
LECCO. In un testo divenuto un best seller della letteratura attorno a questioni antropologiche, sociologiche e grandi eventi traumatici, dal titolo “Armi, acciaio e malattie”, Nick Hornby descrive come i tre fattori riassunti nel titolo, siano quelli che determinano l’instaurarsi di dinamiche, individuali e sociali prima, durante e soprattutto dopo certi eventi traumatici, che nel nostro caso sono quelli precedente e seguente il secondo conflitto mondiale.
La mostra lecchese, allestita a Palazzo delle Paure, dal titolo “NOVECENTO. IL RITORNO ALLA FIGURAZIONE DA SIRONI A GUTTUSO” si presta ad essere visitata partendo da alcune considerazioni preliminari, che potrebbero aprire le porte a interpretazioni trasversali, oltre a quelle della storiografia artistica, che le opere esposte consentono di operare.
Partire da Sironi avendo come punto di arrivo Guttuso, significa immergersi in atmosfere culturali dense e intense che in quel trentennio, comprende due periodi storici interessati dall’avvicendarsi del regime fascista a quello dell’ esordio della sinistra e del partito comunista italiano.
Questo accadde con tutti i cambiamenti di visione della società, di valori, di prospettive future e la presenza sulla scena politica delle figure di Gramsci, Togliatti e Guttuso appunto.
Quest’ultimo in particolare, nel secondo dopoguerra, in ambito artistico toccato da forti contaminazioni politiche, aveva capacità di influenzare e dirigere letteralmente la linea/tendenza della cultura e del mercato dell’arte in Italia.
Dopo la mostra sui futuristi, interventisti, distruttori della forma, come del resto la maggior parte delle avanguardie, la sede lecchese propone la successiva tendenza artistica legata al ritorno alla figurazione, per quello che riguarda l’ambito italiano, mentre per quello che riguarda la tendenza internazionale, il nome da citare è quello del “Realismo magico”, piuttosto che “Nuova oggettività” se ci si volesse rivolgere alle proposte teutoniche.
La figurazione fra anni ’20 e ’40 del novecento che è illustrata nella mostra ha come fulcro il movimento “NOVECENTO” e una donna (caso raro in quegli anni), Margherita Sarfatti, che già manteneva rapporti amicali con il Duce quando questo era ancora nei ranghi della propaganda giornalistica giovanile.
Del gruppo romano novecento, legato alla figurazione e opposto a quello della galleria milanese “IL MILIONE” generalmente più incline alle tendenze dell’astrazione, facevano parte Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gian Emilio Malerba, Piero Marussig, Ubaldo Oppi, Mario Sironi, accomunati dalla volontà di rappresentare un’epoca con la loro pittura e di recuperare lo stile dei grandi maestri del passato. Altri autori come Felice Casorati, che da buon torinese prende una strada abbastanza autonoma, Massimo Campigli, Filippo de Pisis, Giorgio Morandi che, pur sposando gli stessi ideali, non vi aderirono mai convintamente.
Accanto alle opere riferibili al Realismo Magico, si delineano anche diverse possibili declinazioni oniriche e visionarie della pittura proposta in quegli anni, che ancora doveva identificarsi in un percorso che restava dal forte connotato metafisico (Casorati,Oppi, Malerba) e ben contaminato da episodi di matrice surrealista.
Questo soprattutto con evidenti retaggi metafisici ancora visibili in diversi lavori che ne intramezzano altri, rendendo visibile e tangibile questo clima culturale.
Non mancano poi alcuni apporti delle tendenze costruttivamente in pittura come Manlio Rho e Mario Radice, nonché riferimenti all’architettura di quegli anni come Terragni o Adalberto Libera.
Oltre alle firme della pittura del tempo, la mostra propone anche una sezione di dipinti e sculture di artisti meno noti, molti dei quali provenienti da collezione privata e altre provenienti dalla collezione della Permanente di Milano e dalla collezione BPM. Periodo: 22 luglio/ 23 Novembre, 2023.
LUCA NAVA