ROMA. Cristina Cobianchi è fondatrice e direttrice dei progetti di AlbumArte (https://www.albumarte.org/), uno spazio indipendente no profit dedicato all’arte contemporanea. In questa intervista risponde cortesemente alle nostre domande su questa interessante realtà culturale.
Dove nasce l’idea di AlbumArte?
Ero collezionista, ma non riuscivo a delegare ad altri il rapporto con gli artisti, una relazione che mi è sempre interessata molto perché sto bene con loro e lo loro visioni, il rapporto con gli artisti e le artiste e la promozione del loro lavoro, è diventato poi il punto centrale della mia ricerca e del mio vivere l’arte, dandomi moltissime soddisfazioni.
Quali progetti state promuovendo?
AlbumArte l’anno scorso, il 12 marzo, ha inaugurato una delle prime mostre virtuali europee, ora ne abbiamo realizzato il catalogo virtuale interattivo scaricabile gratuitamente dal sito. Molti progetti sono saltati, come a tutti, ma quest’estate siamo riuscite a realizzare due mostre interessantissime, una di Sonia Andresano Allegra ma non troppo, sullo spaesamento e il confinamento e una sui Costituenti e le Comunità, Paradigma, dell’artista romano Sandro Mele. Durante la chiusura dei musei e degli spazi espositivi no profit, come il nostro, di novembre – gennaio, abbiamo realizzato Sta scrivendo…25 manifesti per le strade di Roma, di Iginio De Luca e presentato la doppia installazione video di Sonia Andresano Barcode, presentata a Manifesta 13 a Marsiglia. Ora chiusi nuovamente stiamo portando avanti Bon courage mon amour un ciclo di incontri che dà la parola agli artisti. Ad aprile ricominceremo ad abitare lo spazio con le mostre e avremo l’artista romena Iulia Ghiță con la sua personale HE FAILED TO SAVE THE ONE HE LOVED MOST e dal 19 maggio la mostra collettiva A MISURA con le artiste Lucia Bricco, Diana Legel, Aura Monsalves, Juliane Schmidt, Diana Sirianni, Maria Giovanna Sodero, Alessandra Wolframm, Wang Ximan. Per l’autunno abbiamo preparato un programma veramente speciale, che spero si possa realizzare in presenza, tre mostre personali molto significative, che abbiamo costruito con cura confrontandoci con i problemi etici, scientifici, economici e sociali della pandemia in corso.
In questo periodo state proponendo anche iniziative online… Ce ne puoi parlare con particolare riferimento a DA CASA?
AlbumArte ha realizzato la sua prima mostra virtuale dal titolo DA CASA. Abitare il tempo sospeso (12 marzo-3 aprile 2020) con opere degli artisti: Dario Agati, Alessio Ancillai, Sonia Andresano , Emanuela Barilozzi Caruso, Romina Bassu, Angelo Bellobono, Zaelia Bishop, Simone Cametti, Sabrina Casadei, John Cascone, Fabrizio Cicero, Laura Cionci, Gino D’Ugo, Iginio De Luca, Veronica Della Porta, Luca Di Luzio, Davide Dormino, Marco Emmanuele, Fonte Poe, Paola Gandolfi, Iulia Ghiţă, Silvia Giambrone, Fabio Giorgi Alberti, Luca Grechi, Gregorio Samsa, Grossi Maglioni, Donatella Landi, Myriam Laplante, Cecilia Luci, Rita Mandolini, Elena Mazzi, Sandro Mele, Emanuele Napolitano, Elena Nonnis, Gianni Politi, Gioacchino Pontrelli, Sergio Racanati, Anna Raimondo, Filippo Riniolo, Francesca Romana Pinzari, Guendalina Salini, Daniele Spanò, Michele Tiberio, Delphine Valli, Cosimo Veneziano, María Ángeles Vila Tortosa. Le opere degli artisti hanno riflettuto sul tema della casa. La nostra casa, la casa di chi non ce l’ha, la casa vuota, oppure piena di presenze, le presenze che amiamo e quelle che non riconosciamo più, la riflessione su uno spazio già intimo che diventa in un momento così sospeso, ancor di più uno spazio interiore, un luogo dove, se ci obbligano a stare, ci si confronta con se stessi. Le opere (una per artista) sono state pubblicate ogni giorno sui tutti i canali social di AlbumArte e alla fine raccolte in una Gallery dedicata nel sito ed è stato prodotto e lanciato in questi giorni un catalogo virtuale, a cura mia che ne ha testimoniato i lavori e le riflessioni. AlbumArte ha realizza la sua prima mostra virtuale coinvolgendo un gruppo di artisti tra quelli che hanno partecipato alla mostra AlbumArte 20×20 nel dicembre del 2019, parte di un’energia culturale che si sta sviluppando nella capitale e che dal 12 marzo al 3 aprile 2020 ha voluto testimoniare una partecipazione umana oltre che artistica, una presenza attiva e propositiva che affronta le difficoltà e ne rilancia i contenuti; come l’obbligo di stare in casa, arresti domiciliari coatti per tutti, pur essendo tutti noi innocenti, ma non per questo meno responsabili.
Avete dato alle stampe diversi volumi d’arte…
Si più che altro libri che sono stati scritti attorno a una mostra o a un progetto, come Flavio Favelli – Grape juice, edito da Maretti o come quello dedicato alla residenza d’artista e al progetto di Margherita Moscardini che le abbiamo organizzato a Istanbul, edito da Libra, oppure i cataloghi delle mostre (solo quelle che avevano un budget che ce lo permettesse) o di ogni episodio di Chasing Boundaries, una serie di video prodotta da AlbumArte e Bangalore Video, realizzati da Zaelia Bishop ed Emanuele Napolitano.
Come si entra a far parte del vostro circuito come artisti e come critici?
Noi facciamo continua ricerca intorno alle poetiche, agli artisti e ai curatori (e moltissime curatrici) che più ci sono congeniali, facciamo anche molte studio visit, spesso le persone si autopropongono e se sono in linea con la nostra ricerca, cerchiamo di instaurare con loro un dialogo proficuo. Abbiamo avuto negli anni un programma molto serrato, anche perché oltre alle mostre, proponiamo dibattiti, videoproiezioni e approfondimenti, ora sarà tutto da riscrivere, ma rimarrà senz’altro nel metodo e in agenda, la nostra coerenza con la qualità e l’innovazione delle nostre proposte, seguendo le regole e i calendari dell’emergenza sanitaria.