CASTELL’ARQUATO. “Dipingere la disabilità con i colori dell’anima”. Questo è il significativo titolo della personale di Loredana Fantato che si tiene a Castell’Arquato, meraviglioso centro in provincia di Piacenza, allo Spazio Arte “GioEle chi?” di Via Dante 8. L’inaugurazione è un programma sabato alle 17.
Loredana ama definirsi un’artista fuori dagli schemi perché, sensibile all’arte fin da piccola, inizia in età giovanile a mettersi alla prova con la scrittura e con la poesia, riuscendo a pubblicare alcuni romanzi.
Dopo una pausa ventennale dedicata alla famiglia, scopre la pittura ed inizia a frequentare i corsi di pittura figurativa e di iperrealismo all’Accademia Artistica di Verona. Inizia quindi ad esporre in collettive con il Guppo Hyperrealist formato da alcune allieve dell’Accademia Cignaroli a cura di Marica Fasoli.
Dopo essersi esercitata nella copia dei ritratti dei grandi artisti, inizia a ritrarre le figlie, gli amici, i figli degli amici ed in particolare realizza molti ritratti della sua terza figlia affetta da sindrome di Down per fissare su tela la sua dolcezza, la sua gioia di vivere, la sua bellezza certamente al di fuori dei canoni comuni ma non per questo meno capace di suscitare in lei emozioni e riflessioni sulla complessità della disabilità. Fa parte di diverse associazioni culturali.
«Ho incontrato la disabilità all’età di trentanove anni – spiega – quando è nata la mia terza figlia con Sindrome di Down. Più che un incontro è stato uno scontro con una realtà di cui poco sapevo poiché, come tanti, fino a quel momento ne ignoravo l’esistenza.
Dopo l’accettazione delle peculiarità che ciò comportava, ho scoperto negli anni sulla mia pelle quanto fortemente siano radicati i luoghi comuni nei confronti dei disabili “mentali” che sono visti come persone semplici, caratterialmente simili (sono buoni, sempre allegri, amano la musica, ecc.), spesso associati a grande mancanza intellettiva, pochezza di desideri, aspirazioni affettive o lavorative ma a grande mitezza; luoghi comuni che ne limitano la socializzazione con i coetanei, l’inclusione, la partecipazione, lasciandoli sempre al margine della società».
Ecco quindi l’idea. «Dipingere persone con disabilità è stata una sorta di evoluzione catartica di un personale percorso artistico iniziato molti anni prima con la scrittura.
«Per continuare questa narrazione – conclude – ho deciso di dare vita ad un progetto pittorico con una serie di ritratti di bambini e giovani con Sindrome di Down che ho intitolato “I Colori dell’Anima” proprio per raccontare attraverso piccoli dettagli quali un sorriso buffo, uno sguardo fiducioso, un’espressione imbronciata o curiosa, l’unicità di ogni soggetto con SdD, la complessità del suo mondo interiore, la presenza di sogni, aspirazioni e perché no, di delusioni, nella speranza di evocare nell’osservatore il giusto rispetto». Questa mostra presenta una serie di lavori recenti di questa serie di opere.
(Simone Fappanni)