
VITERBO. “Tutti i bambini sono degli artisti nati; il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi.”Basterebbe questa frase di Pablo Picasso, uno degli artisti più grandi di sempre, per capire quanta attenzione e considerazione ha avuto e ha, nell’arte, il mondo dell’infanzia. Forse perché siamo abituati a vedere nel mondo dei bambini un mondo pulito, innocente, puro, spontaneo, e questo ce li fa amare e guardare con interesse, quasi a voler prendere spunto da questo universo e trasportarlo nel mondo degli adulti, spesso inquinato e corrotto. Dal tema dei “Bambini nell’arte”, analizzeremo cinque opere di altrettanti artisti in un periodo che va dal XVII al XXI secolo, con motivazioni, rappresentazioni e significati diversi.
“LAS MENINAS” (le damigelle d’onore) di Diego Velazquez
Questo quadro è stato dipinto nel 1656 dal pittore spagnolo Diego Velazquez (1599/1660) ed è esposto al Museo del Prado a Madrid. E’ un dipinto molto grande, cm.318×276, olio su tela, ed è il quadro più famoso dell’artista in questione. Quest’opera, come si intuisce già dal titolo, ha per protagoniste due bambine, le damigelle, appunto, che sono al fianco dell’infanta Margherita, che ha cinque anni, ed è la figlia maggiore della nuova regina. Il dipinto rappresenta la famiglia reale e, in primo piano oltre alle già citate bambine, ci sono anche una nana, un nanetto, un cane, e altri personaggi di corte. La cosa interessante di questo lavoro è che si vede Velazquez che guarda verso di noi ed è davanti ad una grande tela perché, in realtà, sta eseguendo il ritratto del re e della regina, che però non si vedono se non in fondo alla parete, riflessi nello specchio. Soluzione geniale ed innovativa in una composizione dal sapore fotografico, quasi un’istantanea, dove la messa a fuoco non è sul mondo regale degli adulti ma sul mondo innocente dei bambini.
“LA SIGNORA CHARPENTIER CON I FIGLI” di Pierre-Auguste Renoir
Pierre-Auguste Renoir, pittore francese (1841/1919) dipinge questo quadro, olio su tela, cm.153×159, nel 1878, opera che si trova a New York al Metropolitan Museum. Il dipinto raffigura la signora Charpentier, moglie dell’editore di Emil Zola, con figlia e figlio e il cane accucciato sul tappeto. La scena, intima, ci appare come il classico quadretto familiare e si svolge nel salottino della casa, spazio che la padrona di casa era solita animare con incontri letterari ed artistici. Renoir, uno dei protagonisti dell’Impressionismo, sembra parlarci dei due mondi differenti presenti in questo lavoro, il mondo adulto e quello dell’infanzia, proprio attraverso il colore, che rappresenta la vera forza del movimento artistico francese. Al centro della composizione pittorica troviamo, infatti, la Charpentier che domina, così, la scena, anche perché ritratta con un vestito nero che dà importanza e concretezza al personaggio. Viceversa, gli abiti dei figli sono di un “innocente” azzurrino che ci riporta al mondo incantato dei bambini, che qui si guardano, senza parlare, ma non c’è bisogno della parola perché la comunicazione avviene nel silenzio di questa scena amena, serena, nella composizione a triangolo che vede alla base il cane, simbolo di obbedienza e di fedeltà e che riporta nel suo manto i colori degli altri protagonisti del quadro e che riposa, dolcemente, su un caldo e morbido tappeto.
