ASCOLI PICENO. Fino al 27 marzo il Forte Malatesta di Ascoli Piceno ospita la mostra Il tempo, lo
sbaglio, lo spazio: Gino De Dominicis da cui è tratto il tema dell’ultima edizione del Premio a lui dedicato.
Questi i dettagli desunti dal comunicato stampa:
L’esposizione, che vuole essere un omaggio al grande artista anconetano, indaga il suo sguardo utopico, la sua ironia dissacrante, il suo gusto per il paradosso, la sfida alle leggi della fisica e l’immortalità del gesto, attraverso una selezione di artisti ed opere che si muovono partendo proprio dalla poetica di De Dominicis,una delle personalità artistiche più emblematiche, misteriose e inafferrabili del secondo dopoguerra,circondato da un vero e proprio alone leggendario.
L’opera di Gino De Dominicis è centrale nel porre in relazione estetica e utopia attraverso cui si ridefiniscono concetti come libertà, desiderio, mutamento, progetto, che si sono rivelati nella contemporaneità fondamentali nella messa a punto di qualsiasi prospettiva.
L’arte è il campo privilegiato in cui la coscienza utopica ha potuto manifestarsi con maggior forza e libertà per il grado di separazione e gratuità a lei attribuito. In questo senso le opere del Maestro, riflettono da un lato le inquietudini e gli smarrimenti dell’arte italiana postbellica, sin dai suoi esordi, dall’altra possono essere considerate come isole che affiorano al visibile di una realtà incompiuta, come spiega il curatore Andrea Bruciati: «Sono dimostrazione della pienezza inesausta dell’attesa, intenzione di ciò che è realmente possibile. De Dominicis è mosso da un’agognata risoluzione, dettata da quella frattura postromantica di cui l’arte contemporanea, fra la fine degli anni Sessanta e gli inizi del decennio successivo, rappresenta la risultante.».
Di questo cambiamento di rotta Gino De Dominicis è interprete fondamentale, diventando un caso
storiografico che solo recentemente ha mostrato le reali influenze che ha avuto e le modalità di approccio
interpretativo: protagonisti come Emilio Villa e il suo recupero del primordiale, così come Giorgio de Chirico,
Lucio Fontana, il giovane Piero Manzoni o i poco più che coetanei Giulio Paolini, Emilio Prini, Vincenzo Agnetti,
Marisa Merz, Pino Pascali, Adriano Altamira, Emilio Prini, Alighiero Boetti, Michele Zaza ad altri emersi nella corrente transavanguardista quali Francesco Clemente, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino insieme a lavori di artisti contemporanei come Maurizio Cattelan, Stefania Galegati, Maurizio Mercuri, Paola Pivi, Diego Perrone, Pietro Roccasalva e alle giovani generazioni rappresentate da Lorenzo Morri, Alessandro Fogo e Giulio Frigo, dove il filo conduttore è quella sintesi evocativa delle profondità dell’inconscio attraverso un’immagine rielaborata o una figura collocata in uno spazio incongruo presente anche in De Dominicis.
A questa mostra è affiancata un’esposizione a carattere monografico curata da Stefano Papetti, sempre al Forte Malatesta, dedicata a Cecco d’Ascoli, poeta contemporaneo di Dante, medico, insegnante, filosofo e astrologo/astronomo, autore della nota raccolta di sonetti L’Acerba – Acerba etas.
Ispirandosi alla sua figura e alla sua opera, importanti artisti contemporanei sono stati invitati ad illustrarne la celebrazione e il tema con un’opera realizzata per l’occasione. Tra questi Valerio Adami, Paolo Annibali, Roberto Barni, Davide Benati, Paolo Benvenuti, Fausto Bertasa, Carlo Bertocci, Bruno Ceccobelli, Andrea Chiesi, Marco Del Re, Gianni Dessì, Stefano Di Stasio, Giosetta Fioroni, Omar Galliani, Andrea Granchi, Luigi Mainolfi, Carlo Maria Mariani, PIno Mascia, Gianfranco Notargiacomo, Tullio Pericoli, Franco Piruca, Stefano Pizzi, Piero Pizzi Cannella, Giuseppe Puglisi, Serse, Stefano Tonti, Valeriano Trubbiani.
FONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento: press kit Ufficio stampa della mostra