I NAVIGANTI E ALTRE STORIE: MOSTRA ONLINE DI GIULIO RUFFINI

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BAGNACAVALLO. “I naviganti e altre storie” è il titolo della mostra online di opere di Giulio Ruffini che segna, sul sito “Barbara Frigerio Gallery”, l’inizio della collaborazione di Barbara Frigerio con l’archivio dell’artista (1921–2011).

«La selezione qui proposta – dice la gallerista milanese – è dedicata agli anni Ottanta, con dipinti ed acquerelli dal sapore sognante e metafisico, che rimandano alle eleganti nature morte di De Pisis e ai manichini di Carrà».

Il lavoro instancabile dell’artista bagnacavallese, che dalla sua Romagna seppe raccontare con grande maestria tecnica l’evolversi della società e del nostro Paese, è stato ampiamente omaggiato con mostre e rassegne in spazi pubblici, da quella a Palazzo dei Diamanti a Ferrara (1970), a quelle nel 2021 (Rimini, Bologna…) in occasione del centenario della nascita. Al momento alcune sue opere sono esposte al Museo Civico delle Cappuccine a Bagnacavallo, nell’ambito della mostra “Il paesaggio. Sentieri battuti e nuove prospettive”.

Frigerio, come è nata questa collaborazione con l’Archivio Ruffini di Bagnacavallo?

«Mi sono avvicinata al lavoro di Ruffini lo scorso autunno e anche se il mio campo è soprattutto quello del contemporaneo, ho accettato l’invito ad occuparmene giunto da Roberto Minguzzi, curatore dell’Archivio Ruffini. Mi sono quindi documentata sulla sua opera e ne sono rimasta colpita. In ognuno dei periodi artistici ho trovato un autore che ha saputo attraversare tutto il Novecento con grande maestria tecnica e stilistica. Ho quindi accettato di promuovere, far conoscere l’arte di Ruffini oltre i confini della Romagna anche in ambito nazionale e in futuro magari anche internazionale».

Come hanno colto nel segno titoli di mostre a lui recentemente dedicate come “La libertà del segno” (a Ravenna) e “Quadri dell’anima” (a Lugo) ?  

«”La libertà del segno” è una definizione che ha colto molto bene il senso del suo lavoro in cui attraversò vari generi, da un realismo più marcato ad un aspetto più informale (la serie “Gli incidenti”), sempre dando vita ad una ad una pittura di alto livello».  

Perché ha scelto una selezione di disegni e acquerelli degli anni Ottanta?

«Tutta la sua opera è profondamente legata al suo vissuto, dal suo modo di registrare i cambiamenti epocali del mondo contadino all’approdo a una parte di riflessione più intima, connotata da un linguaggio metafisico surrealistico, come uno sguardo più profondo volto ad approfondire e a comprensione la realtà. Ho scelto opere degli anni Ottanta perché mi sembravano quelle in grado di restituire l’universalità del messaggio di Ruffini, poiché meno legate a un contesto “storico”, come lo sono i lavori legati sulla civiltà contadina».

In che maniera i temi dell’abbandono della vita contadina, come nei cicli “Romagna scomparsa” e “I monumenti”, assumono invece quella che lei ha definito «una prospettiva legata al mare?

«Il cambiamento progressivo di stile dentro al lavoro e all’anima di Ruffini lo portò a distanza di anni a ritrovare i suoi elementi caratteristici (come gli strumenti del lavoro della terra) con una prospettiva di emozione, di sogno, di fuga, così come quella legata al mare, disegnando le barche di carta. Il mare insieme alla campagna sono i due elementi caratteristici con cui raccontava con sguardo amorevole la sua terra, nello scorrere del tempo». 

Come si sviluppò il suo lavoro artistico?  

«Anche nelle opere più realistiche aggiunse elementi materici come collage, come fossero i mezzi per esprimere ciò che al momento sentiva di dover raccontare. sapendo comunque utilizzare vari tipi di tecniche con un alto livello qualitativo. Anche questo è un segno della sua grandezza. Queste opere sono ora presentate online sul sito della Galleria, ma in futuro speriamo di poterle esporre anche in mostre che permettano a tutti di conoscerne l’opera, ed è questo lo scopo del mio lavoro con l’Archivio Ruffini».  

MARCELLO TOSI