“I DUE FRATELLI” di Pablo Picasso
Quest’opera di Pablo Picasso, artista spagnolo (1881/1973) tempera su cartone, cm.80,5×60, del 1906, oggi nella collezione del Musée National Picasso di Parigi, ci porta al cosiddetto “Periodo rosa” del pittore catalano. In questo periodo Picasso abbandona i soggetti tristi e malinconici del precedente periodo, quello chiamato, “Blu”, e si apre ad un mondo più colorato, più positivo, dove domina il cromatismo di un rassicurante rosa e dove, spesso, i soggetti sono proprio i bambini. In questa scena vediamo che c’è anche, a terra, sulla sinistra, un tamburo, che ci rammenta il mondo circense che sarà raffigurato molte volte da Picasso nel suo “Periodo rosa” e il circo è stato sempre amato dai bambini, è praticamente un simbolo dell’ infanzia, con suoni, colori, clown, scherzi, animali, ecc… In questo quadro notiamo il fraterno aiuto di un fratello più grande che porta in spalla il fratello più piccolo, c’è una comunicazione tra le due figure, quasi un tutt’uno, una fusione di sentimenti che li unisce in modo forte e sicuro. La nudità, tipica dei ritratti picassiani di quegli anni, esprime tutta la freschezza e la salute del giovane circense, la rotondità e il volume dei corpi, modellati attraverso le calde sfumature dei rosa, ha preso il sopravvento sulle tristi e piatte forme del “Periodo blu”. La solidità di queste figure e della composizione ricorda quella delle statue greche arcaiche, e le tinte rosa e ocra sono le stesse della terra spagnola dove Picasso, in quel periodo, risiedeva nei mesi di vacanza.
“BALLOON GIRL” di Banksy
Nel 2002, Banksy, lo street artist anonimo, inizia la serie, “Balloon girl”, la bambina con il palloncino rosso a forma di cuore. Le opere di Banksy ci appaiono all’improvviso, quasi dal nulla e per far questo l’artista prepara prima i suoi lavori con la tecnica dello stencil in modo da posizionarli, di notte, in poco tempo, sulle facciate dei muri. Questa è una delle sue opere più conosciute ed è altamente poetica; l’immagine della bambina che lascia andare il palloncino rosso, a forma di cuore, è molto toccante e ci fa pensare a diverse cose. Per esempio l’esprimere un desiderio e lasciarlo andare, con la speranza che possa avverarsi, oppure la proiezione del nostro cammino, con la fine della fanciullezza e l’ingresso nel mondo degli adulti, il palloncino è un altro simbolo dell’infanzia e il fatto di liberarlo rappresenta un cambio di passo, o ancora il fatto di dedicare, di dare il nostro cuore a qualcuno che abbiamo amato e non è più con noi e che cerchiamo, idealmente, nel cielo. Insomma ci sono diverse letture, in questa che possiamo definire “Opera aperta”. Da segnalare che recentemente questo soggetto riproposto su un supporto tradizionale mentre veniva battuto all’asta, attraverso un congegno elaborato proprio da Banksy, si è autodistrutto, con tante striscioline che hanno tagliato l’opera.
“IMPICCATI” di Maurizio Cattelan
Quest’opera, del 2004, dell’artista Maurizio Cattelan (1960) è un pugno nello stomaco e, forse, anche di più. Apparsa a Milano, in Piazza XXIV Maggio, come era prevedibile ha dato vita ad una serie di polemiche. Il fatto di veder penzolare, impiccati, delle sagome che raffiguravano tre bambini è stato certamente uno shock. Più che una scultura si tratta di un’immagine, efficace in uno spazio pubblico più che in uno spazio chiuso come un Museo o una Galleria. La scena è forte, cruenta, terribile, ma questi bambini non sono morti, anzi guardano dall’alto in basso e giudicano il mondo degli adulti, quel mondo che, spesso, li riduce a bambini-soldato, a morire di fame, a ostaggi, a subire violenze di ogni sorta, un mondo che li abbandona, li dimentica e, cosa ancor più grave, è che ci si è assuefatti a questo genere di notizie che vediamo tranquillamente dal telegiornale, mentre stiamo mangiando, perché si sa, “Il dolore degli altri è un dolore a metà”. Insomma, ci fa più caso questa che, comunque, è una scena finta e non facciamo caso ai fatti veri che ogni giorno, attraverso i canali di informazione entrano nelle nostre case. Come dire, il finto sembra vero e il vero sembra finto!
AUTORE: ALFONSO TALOTTA