ZURIGO. Settembre di qualche anno fa. Durante l’inaugurazione di una mostra ho assistito a una interessante discussione fra l’artista che esponeva i suoi dipinti e un visitatore che aveva la fama di essere un grande collezionista d’arte moderna e che, quando voleva un’opera, non badava a spese perché – beato lui – poteva permettersi di pagare qualsiasi cifra, o quasi.
Dopo i convenevoli, i due si misero a parlare fitto fitto, passando da un quadro all’altro, commentando questo e quel soggetto, un particolare angolo prospettico, la scelta di un controluce. Da uno, in particolare, il collezionista sembrava particolarmente attratto. Si trattava di una figura seduta in un alienante ambiente urbano, postmoderno. Ma poco importa descrivere il quadro. Ciò che interessa è il momento clou dell’episodio.
Finalmente il visitatore si decise a chiedere il prezzo del quadro. L’artista, conoscendo la nomea di spendaccione dell’uomo, domandò una cifra molto elevata, quasi assurda per il tipo di lavoro e considerando che il pittore in questione non era famosissimo. E, pur sapendolo, aveva tentato il colpaccio.
Il collezionista rimase pensieroso per un attimo, poi chiese all’autista di passargli una grossa borsa di cuoio, da cui estrasse il portafogli. Si mise a contare velocemente le banconote necessarie a concludere l’acquisto, peraltro senza farsi notare dai tanti presenti. Insomma, lo fece con grande discrezione.
Al momento di porgere il pacchetto di soldi all’artista questi, con gli occhi quasi increduli, disse: “visto il suo interesse, le faccio lo sconto del 10 per cento”.
Non l’avesse mai detto. Il collezionista, visibilmente stizzito, rimise le banconote nel portafogli e, senza scomporsi, rispose al pittore: “se può farmi lo sconto del 10 per cento vuol dire che la sua opera non vale la cifra che mi ha chiesto”. E, salutando con un rapido cenno della mano, guadagnò l’uscita.
Un’amica, che aveva seguito con me questa scena sorseggiando un calice di Soave, sentenziò lapidaria: “non vale davvero la pena che gli artisti facciano i saldi”. Verrebbe proprio da dire: a conti fatti…
AUTORE: SIMONE FAPPANNI (Riproduzione del testo riservata)