GLI ARTISTI E LA GRANDE GUERRA, QUALE RAPPORTO?

Umberto BoccioniCarica di lancieri, 1915, Milano, Museo del Novecento, fonte: Wikipedia

VITERBO. In Italia c’è stato un movimento artistico che, spesso, viene affiancato alla prima Guerra Mondiale. Si tratta del “Futurismo”, che vede nascere la propria ufficialità nel 1909, con la pubblicazione del “Manifesto” sul giornale francese, “Le Figaro”, ad opera dello scrittore Filippo Tommaso Marinetti. Tra i principali protagonisti, di questo gruppo, gli artisti, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Gino Severini, Carlo Carrà, Mario Sironi, Luigi Russolo e l’architetto Antonio Sant’Elia.

Questo movimento artistico oltre ad esaltare il dinamismo, la velocità, la simultaneità, esaltava anche la forza, la sopraffazione del vecchio, del passato, della debolezza, il militarismo virile, il nazionalismo, c’era, insomma, anche una certa violenza. Erano, quindi, interventisti, cioè quelli che volevano la guerra, tanto che il loro motto era, “La guerra, sola igiene del mondo”. Diversi artisti futuristi si arruolarono volontari seguendo addestramenti militari per essere preparati meglio al combattimento.

Tra questi anche alcuni tra i maggiori esponenti del movimento: Marinetti, Boccioni, Sant’Elia, Sironi, Russolo, ecc… Purtroppo, proprio tra gli artisti futuristi, ci furono diversi morti, più di una decina e, tra questi, il più importante, Umberto Boccioni che morirà a soli 34 anni per una caduta da cavallo, cavallo che si imbizzarrì nel vedere un grosso mezzo militare.

Anche il geniale architetto Antonio Sant’Elia morirà in un combattimento. In seguito a questi fatti possiamo dire che la prima Guerra Mondiale pose fine alla fase più innovativa e geniale di questa avanguardia che seppe dare, attraverso la propria energia, una scossa rivoluzionaria internazionale. La “Grande Guerra”, nella sua tragica totalità, investì ogni aspetto della società influenzando anche l’arte, sia nell’aspetto creativo che nel decretare, anche attraverso la scomparsa di molti artisti, un lutto indelebile per la storia dell’arte.

Un altro importante pittore, Carlo Carrà, come abbiamo visto, anche lui nelle fila del Futurismo, fu particolarmente colpito dalla guerra. Si schierò a sostegno dell’intervento italiano contro l’Austria ma questa esperienza, così voluta, fu tanto dolorosa quanto negativa. Fu ricoverato, infatti, nell’ ospedale militare di Ferrara per le sue precarie condizioni di salute.

All’ospedale di Ferrara arrivò, anche, l’inventore della pittura “Metafisica”, Giorgio De Chirico, anche lui ricoverato per problemi di natura nervosa, quello stress noto, in quel periodo bellico, come, “trauma da bomba” o “trauma da trincea”. Siamo nel 1917 e, anche se De Chirico ufficializzerà la nascita della sua pittura Metafisica qualche anno prima, nel 1910, è proprio a Ferrara che nasceranno alcuni dei suoi quadri più belli, più interessanti, anche perché lo stesso artista dirà che in questa città ci sono le piazze più misteriose, più intriganti, insomma, più metafisiche.

I due artisti-soldati, fanti semplici, stabiliranno, nell’ospedale ferrarese, insieme ad un altro artista, Filippo De Pisis, un importante sodalizio artistico-culturale che vedrà la nascita di alcuni capolavori della pittura Metafisica anche da parte di Carrà e De Pisis che rimarranno colpiti dai nuovi significati contenuti nell’ arte di Giorgio De Chirico che influenzerà, anche, la pittura “Surrealista”.

Volendo fare un passo indietro, precisamente tra il 1893 e il 1910, troviamo un artista, Edvard Munch, che attraverso il suo quadro più famoso, l’Urlo, ha anticipato i malumori, le contraddizioni, le tensioni esistenziali che di lì a poco porteranno, infatti, al grande conflitto. L’artista norvegese fece di questo dipinto quattro versioni: la prima nel 1893, due nel 1895 e l’ultima nel 1910, poco prima, quindi, che scoppiasse la prima Guerra mondiale.

Quest’opera è diventata il simbolo, l’emblema del dramma e della sofferenza umana, dove domina l’angoscia, lo smarrimento, il terrore non di un singolo individuo ma dell’intera umanità e la guerra, in questo, non è seconda a nessuno.

AUTORE: ALFONSO TALOTTA

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La copertina del libro Dipingere la guerra