richard Saltoun; Milano, Lia Rumma; Milano, Raffaella Cortese; New York, Luhring Augustine; New York, Metro Pictures; New York, Pace Gallery; Parigi e New York, Peter Freeman; Parigi, Noirmont Art Productions; Parigi, Mor Charpentier; San Giminiano, Galleria Continua; Venezia, Bel-Air Fine Arts).

Un ringraziamento per la sponsorizzazione tecnica al Grand Hotel et De Milan e a Butterfly Transport e per il sostegno ad Humana People to People Italia e il suo team per aver creato ponti e aver pensato a una collaborazione con un ente del terzo settore per la realizzazione dell’opera di Boltanski.

FONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento: press kit Ufficio stampa Maria Bonmassar