PISA. Nella suggestiva cornice di “Palazzo Blu”, affacciato sul Lungarno di Pisa, è allestita la mostra dei “I Macchiaioli”, una delle più complete ed esaustive dedicate a quel movimento pittorico che si affermò in Italia tra la metà e la fine dell’Ottocento, avendo il suo fulcro di irradiazione nelle regioni dell’Italia centrale e segnatamente in Toscana.
Sono, infatti, toscani i pittori più noti di quella stagione: Fattori e Segantini che privilegiano la rappresentazione del paesaggio rurale, non solo dal punto di vista descrittivo ma anche “operativo”, che cioè illustra i lavori agricoli stagionali, con una ricchezza di colori e un tocco leggero e mosso, tipico della pittura “en plein air”.
La mostra propone molti quadri dei due pittori sopracitati ma anche di altri meno noti come Signorini, De Nittis e Silvestro Lega, di cui è veramente avvincente un ritratto di Garibaldi in camicia rossa. I “macchiaioli “avevano esperienza di ciò che si muoveva nel campo della pittura contemporanea in quanto alcuni di loro avevano frequentato anche i “salon” e le mostre parigine dove esponevano i pittori più accreditati dell’epoca; ma trasferiscono quelle esperienze in una dimensione nostrana più vicina al sentire della classe medio-borghese di cui sono i portavoce.
Infatti, accanto ai quadri di soggetto contadino, la mostra ci presenta “spaccati d’epoca” come le occasioni delle lotte risorgimentali riprodotte in quadri di battaglia (molto belle le scene delle cariche di cavalleria proposte da Fattori) o quelle di vita quotidiana come la lezione di pianoforte o la redazione di lettere private: ci sono diverse tele dedicate a tale motivo a testimonianza del fatto che il saper scrivere cominciava a diventare un punto d’onore delle nuove classi emergenti.
L’occhio dei “macchiaioli” si dimostra compartecipe delle fatiche dei contadini che vengono rappresentati finalmente nella loro dignitosa povertà. Insomma, una pittura borghese per una classe, quella borghese, che in quegli anni stava unificando l’Italia. Una mostra da non perdere.
AUTORE: VINCENZO MONTUORI