
LECCO. [….] proseguendo la disanima dell’evoluzione stilistica su una linea tematica che muove solo in apparenza, dall’aspetto più evidente riscontrabile nell’evoluzione dello stile romanico verso quello gotico, si trova in modo puntuale, il significato compiuto di questo passaggio solo se si individua il nesso che sostiene e evidenzia la trasposizione dei significati, legati agli elementi compositivi e dal carico simbolico che la cultura medievale conferisce alle immagini-oggetto.
L’indagine proposta in questo testo verte su due esempi scultorei, uno di matrice transalpina, il crocefisso ligneo policromo proveniente dalla terra di Borgogna, conservato a Pisa e temporaneamente a Milano per interventi legati ad alcuni studi, e la lastra della deposizione di Benedetto Antelami, conservato nel fianco meridionale della cattedrale di Parma.
Anche se tecnicamente Antelami produce un altorilievo, decorato a niellatura, alcuni aspetti come la sporgenza dei piedi dei personaggi che affollano la scena, induce la percezione di un forte senso di tridimensionalità paragonabile a quello di una scultura a tutto tondo.
Entrambi gli esempi scultorei citati, consentono, dopo aver considerato ed avendo avuto modo di andare oltre i confronti tecnico/realizzativi, di fissare il dato piu importante, e cioè il cambiamento di sensibilità estetica che accompagna il cambiamento valoriare del passaggio dal XI al XII secolo, verso un mondo di sentimenti e sensibilità che si fanno più chiari alla coscienza, per poi venire esplicitati formalmente.
Antelami é anche architetto del vicino battistero parmense, che reca già tutti gli stilemi e gli espedienti goticheggianti originari della sacrestia della francese chiesa abbaziale di saint Denis.

Nel battistero parmense sono custodite anche alcune sculture con allegorie dei mesi : l’Artista/architetto ha avuto certamente contatti con la Francia, e in lui fede cristiana e credenze legate ancora ai cicli della natura del pieno medioevo, persistono in questa associazione di sacro e di aspetti panteisti legati alla concezione speculativa della contemporanea scuola di Chartres(Bernardo e Tommaso di Chartres, Gilbert de la Porree’, Almarico di Bene, David de Dinant).
Gli aspetti romanici della narrazione frontale di Antelami, emergono nell’importanza data al senso del tempo nel medioevo, legato a sua volta al valore della vita, al senso della stessa e in definitiva all’escatologia.
A destra e sinistra della croce si svolgono due cortei nel momento immediatamente successivo la morte di Cristo.
A destra Maria, s. Giovanni, Giuseppe d’Arimatea, quasi abbracciati dal Cristo tolto dalla croce e a sinistra i membri della sinagoga che lo hanno crocefisso, unitamente alla scena ( inquadrata in un ideale arco a sesto acuto, prodromico al gotico)di coloro che,( in basso a destra per chi guarda) difronte alla morte di un uomo, ancorché figlio di Dio da loro non riconosciuto, dimostrano la glacialita di fronte alla sofferenza,.nell’atto di spartirsi le sue vesti.
Posizionare a dx e sx i personaggi della narrazione e della scansione del tempo in cui la vita accade, ancora una volta trova motivazioni sacre e superstiziose: chi sta a sx ( i membri del sinedrio) sta nel male, anche ai giorni nostri….(si pensi banalmente alla definizione negativa di sinistro stradale per le assicurazioni) mentre chi sta a dx, in questo caso di Dio, sta nel bene.
Nello schema sostanzialmente simmetrico e rigido della composizione, l’inclinazione del corpo di Cristo induce però un flebile movimento di tutti i personaggi che vi ruotano attorno.
Si tratta qui di rinchiudere, quasi blindare, nella solidità della materia scultorea impreziosita dalla niellatura, un dogma o piu dogmi religiosi in un’epoca in cui fiorivano eresie, sia in Borgogna, si pensi ad albigesi e catari, sia in padania, come ad esempio i patarini o valdesi.
Ma Antelami, forzando un po la mano contro la rigidità degli stilemi scultorei a lui contemporanei, come Lanfranco, wiligelmo o il maestro delle metope, apre implicitamente a possibilità nuove di intendere il tempo, la fede, il senso della vita, e lo fa creando azione, movimento, dei corpi certamente,da cui deriva una possibilita nuova di cambiamento dello spirito, secondo la dinamica della concezione circolare del tempo in cui il movimento genera cambiamento: un cambiamento.ciclico insito nella natura delle cose, di matrice aristotelico/tolemaica fra natura creante e creata e natura increata e creante ( Scoto Eriugena).
Anche la disposizione dell’opera che si sviluppa in orizzontale, dichiara una adesione ferma e solida, monumentale si sarebbe portati a credere, di quanto in essa é narrato.
