SANTARCANGELO. Lo spazio espositivo “Liberamente parrucchieri all’arte” (v. Ugo Braschi 48/50), progetto attivato dal 2018 su idea di Donatella Mussoni, insieme alla gallerista Silvia Mantovani e Massimo Sassi, professionista internazionale del settore dell’arte contemporanea, ospita fino al 11 marzo (ingresso libero) disegni originali di Alice Barberini, illustratrice nota a livello nazionale e internazionale.
Nelle tavole tutte realizzate a mano sono ritratte alcune delle immagini dei vari albi illustrati con l’autrice riminese, scrittrice e illustratrice di libri per ragazzi, che ha ottenuto importanti riconoscimenti in Italia e all’estero.
Nel 2017 pubblica il secondo albo illustrato dal titolo “Hamelin, la citta del silenzio”, edizioni Orecchio Acerbo, che viene premiato con il Premio Luzzati il Gigante delle Langhe come miglior albo illustrato. Nel 2020, Alice illustra per Edizioni Primavera “Miracolo” scritto dall’autrice Zita Dazzi.
Nel mese di settembre 2020 con Orecchio Acerbo editore, pubblica inoltre “In the tube” il suo primo libro a colori. “In the tube” (albo tradotto anche in cinese) è stato candidato al Premio Andersen come miglior “silent book 2021”, ed è risultato finalista del Premio Malerba edizione 2021. Sempre per “Orecchho acerbo” ha appena pubblicato “La finestra del re di polvere” insieme a Pierdomenico Baccalario. Nel ghetto di Lublino, in una soffitta, c’è il regno di Henio, bambino ebreo. Un racconto commovente per rimuovere la polvere dalla storia e immaginare un diverso epilogo, anche per Henio Zytomirsk.
Quale apertura al gioco della fantasia dei piccoli lettori offrono racconti affidati esclusivamente alla immagini come i “silent book”?
I “silent book” sono opere di incredibile potenza che i più piccoli percepiscono ed accolgono con meraviglia. Il bambino vive le storie in maniera libera, diversamente dall’adulto egli è privo di strutture e preconcetti e questo gli permette di vivere la mancanza della parola non come un’assenza, ma come una possibilità. Hanno occhi attenti e cuore propenso ad accogliere lo stupore. Non costruiscono confini all’immaginazione e per questo hanno la capacità di vivere questi libri appieno. Il non dover necessariamente seguire un testo permette loro di muovere e soffermare lo sguardo più lontano. Vi sono pause più lunghe perché non è il narratore a dettare il ritmo della lettura, ma il lettore che divenendo parte attiva del racconto, può attardarsi ad osservare un particolare, un personaggio secondario, seguirlo ed immaginare per lui un destino inesplorato tutto suo. In questo senso, io credo che i silent book siano contenitori infiniti di storie racchiuse in ogni dettaglio.
In che maniera come spiegava Gianni Rodani nella “Grammatica della fantasia”, la realizzazione di un’illustrazione può contenere dentro sé la pienezza di una narrazione o il principio di essa?
Esistono diversi momenti che sottendono la realizzazione di un’illustrazione. Dal primo all’ultimo segno tracciato sul foglio esiste un’infinità di spazio che la mente occupa con immagini, pensieri, percorsi e possibilità che l’illustratore può cogliere e intraprendere. Una sorta di Big Bang creativo in cui la narrazione può esplodere in infinite direzioni che racchiudono appunto, la pienezza di una narrazione, data dalla direzione presa o il principio di un’altra storia.
Perché ispirandoti in “Miracolo” al film “Miracolo a Milano” hai scelto di raffigurare la barracopoli degli umili sospesa all’interno di una grande bolla? Cosa vuol significare? Forse una diversa speranza per un mondo diverso?
I protagonisti del film “Miracolo a Milano” di De Sica sul finale impugnano delle scope e si innalzano in alto nel cielo. Sopra la miseria e sopra il Duomo, simbolo di una Milano ricca di contraddizioni. Il testo della scrittrice e giornalista Zita Dazzi, ne ricalca le contraddizioni e la speranza di potervi sfuggire immaginando un volo magico e salvifico verso un dove non esistono reietti, e non esistono differenze.
Ho tratto ispirazione per l’immagine della baraccopoli da una delle tante colonie abbandonate della nostra riviera anch’esse rifugio di miseria. Nella mia immagine, la bolla descritta nel testo diviene una grande luna poiché, come racconta Ariosto, è qui che vengono raccolte tutte le cose perse dagli uomini sulla Terra: beni materiali ma soprattutto morali.
Come hai immaginato, oltre i muri del ghetto di Lublino, che “rimuovere la polvere della Storia” potesse significare anche “immaginare un diverso epilogo, anche per Henio Zytomirski”?
Henio Zytomirski non è un personaggio frutto dell’immaginazione dell’autore Pierdomenico Baccalario, ma un bambino realmente esistito e divenuto, a causa del suo tragico destino uno dei simboli della Shoah. Penna, e colori, sono le armi che abbiamo noi autori ed illustratori per combattere la polvere che si potrebbe depositare ed offuscare i ricordi. Raccontare alle nuove generazioni l’orrore che è stato affinché non si ripresenti è un compito importante ma estremamente delicato perché è necessario lasciare uno spiraglio dal quale può entrare la luce e la speranza. Desiderare ed immaginare un epilogo diverso per Henio Zytomirski in questo senso oggi, significa averlo salvato.
MARCELLO TOSI