FERNANDO DE FILIPPI: ANTOLOGICA

Fernando De Filippi, Un tentativo di autodefinizione
(Courtesy of Uff. stampa della mostra)

LECCE. In occasione dell’ottantesimo compleanno di Fernando De Filippi si svolge, fino al 2 ottobre, un’ampia mostra che ne evidenzia la ricchezza del percorso creativo allestita al Museo Castromediano.

Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa in modo da offrire tutte le informazioni in merito all’evento:

Arte come processo di riflessione, dinamica di indagine, spazio di condivisione per comunità,
contesto in cui interagire e immaginare nuovi possibili forme di futuro. La ricerca dell’artista
Fernando De Filippi rivela queste sintomatiche relazioni con il lavoro che il Polo biblio-museale di
Lecce ha avviato e sta portando avanti attraverso mostre (pensiamo a quelle su Ezechiele Leandro e
Edoardo De Candia), momenti corali di riflessione e workshop con artisti della contemporaneità. In
occasione dei suoi ottant’anni il Museo Castromediano gli dedica una mostra antologica
promossa da Regione Puglia – assessorato all’industria turistica e culturale, Polo biblio-
museale di Lecce, Teatro Pubblico Pugliese e con il patrocinio del Comune di Lecce e
dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, che si inserisce anche nell’alveo del protocollo d’intesa
firmato alcuni mesi fa in merito alla valorizzazione e alla messa in rete dei musei e degli spazi
espositivi della città. Le grandi sale della Pinacoteca del Museo Castromediano accolgono così
la lunga ricerca di un maestro dell’arte contemporanea, nato a Lecce nel 1940 e di stanza a
Milano sin dal 1959, con alle spalle un’intensa storia di ricerca, militanza culturale e una
prestigiosa attività espositiva, che l’ha visto esporre le proprie opere alla Biennale di Venezia, a Palazzo Reale di Milano e in alcuni importanti musei nazionali e internazionali sin dagli
anni Sessanta.

La mostra, suddivisa in specifiche sezioni, analizza in maniera sistematica la sua
indagine sin dai primi anni Sessanta, attraverso le opere legate a un personale impegno politico e
sociale, declinato mediante iconografie legate alla Pop-Art, ma assolutamente autonome rispetto
alle istanze americane, per poi giungere, attraverso l’analisi dell’iconografia di Lenin, alle
performance, alle scritte sulla sabbia legate agli scritti teorici di Marx e poi, dagli anni Ottanta, alla
mitologia e alla costruzione di un immaginario in cui l’iconografia dell’albero assume una
determinata centralità.

Si approda poi agli anni Duemila, con le opere realizzate con l’ausilio delle
nuove tecnologie, in cui il fuoco e la riflessione sull’alchimia evidenziano particolari visioni. In
mostra anche documenti e materiali legati alla sua storia d’artista e intellettuale e una video-
intervista inedita con l’artista.


Nel percorso ormai sessantennale di Fernando De Filippi è possibile rileggere in filigrana i
principali momenti del dibattito artistico internazionale dalla seconda metà del ‘900 ad oggi.
Lui c’è sempre, senza pause, testimone e primo attore. C’è nella lucida consapevolezza dei passaggi
della storia, nelle scelte di campo e nella riflessione sulla natura dell’arte, nell’utilizzazione
consapevole di situazioni, immagini, simboli, mitologie del nostro tempo. C’è nel sapiente
possesso dei linguaggi e degli strumenti del fare arte, dal passato al presente tecnologico: è pittore
scultore grafico, pratica installazione e fotografia, attraversa un’importante fase comportamentale
con azioni d’impronta politico-ideologica e concettuali (e relative derivazioni filmico-fotografiche),
ritorna ancora alla pittura, ma per il tramite di elaborazioni digitali. Si delinea così il profilo
esemplare di una ricerca caratterizzata da una rigorosa e insieme flessibile visione mentale e
analitica che tuttavia non rinuncia alla “poesia”, sia pure in una forma priva di ogni ingenuità o
lirismo, nata dalla stessa esigenza di riflessione, inesauribile nel suo proporsi. Il tema della
memoria, come meccanismo sovratemporale che ricuce gli eventi del tempo in una ricostruzione
personale che subito si confronta e si apre alla dimensione storica e sociale, attraversa – con
maggiore o minore intensità – tutte le stagioni di questo percorso: in un continuo andirivieni tra
passato (non solo personale, ma universalmente mitico) e presente (come storia e ideologia), tra
atemporalità dell’arte e tempo storico.

Fernando De Filippi, La messa in questione ddei tramiti sociali
(Courtesy of Uff. stampa della mostra)

La mostra, coordinata da Luigi De Luca e curata da Brizia Minerva e Lorenzo Madaro, fa quindi il
punto su tutta la sua indagine, come rivela anche il catalogo, edito da Prearo, che accoglie anche un
denso apparato iconografico e testi dei curatori.

“Ricerca e divulgazione, prossimità e sguardo aperto sul mondo, narrazione e, soprattutto,
comunità: sono state queste le linee guida della nostra programmazione espositiva, che in questianni ha visto il Polo biblio-museale di Lecce impegnarsi in maniera sistematica con dei focus sui
maestri dell’arte contemporanea che dalla Puglia hanno varcato i confini con un respiro nazionale
e internazionale.

Oggi con Fernando De Filippi indaghiamo un altro campo: il maestro ha una
lunga storia da intellettuale militante, sin da quando – giovanissimo – ha lasciato Lecce per
Milano, città che l’ha accolto con entusiasmo e progettualità. Pieno di energie, brillante,
talentuoso, bravissimo disegnatore: il giovane Fernando da studente dell’Accademia di Brera è poi
diventato, dopo anni di impegno nella docenza, direttore della prestigiosa istituzione, forse la più
importante accademia italiana”, commenta Loredana Capone, assessore all’industria turistica e
culturale della Regione Puglia.

Per Luigi De Luca, direttore del Polo biblio-museale di Lecce, “La mostra che ospitiamo al
Castromediano vuole dimostrare come De Filippi non abbia mai derogato in tutta la sua lunga e
feconda carriera alla responsabilità della scelta, sia come uomo che come artista. Anche quando
l’ideologia si affievolisce, la politica delega alla società dello spettacolo e all’industria della
cultura i suoi ideali e i sogni di cambiamento, e le onde del mare cancellano le parole dei sacri
testi di Marx impresse sulla sabbia, l’arte si riduce a slogan e la resa alla società dei consumi
appare definitiva, anche quando tutto sembra perduto, De Filippi ci indica una via: quella di
un’arte come ricomposizione dell’unità della vita”.

“Fernando De Filippi è uno di quei leccesi che tra gli anni Cinquanta e Sessanta ha dovuto
lasciare la città per cercare un suo spazio a Milano, che lo ha accolto con entusiasmo, dandogli
grandi opportunità – commenta Carlo Salvemini, sindaco di Lecce. È stato docente e poi a lungo
direttore dell’Accademia di Brera e come artista ha esposto nei maggiori musei e nelle più
interessanti gallerie d’arte. Ma il suo legame con il territorio non si è mai interrotto, continuando a
tornare periodicamente e molte mostre hanno ribadito tale rapporto ancestrale. Questa, per la
prima volta, ci consente di compiere una panoramica tra oltre cinquant’anni di lavoro,
evidenziando i caratteri peculiari di un artista che ha saputo attraversare in modo significativo e
con autonomia la vita culturale del paese”.