
CHIARI. In un unica struttura nata da un continuo adattamento e ri-modulazione delle fabbriche già esistenti con il tesoro che custodisce, la Biblioteca Morcelli e la Pinacoteca Repossi, dicono una storia di oggetti e personaggi virtuosi, dotati di grande senso civico che merita una considerazione puntuale. La Fondazione attuale che unisce le due collezioni è stata istituita solo nel 1966, con il Decreto
Presidenziale e con la denominazione attuale, richiamandosi ai fondatori della biblioteca e della pinacoteca. Questo costituisce una significativa testimonianza di continuità e unita di intenti nonché di
gratitudine nei confronti di Stefano Antonio Morcelli, gesuita di origini clarensi, bibliotecario
presso il cardinale Albani a Roma erudito epigrafista, che fu poi impegnato anche in cura d’anime in quel di Chiari per un trentennio,1791 fino al 1821.
Pietro Bartolomeo Repossi (1776-1854), fu invece avvocato d’origini milanesi, collezionista di opere d’arte di eterogenea provenienza, in particolare di quadri e sculture, che ha vissuto gran parte della propria vita in quel di Chiari, integrandosi nel tessuto culturale del luogo.
Biblioteca e Pinacoteca vennero all’inizio aggregati al Ginnasio di chiari, ma fu ben presto chiaro che sarebbe presto stato necessario provvedere a soluzioni piu idonee sia alla conservazione che alla fruibilità dei beni custoditi.
Nel 1862 le leggi dell’appena nato Regno d’Italia portarono l’intero patrimonio sotto la gestione della locale Congregazione di Carità.
Nel 1937 il Ginnasio si era trasferito in un nuovo edificio, lasciando biblioteca e pinacoteca nella sede storica attuale di via Varisco con la possibilità di operare ampliamenti utili ad ospitare le future donazioni e assumendo una identità propria, diversa da u a appendice del Ginnasio.
La Fondazione nacque ufficialmente nel 1966, come or ora accennato, sotto la tutela del Decreto del Presidente della Repubblica con il quale si voleva evitare che un patrimonio cosi prezioso e fonti documentarie annesse, venisse smembrato per prendere la via del mercato e di lì a collezioni private.
Numerosi lasciti e donazioni di origine privata ed ecclesiastica hanno poi implementato in modo significativo l’intero patrimonio.
Grazie all’offerta culturale divenuta rilevante la Fondazione ha così potuto promuovere mostre, oltre ad eventi culturali, e generare rapporti importanti con la Regione Lombardia, Istituti scolastici, altri Musei ed enti culturali pubblici e privati che tutt’ora proseguono.
LA BIBLIOTECA.
Si tratta dalla raccolta libraria di Stefano Antonio Morcelli, che nel 1817 fece donazione dei propri libri “con relativi attrezzi di legname” alla
Congregazione di Carità di Chiari, l’istituzione in cui era stata concentrata l’amministrazione di tutti gli enti assistenziali, compreso l’allora Collegio che univa un’antica scuola umanistica e una scuola più incentrata su discipline utili alla formazione civica.
Se vi è da ravvisare una particolarità in questa raccolta iniziale, è che questa constava di circa 3000 volumi, e che si trovava già organizzata,
dallo stesso donatore sotto l’aspetto e criterio biblioteconomico e didattico per agevolare
l’utilizzo di studenti, professori e lettori.
La biblioteca, era dunque gia pensata in origine a uno scopo e fruizione pubblica.
Aperta al pubblico presso l’abitazione di Morcelli, nel 1822 traslocò ppi nei locali del Ginnasio di Chiari, che oggi è la sede della Fondazione.
La sua prima utenza fu soprattutto per insegnanti e studenti ginnasiali, in coerenza con la collocazione prossima all’istituto educativo
L’incremento del patrimonio librario avvenne inizialmente, sull’esempio di Morcelli,
attraverso donazioni di sacerdoti clarensi, raggiungendo, nel 1860, i quasi 15.000 volumi fruibili in tre sale.
In seguito altre pregevoli raccolte e fondi librari dei conventi soppressi giunsero alla Morcelli, come quello proveniente dalla Badia dell’Annunziata a Brescia.
Il primo catalogo alfabetico ragionato per autori, venne compilato nel 1962 quando la biblioteca raggiunse i circa “40.000 volumi e 10.000 opuscoli” distribuiti in 7 sale della originaria struttura che nel frattempo si era ampliata con l’integrazione al nucleo originario, di strutture preesistenti, riadattandole.
LA PINACOTECA.
La raccolta di incisioni e litografie, dei quadri e marmi nonché la gipsoteca con i
gessi, non sono da meno valore della Biblioteca Morcelliana.
E di questo doveva esserne consapevole l’avvocato Pietro Bartolomeo Repossi che il 7 aprile 1854, lascia al deposito librario un cospicuo patrimonio
di opere d’arte per istituire un piccolo museo che, affiancato da una scuola per le arti e
mestieri, potesse far conoscere e avviare i giovani alle attività artistiche.
Questo fatto è da notare perché si verificò in un periodo in cui gli ideali unitari per la società italiana e la nazione avevano primaria importanza.
Pietro Repossi dona l’allora ingente somma di 4000 lire per la costruzione delle sale espositive e vincola la donazione all’assunzione di un umanista competente.
Come molti altri musei di area padana che
nacquero dal connubio fra istituzioni scolastiche e accademiche, anche la Pinacoteca Repossi arricchisce Chiari di un piccolo museo affiancato da una scuola di disegno che trova il punto di riferimento proprio nel rapporto diretto con le collezioni.
Questo connubio ricorderà la vicina Brera, ma qui in provincia, il contatto diretto con l’arte dei maestri è più immediata, piu vera, più intima, e lo si intuisce anche oggi camminando per le sale di questo luogo.
L’istituto neonato si amplia acquistando due proprietà entrambe confinanti con l’edificio delle scuole e che saranno afibiti all’allestimento della Pinacoteca.
Già nel 1860 il primo inventario enumera gli oggetti di belle arti e registra la presenza di un notevole numero di pezzi che contemplano opere di altissima qualità oltre che le circa 1500 stampe e incisioni.
La Pinacoteca prende dunque vita da una ricca collezione, a cui vanno ad aggiungersi ulteriori donazioni provenienti dai depositi del cantiere della Cattedrale, dal Municipio e da donazioni di privati.
I primi trent’anni del XX secolo vedono anche
l’ingresso delle opere del pittore clarense Attilio Andreoli, che grazie ai suoi ritratti riesce a conservare la memoria di illustri personaggi del
territorio.
LUCA NAVA