MILANO. Interessante proposta di Pirelli HangarBicocca che ospita, fino al 18 luglio 2021, la mostra di Neïl Beloufa dal titolo “Digital Mourning”.
Questo il comunicato che illustra l’evento.
Si trtta della prima grande personale in Italia dell’artista franco algerino, tra le voci più brillanti dell’ultimo decennio, acuto osservatore dei nostri tempi capace di offrire rappresentazioni vivide del mondo attraverso film, video, installazioni e sculture.
Beloufa restituisce in maniera efficace una realtà talvolta scomoda a cui assistere, astenendosi dall’esprimere giudizi univoci, ma stimolando la riflessione su temi di stringente attualità come le relazioni di potere, il controllo tecnologico, l’insidia del data collection così come il possibile collasso nella gestione di una pandemia.
“Digital Mourning”, a cura di Roberta Tenconi, è la prima grande personale dedicata a
Neïl Beloufa in un’istituzione italiana e nasce da una riflessione sul panorama attuale e sul concetto di vita nel mondo digitale. Fin dal titolo, la mostra allude a uno dei paradossi più evidenti della società contemporanea, l’esistenza in un mondo tecnologico e la sua parallela scomparsa. L’associazione dei due termini “digital” [digitale] e “mourning” [lutto] si risolve nell’incontro tra assenza di vita e contesto artificiale, una dimensione dove la vita stessa viene simulata attraverso modelli appositamente costruiti per comprenderne l’essenza.
Giocando sulla combinazione e sulla commistione di generi, “Digital Mourning” si configura come una nuova complessa installazione multimediale concepita appositamente per lo spazio dello Shed di Pirelli HangarBicocca, e al contempo fornisce una retrospettiva sulla produzione video di Neïl Beloufa. Il percorso è composto da un’ampia selezione di opere video che ripercorrono la carriera dell’artista dagli esordi (con Kempinski, 2007) fino alle produzioni più recenti, alcune delle quali proiettate all’interno delle installazioni multimediali originariamente pensate dall’artista a questo scopo. Nel loro complesso, queste divengono parte di un sistema computerizzato di attivazione e ri-montaggio che annulla qualsiasi gerarchia tra le informazioni.
Lo spazio, che emula lo scenario di un “parco divertimenti”, accoglie un’ampia selezione di opere che include le più rilevanti installazioni e sculture di Neïl Beloufa. Tuttavia, analogamente a quanto accade oggi, la fruizione delle “attrazioni” non è consentita e la mostra sembra prendere vita unicamente in risposta a una serie di voci narranti che guidano lo spettatore. Presentando le opere e spiegando al visitatore cosa scoprirà in ogni area, i narratori introducono e mettono in discussione posizioni differenti, dalle aspirazioni utopiche alle opinioni delle nuove generazioni. Nel realizzare una nuova opera d’arte totale a partire da lavori pre-esistenti, l’esposizione inoltre simula il modo in cui avviene il consumo culturale in questo periodo, giocando per esempio sul flusso di informazioni e sulla capacità media di attenzione dello spettatore o fornendo link per vedere film direttamente da casa.
La messa in discussione delle convenzioni è presente fin dal primo lavoro di Neïl Beloufa, Kempinski (2007). Girato a Bamako, in Mali, il video raccoglie una serie di brevi intervistein cui l’artista sottilmente scardina le regole stilistiche di genere. Mantenendo lo spirito di autenticità tipico del documentario, i dialoghi tra i protagonisti descrivono una realtà totalmente priva di qualsiasi visione stereotipata del continente africano, caratterizzato piuttosto da scenari fantastici e surreali scaturiti dal semplice uso del tempo verbale presente per parlare di un futuro ipotetico. L’allegoria del mondo contemporaneo e delle sue fragilità ritorna anche nell’installazione cinetica People’s Passion, transparency, mobility, all surrounded by water (2018), che includel’omonimo video. L’opera prendevita a partire da una serie di interviste realizzate dall’artista agli abitanti di un nuovo complesso residenziale nel Nord America, che mostrano tutta l’artificialità insita nel modello di presunto lifestyle e benessere occidentale. Altrettanto potente è l’idea di un mondo fortemente retorico trasmessa da World Domination (2015), opera in cui Neïl Beloufa ricorre ad attori non professionisti e al modello del gioco di ruolo per difendere delle posizioni arbitrariamente attribuite. Proiettato sulla superficie irregolare di un muro motorizzato che si muove su un binario, il video mostra cinque scene e tavoli diplomatici dove la discussione verte su problematiche internazionali come l’obesità e gli investimenti finanziari, spesso concludendosi in evidenti contraddizioni e istanze di guerra.
Infine, la mostra presenta una nuova versione espansa, realizzata appositamente per l’occasione, di La morale de l’histoire (2019). L’installazione immersiva è concepita come un racconto tecno-fiabesco, che narra le vicende di un cammello e alcune volpi del deserto che costruiscono un muro di pietre per ripararsi dal sole a discapito di una colonia di formiche. Il lavoro, che adotta volutamente i codici narrativi dell’infanzia per costruire una metafora dell’economia capitalista, conclude il percorso espositivo fungendo da riepilogo per tutte le altre narrazioni e opere.
L’insieme delle installazioni trasforma “Digital Mourning” in un ambiente immersivo, dove gli stimoli scaturiti da immagini, suoni e luci si sincronizzano nell’ambito di una sequenza complessa che guida i movimenti dello spettatore. L’accensione e lo spegnimento di una o più opere contemporaneamente genera una coreografia unica nel suo genere che vede alcuni lavori animarsi, e altri giacere senza vita in un sonno congelato. A dettare il ritmo
del racconto sono le voci narranti, i cosiddetti “Hosts”, i cui canali audio sono programmati per rivolgere “ordini” allo spettatore. In questo modo, secondo le parole dell’artista, il pubblico si trova “in a free but uncomfortable position that should lead to thinking about what is shown instead of believing it” [in una posizione libera ma scomoda che dovrebbeportare a riflettere su ciò che viene mostrato, non su ciò che si crede]. Nel creare un sistema di controllo, Neïl Beloufa mette in discussione concetti permeabili come la verità e la finzione e mostra quanto questi siano intrecciati nella realtà contemporanea, i cui meccanismi sono messi a nudo proprio come i dispositivi e i cablaggi delle sue opere.
In primavera inoltre Neïl Beloufa presenterà in città The Moral of the Story. Il progetto è promosso da Fondazione Henraux e sarà composto da quattro installazioni inedite dell’artista esposte nell’anfiteatro dell’Apple Store in Piazza Liberty. Le opere, prodotte da
Henraux in marmo, saranno visibili sia durante il giorno che nelle ore serali.
Il catalogo
In occasione della mostra “Digital Mourning”, Pirelli HangarBicocca è partner della prima monografia mai realizzata sull’artista. La pubblicazione, edita dalla casa editrice After 8 Books di Parigi e disegnata da Olivier Lebrun, tratteggia in oltre trecento pagine il percorso artistico di Neïl Beloufa e ne descrive il metodo produttivo, così come il lavoro all’interno dello studio. Completo di un ricchissimo apparato iconografico e testuale che include i saggi di Yilmaz Dziewior, Ruba Katrib, Jesse McKee, Guillaume Desanges, e Negar Azimi, il catalogo è in edizione bilingue inglese-francese e sarà pubblicato durante il corso della mostra in Pirelli HangarBicocca.
NOTA. Testo e foto: courtesy of Ufficio stampa dell’evento