MILANO. Ormai lo abbiamo capito da tempo: su Internet si può vendere e comprare di tutto, opere d’arte comprese. Ma grazie alla CryptoArt si è andati oltre. Non si vende un manufatto, ad esempio un quadro o una scultura, ma un file. Sì, proprio un file, come quelli che produciamo ogni giorno lavorando in qualsiasi settore.
Qual è la differenza fra un file qualsiasi e un file opera-d’arte? In estrema sintesi, nel primo caso siamo di fronte a un file condivisibile all’infinito, inviabile a chiunque. Nel secondo caso, invece, il file è unico, irripetibile. Un pezzo unico, insomma, riprendendo una terminologia propriamente artistica.
Insomma, acquistiamo un file immodificabile, un unicum. Ciò è reso possibile grazie alla combinazione di due elementi informatici strettamente connessi. Queste opere vengono infatti pubblicate direttamente su una blockchian, ovvero una struttura di dati immodificabile, sotto forma di token non fungibili e per questo identificati con l’acronimo NFT.
Lasciando da parte un discorso troppo tecnico, ciò che maggiormente ci interessa è che questo sistema pare funzioni, tanto che ha attirato l’attenzione dei collezionisti. Al punto che l’opera Everydays. The first 5000 days dell’artista Beeple, al secolo Mike Winkelmann, è stata battuta da Christie’s per 69.346.250 dollari. Il pezzo è un collage di 5000 immagini.
Come leggiamo su Wikipedia, “l’opera è stata acquistata da Vignesh Sundaresan, proprietario di Metapurse, noto con il suo pseudonimo MetaKovan. Questi riceve i diritti per visualizzare l’opera d’arte, ma non riceve il copyright. Ha esposto l’opera d’arte a piena risoluzione in un museo digitale all’interno di Metaverse”.
La domanda, come amava ripetere Antonio Lubrano, sorge spontanea: è dunque questo il futuro (immediato) del commercio d’arte? La risposta non è facile, anche perché il mercato subisce, in questo come in altri settori, notevoli oscillazioni e cambiamenti. Opere che anni fa valevano tanto, ora si comprano a poco. E viceversa. Solo il tempo potrà rispondere a questa domanda.
Ciò che resta da evidenziare è come l’arte digitale, un tempo ritenuta, impropriamente, una forma di “arte minore”, sta guadagnando la ribalta se è vero che ci sono persone che hanno il coraggio di investire in opere “non materiali”. E questo è davvero un cambiamento epocale.
AUTORE: SIMONE FAPPANNI
VIDEO. Un video della BBC per approfiondire