NAPOLI. È dal 1602 che il Pio Monte della Misericordia di Napoli promuove iniziative caritatevoli per i bisognosi. La sua sede, uno splendido palazzo seicentesco nel cuore della città campana, custodisce un autentico capolavoro del Caravaggio: la grande tela intitolata “Sette opere di Misericordia”. Attorno all’opera si trovano una serie di preziosi pezzi eseguiti da celebri maestri del Seicento; Giordano, Santafede, Azzolino, Forlì e Caracciolo. Ma il percorso espositivo arriva fino all’arte contemporanea secondo un allestimento che consente di godere a pieno quanto esposto, sia nella parte storica che in quella moderna.
Fra l’altro, nelle nicchie laterali della chiesa sono state collocate, in permanenza, sculture in corallo rosso di Jan Fabre. Una scelta coraggiosa, trattandosi di un artista contemporaneo, però assolutamente condivisibile, dato che i lavori del fiammingo “dialogano” perfettamente con i pezzi antichi.
Naturalmente, appena si accede alla Chiesa della Madonna della Misericordia, lo sguardo viene ipnotizzato dall’opera caravaggesca, in particolare da quelle lame di luce che definiscono il chiaroscuro con una magnificenza che lascia sbalorditi, senza fiato. Il dipinto ad olio su tela misura ben 390×260 centimetri ed è stato eseguito nel 1606-1607.
Pagato una cifra esorbitante già per l’epoca, ben 400 ducati, è stato commissionato al maestro lombardo per raffigurare le sette le opere di misericordia corporali.
Il successo del quadro fu talmente altisonante che la Congregazione del Pio Monte decise di rendere inalienabile il pezzo a qualsiasi cifra e conservato presso la sede in cui si può ammirare tutt’oggi. Fu persino proibita la copia, se non previa apposita autorizzazione. Tra i pochi a cui venne concessa spicca il nome di un altro maestro dell’epoca, il già ricordato Battistello Caracciolo.
Sono ben quattordici le figure che animano il capolavoro. «In una composizione rivoluzionaria, si legge nel sito della Congregazione, è raffigurata in alto la Madonna di Misericordia col Bambino, sorretta dagli angeli, mentre, in basso, l’incastro di figure, con la loro complessa gestualità, allude simbolicamente alle Opere di Misericordia. Nella scena, che sembra svolgersi proprio in un buio crocevia napoletano, si riconoscono: a destra Cimone in carcere allattato dalla figlia Pero (dar da mangiare agli affamati e visitare i carcerati); dietro il muro del carcere avanza un becchino che trasporta un cadavere, del quale si vedono solo i piedi, seguito da un sacerdote con una torcia (seppellire i morti); a sinistra, in primo piano, un cavaliere con la piuma (S. Martino), divide il mantello con il povero, raffigurato di spalle, ed accanto un infermo dalle mani giunte (vestire gli ignudi e visitare gli infermi); più indietro, un uomo dal volto emaciato, con una conchiglia sul cappello (S. Giacomo), è accolto dall’uomo di fronte (ospitare i pellegrini); all’estrema sinistra, sul fondo, ecco Sansone che beve dalla mascella d’asino (dar da bere agli assetati)».
Lasciata la chiesa, attraverso la “scala regia” si accede all’appartamento storico che ospita due collezioni: una di pittura napoletana, con pezzi che spaziano dal XV al XIX secolo, con pezzi di Mattia Preti, Massimo Stanzione, Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Jusepe de Ribera, Francesco de Mura e quella di arte contemporanea.
Quest’ultima comprende una sessantina di pezzi donati dagli artisti al Pio Monte. Si possono, così, ammirare lavori di Francesco Clemente, Gordon Douglas, Jimmie Durham, Mimmo Jodice, Anish Kapoor, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Hermann Nitsch, Mimmo Paladino, Michal Rovner, Giberto Zorio.
Tutto ciò conferma la vitalità di uno spazio che riesce a proporre, con efficacia, un’arte davvero intensa, capace di appassionare chiunque.
AUTORE: SIMONE FAPPANNI
Info. Orari di apertura: tutti i giorni: 10.00 – 18.00 Domenica: 9.00 – 14.30
Indirizzo: Via dei Tribunali, 253, Napoli
Sito https://piomontedellamisericordia.it/