DEFINIRE “NAÏF” UN ARTISTA EQUIVALE A UN’OFFESA?

Romano Carletti, Milano (Collezione privata)

NAPOLI. Alcuni anni fa ho assistito a una scena che ha dell’incredibile. Durante l’inaugurazione di una mostra, il critico che la presentava ha definito “naïf” lo stile di uno degli espositori. Apriti cielo.

Il pittore in questione ha immediatamente reagito inveendo contro il critico, arrivando persino a minacciare eventuali azioni a tutela del suo nome, in quanto si riteneva profondamente offeso per questa definizione.

D’altra parte, ho la percezione che nell’ambiente artistico la definizione di “artista dallo stile naïf” venga solitamente ritenuta poco lusinghiera. Sinceramente, non amo etichettare un artista, ma individuarne la cifra specifica, se c’è, dal punto di vista stilistico, non mi sembra un’offesa.

Ho cercato però di capire il motivo per cui tale definizione possa risultare non gradita. Forse la risposta sta proprio nella definizione di questa forma d’arte che, come c’insegna la Treccani, va intesa come “forma d’arte ingenua”, slegata in modo diretto dal mondo culturale e accademico. In altre parole, sempre seguendo l’autorevole enciclopedia, “non colta” (cfr. http://www.treccani.it/).

Presa alla lettera, posso capire che questa definizione possa risultare stretta per un artista. Tuttavia, una pittura “non colta” non è necessariamente povera di significati e di creatività.  Basti pensare che i due più noti artisti naïf sono pittori del calibro di Henri Rousseau e Antonio Ligabue, che hanno proposto una pittura davvero originale e affascinante.

Percorrendo le eleganti sale del Musée international d’Art naïf “Anatole Jakovsky” di Nizza (https://it.nicetourisme.com/nice/188-musee-international-d-art-naif-anatole-jakovsky), si ha l’impressione che i lavori esposti configurino uno sguardo tutt’altro che superficiale sul mondo. Anzi, verrebbe da pensare che ci consentano una diversa esplorazione e visione del mondo.

Un grande artista naïf, e caro amico, Romano Carletti, un giorno, davanti a un suo quadro, mi ha detto: «io non ho studiato arte, dipingo ciò che sento e ciò che ricordo». E questo penso sia un pensiero creativo davvero profondo. 

AUTORE: SIMONE FAPPANNI – RIPRODUZIONE RISERVATA