GIORGIO DENTI. L’arte è libertà

Oggi a “Un caffè con l’Artista” ho il piacere di avere Giorgio Denti: pittore, fotografo, cultore del Bello, infaticabile promotore culturale – è presidente dell’Aup “Pinoni” di Cremona – e carissimo amico. Lo ringrazio per aver gentilmente risposto alle mie domande in occasione dell’apertura del suo nuovo sito internet, “Appunti di viaggi reali ed immaginari” (https://www.giorgiod50.com/), che merita senza dubbio una visita.

Come mai, dopo essere stato un brillante manager di una nota casa automobilistica, ti sei orientato, anima e corpo, sull’arte, in ogni sua forma?

In verità non ho mai smesso di interessarmi all’arte nelle sue varie espressioni e forme. Anche durante il periodo lavorativo ho sempre portato con me la mia macchina fotografica in qualsiasi luogo e occasione mi trovasi. Già a 12 anni ricevetti la mia prima macchina fotografica era una “Ferrania” che mi ha accompagnato per tutto il periodo scolastico. Mi sono anche acquistato una piccola cinepresa.

Credo che la passione per l’arte o le arti mi sia cresciuta frequentando la bottega del nonno falegname e intarsiatore, la bottega del fabbro, e le altre forme di arte che ci possono essere in un piccolo paese di campagna. La curiosità è sempre stata la mia passione, il provare esperienze nuove. Si può dire che ero un bambino molto curioso, mai invadente però.

Devo confessare che queste mie “attitudini” me le sono portate appresso anche nel lavoro. Ogni cosa nuova io la seguivo e la imparavo. Nell’ultima parte della mia vita lavorativa ho avuto modo di realizzare alcune idee che nel corso degli anni hanno caratterizzato il mio modo di lavorare. Come portare all’interno dei saloni dell’automobile l’arte visiva con mostre, con eventi legati alla musica alcune manifestazioni.

L’arte visiva con le nuove tecnologie applicata all’informazione di servizi. Non da ultimo aver avuto la possibilità di viaggiare ha arricchito il mio bagaglio.

Se non sbaglio il tuo primo amore è stata la fotografia? Ce ne vuoi parlare? Quali soggetti preferisci fotografare?

Faccio riferimento alla mia prima macchina fotografica che per anni è stata la mia compagna.

Il cinema, di cui non perdevo una proiezione nel teatro della parrocchia,ogni scusa (vendere in sala dolciumi e altro)andava bene per vedere e non pagare. L’arrivo della televisione.

Poi all’età di 12 anni, l’anno più affascinante, lo spettacolo delle montagne, visto non da vicino, ma da sopra, è stato travolgente. Ero da solo a 2500 metri sopra il mare. Lo dovevo catturare.

Nel corso degli anni volevo che le mie esperienza rimanessero dentro e quale mezzo migliore che scattare foto come quadri che si impressionano dentro di te. Ho scoperto che più scatto più dentro di me si forma un archivio nel quale ogni tanto entro e fantastico.

I soggetti variano, un panorama, una piazza, un fiore, un volto, un oggetto, una situazione, un avvenimento,ecc. ciò che mi colpisce, susciti una emozione, una sensazione viene catturato.

A volte penso ad uno scatto come una situazione astratta e questo può dar vita a qualcos’altro.

La tua pittura ha diversi momenti con soggetti alquanto vari ed eterogenei. Ce ne parli?

E’ proprio così, personalmente amo non essere convenzionale, fa parte un po’ del mio carattere, questo a volte come si dice oggi “mi frega” perché rischio di non essere compreso o di urtare quello che è il senso comune.  La fotografia in questo mi aiuta, in quanto ho la possibilità di vedere oltre di immaginare.

Nella mia vita ho visitato o meglio frequentato molti musei. In quanto in alcuni musei mi piace, ancora oggi, andarci nei momenti in cui sono praticamente vuoti. In questo modo posso intrattenermi con le opere, dai grandi classici a quelli che amo maggiormente, tutta l’arte che parte dall’ottocento fino ai contemporanei.

Amando la fotografia, preferisco fotografare un bel paesaggio più che ritrarlo, in esso cerco qualcosa d’altro che va più in profondo. Come la natura, un volto, un sentimento violento, un fiore si sedimentano nella mia mente, nel mio intimo.

Per questo il colore è il mio compagno e mi suggerisce il momento espressivo. Un esempio su tutto, anche una semplice forma di un giallo, rosso, blu, nero o bianca mi emoziona. In quel momento scompare la forma e si esalta il colore che origina un pensiero, la voglia di.

Credo che tutto questo si chiami amore, per le persone, per le cose e per se stessi. 

So che ami anche la musica …

La musica mi è entrata da piccolo e mi accompagna tutt’ora. Avevo 9 anni e ci fu il mio primo approccio con le note, grazie al mio maestro Silvio. Questo glielo devo, senza di lui non avrei iniziato.

Le note, il solfeggio, lo studio del pianoforte poi interrotto bruscamente. La passione comunque mi è rimasta. Conosco le note e il loro valore. I grandi musicisti mi stanno accompagnando ancora. Non nego che a volte quando ascolto musica la mia immaginazione corre ai colori. Certo tra una nota e l’altra di rincorrere il colore che suscita. Corro sopra il rigo come quando chiudendo gli occhi vedo il rosso, il verde, l’azzurro e le loro variazioni.

Secondo te qual è il futuro immediato dell’arte, ora che siamo agli inizi della fase 2 di questa emergenza?

Il mio sentire interiore e il mio pragmatismo esteriore mi dicono che l’arte nelle sue più svariate forme non ha fase 1, fase 2 o altre fasi. E’ sufficiente vedere che abbiamo bisogno dei colori per rappresentare il virus, che abbiamo bisogno della musica o della parola per esorcizzare le nostre emozioni.

L’arte in tutte le sue forme aiuta a formare la mente, apre le nostre menti a cose nuove, non si ferma al presente va oltre.

Il corso dei secoli insegna che l’arte non è stata fermata da nulla, anche perché e la forma migliore con la quale l’uomo manifesta il suo amore per l’universo e tutte le sue forme di vita.

Non sembra vero e quando lo dico non ci credono. L’ultima fase della mia vita l’ho pensata e programmata proprio così, dedicarmi a ciò che ho sempre sognato.

Il lavoro non era lo scopo, ma lo strumento. Mi sono sentito sempre una persona libera.