AOSTA. Una bella e ben allestita mostra di 300 fotografie di Robert Capa (Centre Saint Bénin, Aosta sino al 24 settembre) e il libro che sto leggendo, uscito in luglio su Nikolaj Vavilov (Il genio dei semi di Peter Pringle, Donzelli), intitolato L’origine delle piante coltivate (disponibile cliccando qui, ndr) mi fanno credere che l’umanità non impari mai niente, tanto meno da chi profonde in quel che fa tutto l’impegno possibile, la partecipazione appassionata, la propria intelligenza e la coerenza.
Capa che pone l’uomo al centro della propria pietas e documenta guerre perché vengano rifiutate insieme al tronfio apparato politico e burocratico che le accompagna e per contrasto documenta momenti di gioia e di innocenza.
Vavilov che mette in piedi in un quarto di secolo una portentosa banca dei semi mondiale che si affida alla genetica sognando di salvare dalla fame l’umanità e di dare lustro alla scienza russa. L’uno morto nel 1954 a 41 anni mettendo un piede su una mina per scattare una ennesima fotografia durante la guerra di Indocina.
L’altro morto di stenti in carcere, bollato come scienziato borghese e controrivoluzionario, nel 1943. Vavilov (nato nel 1887) avrebbe potuto essere padre di Capa (nato nel 1913) ma entrambi sono stati figli inascoltati di un’epoca a cui tentarono, ciascuno a proprio modo, di dare un’altra piega.
A nulla vale che si allestiscano mostre di Capa e che a Vavilov, riabilitato dopo Stalin, sia stato dedicato il centro di botanica applicata da lui fondato. L’umanità non impara mai niente, progredisce (ma non sempre e non ovunque) in termini di benessere, ma continua a non capire la lezione della storia.
E d’altra parte ieri ad Aosta nessuno sapeva dire dove si trovasse la mostra e chi fosse Bob Capa, e numerose mie amiche di formazione scientifica e dedite al vangelo della biodiversità, non hanno mai sentito nominare Vavilov.
Sicché, se alla conoscenza del fotografo che è stato un mio mito di gioventù non posso contribuire, a quella dello scienziato delle piante sì. Ne parleremo a Frutti del castello a Paderna domenica 7 ottobre e farò in modo che sia il fil rouge di tutte le conversazioni della giornata (tutte le info cliccando qui https://www.fruttidelcastello.it/)
MIMMA PALLAVICINI
Informazioni sulla mostra ad Aosta desunti dal comunicato stampa:
Al Centro Saint-Bénin dal 6 maggio al 24 settembre 2023 saranno esposte oltre 300 opere, selezionate dagli archivi dell’agenzia Magnum Photos, che copriranno in modo esaustivo la produzione del celebre fotografo, dagli esordi del 1931 alla morte avvenuta – per lo scoppio di una mina – nel 1954 in Indocina.
“La mostra – anticipa la Dirigente delle Attività espositive Daria Jorioz – consente di ripercorrere tutte le fasi della straordinaria carriera di Robert Capa, riservando un’attenzione particolare ad alcune delle sue immagini più iconiche, che hanno incarnato la storia della fotografia del Novecento. L’esposizione si propone di evidenziare le molteplici sfaccettature dell’opera di un autore passionale e in definitiva sfuggente, instancabile e forse mai pienamente soddisfatto, che non esitava a rischiare la vita per i suoi reportages”.
Scrive Gabriel Bauret in catalogo: “Il suo posto nella storia della fotografia potrebbe essere paragonato a quello di Robert Doisneau, ma il paragone si ferma qui: tanto Capa è un eterno migrante, dallo spirito avventuroso, quanto Doisneau è un sedentario che nutre la sua fotografia con i soggetti che sa scovare a Parigi e nelle sue periferie”.
Al Centro Saint-Bénin di Aosta il visitatore potrà ammirare le immagini di guerra che hanno forgiato la leggenda di Capa, ma non solo. Nei reportages del fotografo, come in tutta la sua opera, esistono quelli che Raymond Depardon chiama “tempi deboli”, contrapposti ai tempi forti che caratterizzano le azioni. I tempi deboli ci riportano all’uomo, Endre Friedmann, alla sua sensibilità verso le vittime e i diseredati, al suo percorso personale dall’Ungheria in poi. Immagini che lasciano trapelare la complicità e l’empatia del fotografo rispetto ai soggetti ritratti, soldati ma anche civili, sui terreni di scontro, in cui ha maggiormente operato e si è distinto.
Di lui così scrisse Henri Cartier-Bresson: “Per me, Capa indossava l’abito di luce di un grande torero, ma non uccideva; da bravo giocatore, combatteva generosamente per se stesso e per gli altri in un turbine. La sorte ha voluto che fosse colpito all’apice della sua gloria”.
La mostra si articolerà in 9 sezioni tematiche: Fotografie degli esordi, 1932 – 1935; La speranza di una società più giusta, 1936; Spagna: l’impegno civile, 1936 – 1939; La Cina sotto il fuoco del Giappone, 1938; A fianco dei soldati americani, 1943 – 1945; Verso una pace ritrovata, 1944 – 1954; Viaggi a est, 1947 – 1948;
Israele terra promessa, 1948 – 1950; Ritorno in Asia: una guerra che non è la sua, 1954.
A rendere la rassegna ancora più intrigante è la possibilità che essa offre di ammirare l’utilizzo finale delle immagini di Capa, ovvero le pubblicazioni dei suoi reportages sulla stampa francese e americana dell’epoca e gli estratti di suoi testi sulla fotografia, che tra gli altri toccano argomenti come la sfocatura, la distanza, il mestiere, l’impegno politico, la guerra.
Inoltre, saranno disponibili gli estratti di un film di Patrick Jeudy su Robert Capa in cui John G. Morris commenta con emozione documenti che mostrano Capa in azione sul campo e infine la registrazione sonora di un’intervista di Capa a Radio Canada.
Robert Capa nasce nel 1913 a Budapest; in gioventù si trasferisce a Berlino, dove inizia la sua grande carriera di fotoreporter che lo porterà a viaggiare in tutto il mondo. Nel 1947 fonda con Henri Cartier-Bresson e David Seymour la celebre agenzia Magnum Photos. Muore in Indocina nel 1954, ferito da una mina antiuomo mentre documenta la guerra al fronte.
Per informazioni
Regione autonoma Valle d’Aosta
Assessorato Beni e attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali
Struttura Attività espositive e promozione identità culturale
tel. 0165.275937
Centro Saint-Bénin, Via Festaz 27 – Aosta
tel. 0165.272687 e-mail: u-mostre@regione.vda.it