FEDERICO BIANCHI: IL QUOTIDIANO E OLTRE. MOSTRA PERSONALE AL CENTRO ARTE PERINI

Federico Bianchi, Api

CASTELVETRO P.NO.  “ArDe. Arte e Design”. È questo il nuovo progetto espositivo del Cap, Centro Arte Perini. Negli spazi espostivi di Località Ponte 7, appena dopo il ponte che unisce la sponda cremonese a quella piacentina, si svolgono una serie di esposizioni personali e collettive a cadenza mensile. «L’idea di fondo di questa rassegna – spiega il curatore, Simone Fappanni – è quella di coniugare preziosi pezzi di design, frutto dell’ingegno di brillanti creativi, con l’arte contemporanea, soprattutto quella sperimentalista, secondo due direttrici solo apparentemente distanti, il figurativo moderno e l’astrazione, ma che in realtà celano entrambe il desiderio di procedere oltre il realismo in quanto tale».

Per queste ragioni ad aprire il programma è stato invitato il cremonese Federico Bianchi che dall’11 settembre al 4 ottobre propone una serie di dipinti e sculture raccolti sotto un titolo davvero significativo, “Il quotidiano e oltre”. Come si legge nel Porfolio che accompagna l’evento, il suo percorso comprende studi musicali, pittorici e dei materiali, con particolare attenzione al riuso di lacerti metallici per l’assemblaggio di opere scultoree.

Dal 2013 una parte della sua produzione è dedicata ad insetti ed animali da cortile, soggetti riconoscibili e per questo rassicuranti, che consentono all’autore di avere massima libertà in fase di realizzazione.

Fra l’altro, Bianchi si avvicina alle arti figurative grazie alla passione del padre per il disegno e la pittura. Nel 1985, anno in cui si diploma in pianoforte al conservatorio Giuseppe Nicolini di Piacenza, inizia a frequentare lo studio di Giacomo Malfanti, “il pittore del Po”, con cui rimane in contatto per un decennio. Ha esposto con successo in prestigiose sedi, dedicandosi con passione alla ricerca artistica e allo studio della musica.

«L’arte – spiega Federico – mi ha quasi sempre preceduto nella vita. Mi sembrava di essere Re Mida. Ogni cosa che facevo, che indossavo, cessava di avere una funzione pratica per diventare artistica. Me ne sono accorto da poco tempo. All’inizio vivevo questo fatto come una condanna, poi ho cominciato a sfruttarlo per fare arte. La vedo dappertutto, ma non mi disturba più come prima. Mi sono diplomato al conservatorio a ventiquattro anni. Dieci anni passati sul pianoforte senza mai divertirmi veramente.

Da allora non ho più voluto saperne di suonare in quel modo, con quel sistema. Dopo il diploma ho praticato le arti marziali giapponesi e cinesi, così da muovermi con tutto il corpo. Qui è nata la mia passione per la gestualità.

Ho iniziato a dipingere da autodidatta. Ora sono più di trent’ anni che dipingo, ma non ho mai smesso di sperimentare, così ho imparato a costruire e suonare il didjeridoo, grazie anche a Moreno Papi e a Paride Russo, e lo shakuhachi. Mi sono divertito a costruire boomerang, quasi un’ossessione: ne ho costruiti circa cinquecento. Faccio scultura, usando quasi sempre legno e metallo. Tutto quanto ho appena elencato è il mio lavoro da diversi anni. Cerco di fare di tutto, non scarto quasi nulla. Voglio imparare da tutto. L’arte è totale».

L’esposizione, ad ingresso libero e nel rispetto delle norme anti Covid-19, è visitabile da lunedì a sabato dalle ore 9.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 19.30, giovedì solo al pomeriggio. Per informazioni, fappanni71@gmail.com.

Credits: courtesy of Federico Bianchi