Dipingere nudi è scandaloso?

Una bellissima tecnica mista

Siamo nel 2020 ma il nudo artistico è ancora un tabù. Specie quello maschile. Ma anche un certo nudo femminile. Inutile fare i finti progressisti: ammettiamolo e basta. Però c’è nudo e nudo. Giusto. C’è il nudo voyeuristico, quello che mira a solleticare certi pruriti. C’è quello “pubblicitario” che serve per attrarre lo sguardo dell’osservatore e, caso mai, suggerire la vendita di un prodotto che talvolta non c’entra affatto col nudo, mischiando insomma il diavolo e l’acqua santa. Poi c’è il nudo creativo propriamente detto, quello, per capirci, che ambisce ad avere una formulazione artistica. Fra l’altro, forse si tende ad accettare con più facilità il nudo artistico fotografico. A livello pittorico le cose sono un po’ diverse. O quasi. Se nell’antichità il nudo nell’arte (e nella cultura) era accettato come forma perfetta a cui aspirare, come mostrano le statue classiche dalle forme armoniche, via via dipingere nudi è diventato “sconveniente”. Sono ormai acclarati i “dissidi” fra Papa Giulio II e Michelangelo alla Sistina per via dei corpi “senza veli” che compaiono nel Giudizio universale (https://www.youtube.com/watch?v=nCR0IwFZstQ). Come pure la “censura” operata dopo il Concilio di Trento, con l’incarico di coprire le nudità conferito a diversi artisti, il più celebre dei quali è stato Daniele da Volterra, che a seguito di quell’intervento gli venne affibbiato il poco lusinghiero soprannome di “Braghettone”, proprio per aver dipinto (con altri, lo ribadiamo), le “mutande” o “braghe” copri-nudità, per fortuna poi tolte. Si dice che qualche guaio lo ebbe anche un certo Francisco Goya, per la sua “Maya Desnuda” (https://www.youtube.com/watch?v=nCR0IwFZstQ). Almeno per i pittori ufficiali, quelli al servizio dei nobili e delle teste coronate, non era saggio fare il pittore di nudi, specialmente se ammiccanti. Almeno all’apparenza. Almeno ufficialmente. Eh già, perché con la scusa di dipingere veneri, una lunga schiera di pittori ha dipinto migliaia di nudi. Spesso molto sensuali. In fondo la nudità è la parte essenziale dell’essere uomini e donne. È la condizione originaria, primordiale. Non si può (e non si deve) nascondere. Così come la sua raffigurazione artistica. Il limite, semmai, è la volgarità. Che ne pensate?

AUTORE: SIMONE FAPPANNI © RIPRODUZIONE DEL TESTO RISERVATA