I TAROCCHI ARTISTICI DI GIUGNI E CANTÙ IN MOSTRA

Il Bagatto, courtesy of the Artits

ADRO (BS). Dal 22 ottobre al 20 novembre il Palazzo Comunale di Adro ospita la mostra di tarocchi artistici realizzati da Annamaria Giugni e Paolo Cantù

“Questo progetto – spiegano gli artisti – ha una storia lunga che si è sviluppata nel corso di oltre cinque anni di studio e di ricerca in cui abbiamo cercato di mettere a fuoco gli elementi essenziali di ogni carta cercando però, nello stesso tempo, di trovare una cifra stilistica originale. Il lavoro è stato particolarmente impegnativo perché abbiamo voluto realizzare un mazzo che esprimesse il nostro particolare punto di vista mantenendo, nello stesso tempo, gli aspetti fondamentali che nel corso della storia si sono sedimentati costruendo un complesso linguaggio simbolico.

Il lavoro è stato presentato al pubblico per la prima volta presso la Libreria Bocca di Milano il 16 settembre 2020 all’interno della rubrica TAVOLI HEART, curata da Simona HeArt che ci ha messo in contatto con  la libreria il Meneghello di Cristina Dorsini; il 14 novembre 2021 si è tenuta la presentazione del mazzo con l’esposizione di alcune carte (pannelli di 90×180 cm) presso la libreria Il Meneghello con la presenza del Critico d’arte Massimiliano Bisazza; dall’8 luglio al 30 settembre sono stati esposti in una mostra presso il Museo delle armi e della tradizione armiera di Gardone V/T; dal 22 ottobre al 20 novembre saranno esposti presso il Palazzo Dandolo ad Adro.

All’ inaugurazione, tenutasi in data 8 luglio 2022, era presente il prof. Giovanni Pelosini che, dopo una relazione iniziale, ha illustrato tutte le carte presenti: i 22 Arcani Maggiori, le Figure degli Arcani Minori (i Fanti, i Cavalli i Re e le Regine dei quattro semi) e gli Assi come simbolo dei quattro semi (denari, bastoni, spade e coppe). In quell’occasione è stato presentato anche il mazzo di carte (dei di 22 Arcani Maggiori), stampato in 50 copie, grazie alla collaborazione con la libreria Il Meneghello di Cristina Dorsini, e un mazzo è ora presente al Museo internazionale di Tarocchi di Bologna.

Uno degli aspetti caratteristici dei Tarocchi Giugni-Cantù riguarda le dimensioni (sono i più alti al mondo). La scelta di dimensioni così grandi è dettata dall’esigenza di sollecitare un incontro diretto con l’osservatore in modo tale che si sentisse il più possibile direttamente coinvolto nel dialogo con l’immagine. Avere la possibilità di guardarli in faccia direttamente può facilitare l’incontro e renderlo più intenso e coinvolgente nel senso che l’osservatore può più facilmente essere portato a porsi domande sui significati di ciò che sta guardando.

Essendo immagini che hanno un forte valore comunicativo l’accento è stato posto sullo sguardo eliminando tutte le altre componenti del volto non perché non fossero importanti ma perché l’attenzione fosse focalizzata direttamente sugli occhi che sono stati enfatizzati collocandoli in una posizione quasi centrale del viso dilatando anche le dimensioni; inoltre gli occhi sono realizzati in modo tale che guardino sempre lo spettatore anche se il personaggio della carta è orientato verso destra o verso sinistra e  lo spettatore guarda la carta da un lato piuttosto che dall’altro. Gli occhi sono poi rappresentati in modo realistico in modo che la figura stilizzata fosse comunque resa il più possibile animata, percepita come un interlocutore reale e una figura con la quale poter interloquire.

Uno degli aspetti essenziali è anche l’uso del colore che veicola una comunicazione più immediata, empatica e coinvolgente e nello stesso tempo intensifica il linguaggio dei Tarocchi che costringe alla ricerca di significati sempre più profondi. Perciò sono stati utilizzati i colori nei loro toni più intensi facendo molta attenzione agli accostamenti, in modo tale ogni carta avesse un suo equilibrio cromatico oltre che compositivo. Ogni colore è stato poi utilizzato valorizzando il suo valore simbolico, così il volto del Bagatto, del Papa, dell’Eremita, dell’Imperatore, l’intera figura dell’Appeso e del Diavolo sono di un azzurro che evoca la trascendenza e colloca queste figure oltre la dimensione del reale”.

Annamaria Giugni e Paolo Cantù