GIO PONTI, DOMUS MAGISTER: 50 LUCIDI IN MOSTRA ALLA CASA DEL POPOLO

Un progetto di Gio Ponti, press kit uf stampa della mostra. Immagine inserita al solo scopo di presentare l’evento

RIVERGARO (PC). Architetto e designer fra i più celebri del dopoguerra, Giovanni Ponti, detto Gio, ha dato vita a un’esperienza professionale caratterizzata da un’infinita ispirazione creativa che ha connotazioni profondamente artistiche. Un’interessante esposizione di cinquanta lucidi alla Casa del Popolo di Rivergaro, visitabile gratuitamente fino all’8 settembre, ne evidenzia il talento cristallino.

Nato a Milano nel 1891, si è formato al Regio Istituto Tecnico Superiore, il futuro Politecnico, nel 1921, dopo aver sospeso gli studi durante la sua partecipazione alla “Grande guerra”.

Agli esordi apre uno studio insieme ai colleghi Mino Fiocchi e Emilio Lancia, lavorando successivamente con Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini. Invitato a partecipare alla prima Biennale delle arti decorative di Monza, ha preso parte a varie Triennali e ha fondato “Domus”, prestigiosa rivista di architettura e del design.

Ha insegnato al Politecnico nel capoluogo milanese, conseguendo importanti consensi in tutto il mondo, premi e riconoscimenti. «Gli italiani sono nati per costruire», ha scritto nel volume Vocazione architettonica degli italiani. «Costruire è carattere della loro razza, forma della loro mente, vocazione ed impegno del loro destino, espressione della loro esistenza, segno supremo ed immortale della loro storia».

«La sua visione della modernità, si legge nelle note di presentazione della mostra piacentina, è tuttora studiata e ammirata: in mostra si presentano le tavole in lucido pubblicate in una raccolta Domus, datata tra il 1930 e il 1940. I disegni raffigurano ambienti, prototipi di arredi e arti decorative. Il titolo dell’esposizione, “Domus magister”, è esplicativo dell’influenza e del fascino che Ponti ha esercitato sui suoi contemporanei.

È stato un poeta della visione e un grande progettista, ma non ha mai avuto l’ortodossia tipica della professione, né il piglio del teorico puro o dell’accademico. Saranno questi fattori a plasmare la nuova generazione d’architetti. Si testimonia così lo stile e l’innovazione che caratterizzano tutta la sua produzione. Inventa un modo di abitare la casa che è strettamente legato al suo umanesimo, elemento che lo guida in ogni suo progetto. Per Ponti, architettura e design saranno sempre a servizio dell’umanità».

Muore nella sua Milano nel 1979 lasciando un’eredità creativa di assoluto rilievo.

SIMONE FAPPANNI (riproduzione del testo riservata)