SAREZZO. Da diversi anni ammiro “l’arte aniconica”, prendendo a prestito il titolo di una sua personale, di William Giuseppe Vezzoli, in quanto capace di emozionare andando “dentro” e “oltre” il reale. Lo ringrazio per avere cortesemente risposto alle mie domande sul suo intrigante iter espressivo.
«Come quando hai iniziato la tua ricerca creativa? Come si è evoluta? Quali soggetti e tecniche prediligi? Pensando alla tua produzione più recente, qual è il tema di fondo che intendi sviluppare e quali messaggi vuoi offrire al pubblico?»
«Abilità e disabilità – spiega Vezzoli – sono parte dei nostri geni, come la matematica è da sempre una mia disabilità mi sono invece trovato bambino con la facilità nel comprendere l’uso dei colori e abilità nel disegno.
Non è stato sicuramente l’inizio della mia ricerca,ma l’utilizzo di acquerelli e matite ogni volta che volevo per ritrarre natura e paesaggio.
Sono nato in un piccolo paese della Valletrompia (Sarezzo, ndr) e l’ambiente in cui crescevo è stato la fonte ispiratrice e di interesse che mi ha accompagnato per anni dandomi la possibilità in un contesto di industria metalmeccanica di diventare grande con le mani non solo “sporche” di lavoro ma anche di colori,maturando nella conoscenza e studio della corrente impressionista che da sempre mi affascina.
Non ho potuto frequentare scuola d’arte,la mia formazione è iniziata grazie alla frequentazione e amicizia con pittori e gruppi culturali attivi in Brescia e provincia negli 1970/80.
Per anni lo scopo della mia pittura è stato acquisire tecnica e capacità nel copiare e riprodurre il più fedelmente possibile il paesaggio.
Il tempo,conquista tecnica,sicurezza,maturazione e pratica mi hanno portato nel tempo a “vedere “ciò che mi circondava,leggerlo e trasportarlo sulla tela nella mia personale realizzazione interpretativa.
Ho vissuto e praticato la pittura in “plein air”come grande amore fino alla metà degli anni novanta partecipando a molte estemporanee al centro e nord Italia.
Ho conosciuto,frequentato e dipinto con grandi pittori,usando per comodità in prevalenza colori ad acqua,non disdegnando comunque colori alchidici o ad olio.Sono spesso riuscito a vedere e a leggere e a trasmettere il “mio” paesaggio meritando premi consenso di critica anche ad alti livelli.
Il paesaggio è dentro di me,se vedo un pittore al cavalletto in strada non resisto, devo parlargli. Però si cresce e si cambia…verso la fine del secolo scorso era in atto il cambiamento che mi ha portato ha ridurre fino ad eliminare i concorsi di pittura estemporanea per intraprendere il nuovo percorso.
I paesaggi diventano “paesi dell’anima” ,inizia un viaggio nei territori della memoria,uno scavo interiore nei posti del ricordo dove affondano radici e identità.
Il mio spazio protetto non è più lo studio dove dipingo ma il “laboratorio creativo “ dove nasce piano un linguaggio informale che miscela astrazione e realtà,attraverso il quale prende forma la mia attuale narrazione. Il tema che da sempre mi accompagna è quello del “viaggio “,inteso come scoperta interiore,ricerca di nuovi spazi mentali prima che fisici.
Un viaggio a ritroso che fruga nel bagaglio del vissuto e prosegue con l’intenzione di elevare lo spirito nel tentativo di liberarci dalle condizioni contingenti che rendono l’uomo schiavo del suo tempo e anche di se stesso.
La pratica yoga mi accompagna da circa venti anni,armonia serenità,pace interiore ,equilibrio sono grande contributo alla mia ricerca. Il “viaggio “richiede utilizzo di supporti non convenzionali e tridimensionalità,di gesto e manipolazione della materia.
Quasi un gioco mi porta a mescolare pigmenti,resine,colle,catrame,cemento accostando alla pittura frammenti,tele,vecchie assi ,lamiere,corde,chiodi,fili di ferro. Oggetti che non servono più. Il messo da parte che ha esaurito la propria funzione.
La storia di un oggetto racconta sempre un po’ di chi lo ha usato,le tracce del passato si ripropongono come elementi che generano nuovi racconti per dare valore e rinascita e divenire “soggetto “…
Così Giovanna Galli critica e giornalista concludeva la presentazione al catalogo della mia mostra Anno 60° nel salone Romanino presso A.A.B.di Brescia nel novembre 2014: “Vezzoli racconta come siamo un po’ tutti “viaggianti”,creature in transito,con i piedi ben ancorati al suolo,ma con lo sguardo speranzoso costantemente puntato verso un orizzonte lontano,o verso il cielo,verso una luna che ammicca da quella dimensione sospesa nel tempo e nello spazio in cui albergano le aspirazioni più alte: la serenità,l’armonia,la pace interiore,la completezza. Un ideale incontro degli opposti come perfetto equilibrio,in cui ritrovarsi”.
Mi sono permesso di prendere a prestito lo scritto di Giovanna perché ha saputo cogliere ap pieno il mio messaggio».
SITO WEB. Per approfondire la conoscenza dell’arte di Vezzoli, si rimanda al suo sito internet: https://www.williamgvezzoli.it/
NOTA. Le immagini a corredo dell’intervista sono state pubblicate per gentile concessione dell’Artista.