GLI ACQUERELLI DI FIORINI IN MOSTRA A BORNO

Il consigliere comunale Gessica Tognali e il pittore Fulvio Fiorini

BORNO. L’acquerellista Fulvio Fiorini espone, fino a domenica, 15 settembre, a Borno, presso la splendida Piazza Giovanni Paolo II di Borno. L’esposizione è realizzata grazie alla sensibilità dall’amministrazione comunale. Per l’occasione l’artista ha selezionato a serie di scorci montani e collinari, accanto ad altri pezzi che rappresentano scenari celebri, come la Serenissima, vedute di antichi borghi e marine.

Velatura dopo velatura, Fiorini riesce infatti a portare sulla carta la poesia di scorci noti e meno noti, spesso ripresi en plein air, alla maniera degli impressionisti francesi. Fulvio ama infatti un contatto “diretto” con i paesaggi, anche insoliti, che dipinge con passione e autentico trasporto. Una capacità “narrativa”, questa, che gli ha permesso di conseguire importanti riconoscimenti, tenendo anche apprezzate dimostrazioni dal vivo d’acquerello in seno a prestigiosi eventi culturali. Insegna anche questa tecnica con lo stesso passione e lo stesso trasporto con cui dipinge i suoi quadri.

Ha vinto, fra l’altro, un’edizione del Premio “Giuseppe Bonisoli” e diversi altri concorsi e gli è stato recentemente conferito il “Premio Agrumello”. Tiene apprezzati corsi e dimostrazioni di acquerello.

«Il suo particolare stile – spiega il curatore, Simone Fappanni – è basato soprattutto su interessanti studi prospettici a cui accorda precise scelte tonali. Rimanendo sempre e comunque “fedele” a se stesso, rinunciando, cioè, a lasciarsi suggestionare da superflui -ismi che, in quanto tali, la renderebbero meno efficace, privandola di quella chiara vocazione verso la sperimentazione che risulta l’elemento distintivo.

Vero poeta dell’acquerello in terra padana, con scorci della nostra campagna, spesso contrassegnate dal passaggio di corsi d’acqua e dal Po in particolare, ama dipingere anche vedute di altri luoghi carichi di fascino, in particolare quelli che osserva durante i suoi viaggi per antichi borghi o luoghi poco noti. Una “fedeltà” che nasce, dunque, dalla volontà di rappresentare ciò che l’artista sente profondamente, come del resto appare evidente dalle scelte che egli attua, sia raffigurando volti di persone a lui care o frutto di pura immaginazione, sia lasciandosi piacevolmente ammaliare da scenari e paesaggi che mostra di conoscere profondamente».