Questo aspetto tipicamente romanico nel rilievo di Antelami, si traduce nella linea slanciata e nel verticalismo gotico del crocefisso ligneo: lo sviluppo orizzontale dell’opera Antelamiana indica la dimensione terrena, concreta della vicenda della crocefissione, mentre il verticalismo gotico, insieme al ruolo simbolico della luce, allude maggiormente a una dimensione divina.
Il simbolismo medievale torna nella scelta di Antelami di apporre luna e sole rispettivamente a sx e dx della croce, non tanto per l’originaria credenza che nella femminilità di sx vi sia la tentazione e dunque il male e dunque il buio della notte e in definitiva la cacciata dal paradiso, e in ultimo la morte, quanto il fatto che Dio è luce, vita, e dunque il suo opposto è buio, notte con una luna che talvoltaassume i contorni della ambivalenza non presente a dx.
La persistenza di questa credenza in padania, anche nel XV secolo inoltrato, è ravvisabile in un altro artista padano, il pittore bergamasco Bartolomeo Suardi, nel cinereo cristo al chiaro di luna della Certosa di Pavia, ma anche e soprattutto nella Crocifissione che sembra avere in Antelami un antesignano prototipo significante.
Questo aspetto del cenno di movimento che Antelami infonde nella sua opera, é invece assente nelle lastre dell’altro maestro che opera in padania, ossia di wiligelmo, di circa 70 anni prima, nel Duomo di Modena con le scene della genesi che sono una narrazione di immagini consequenziali e solo in virtù del loro legame si verifica una percezione di movimento.
Antelami si preoccupa di includere i nomi dei personaggi a presso ognuno di loro per esplicitarne l’identità e togliere ogni equivoco interpretativo e intento narrativo.( figura)
L’associazione con le sculture dei mesi nel battistero, tema tipicamente medievale che ha persistenza in padania anche nel primo umanesimo( Ferrara, pal. Schifanoia, affreschi dei mesi; Trento, torre dell’aquila con gli stessi temi) é convertito a modello narrativo vivificato dai volumi e brillantezza iconica della composizione, mossa di cenno “solo” da quel braccio inclinato.
Quel braccio, ora teso in richiesta di aiuto difronte allo strazio della sofferenza di croce è carico anche di un significato inverso, di una mano cioè che viene tesa in senso accogliente; un richiamo a se che ha il sapore del perdono e dello sguardo amorevole per le paure e le debolezze, anche e soprattutto personali.
“È un venire incontro a te”….. evocativo della venuta di Cristo che qui coincide con la sua aspettativa di una “nostra” personale risposta positiva al messaggio estremo di amore, iniziato con l’incarnazione, la vita vera e la morte vera ( salm. 42, 121) che si fa piu vero e umano nel crocefisso borgognone.
Qui, eluso il corteo che affolla la scena di Antelami, è possibile instaurare un rapporto personale fra uomo o donna con quell’uomo appeso e discendente dalla croce, ora avvicinabile, che sembra chiamare chi lo guarda in richiesta d’aiuto; ora percepibile nell’aspetto di alta umanita che lo accomuna a chi lo guarda e lo “sente” tramite la stessa sofferenza di vivere, lo stesso affidarsi, o fidarsi nel vivere cosi come nell’atto di morire.
L”umanità di questo corpo ligneo che traspare dal volto non presenzia in Antelami, ma al tempo stesso, ancora non attiva a segno, restando in una via di mezzo, perché nemmeno raggiunge il traguardo, ossia il grado di umanità dei crocefissi che saranno di altri due campioni padani, e cioè di Donatello e Brunelleschi un secolo abbondante piu tardi. Ma lo scultore borgognone, ha il merito, alla metà del XII secolo di compiere un autentico balzo verso la dignità che l’uomo medievale sta pian piano riscattando, dalla prigionia nella quale é tenuto da credenze millenarie, superstizioni e oscurantismo.
I modelli del XII secolo come questo crocefisso, sono l’ariete che sfonda quella porta dietro cui resiste ancora lo schema rigido e dogmatico, che nel frattempo convive con credenze derivanti da filosofie agresti quando non esplicitamente panteiste.
Fatte le dovute considerazioni sui corpi delle opere e il loro contesto, é utile rilevare come, ciò che veramente conta nel cambiamento degli stili che la storia evidenzia, é in primis il cambiamento percepito intimamente, che non sempre ha il suo diretto corrispettivo nei fatti concreti.
La percezione, prima soggettiva e poi, con uno sfalsamento temporale, collettiva dei valori che pian piano vengono a modificarsi nelle coscienze che di riflesso, cambiano.
Si potrebbe parlare di valori strutturali interni alla coscienza di ogni uomo e donna.
Un discorso molto simile a quello che è possibile intendere se si argomenta di sentimenti, di piu ampio genere, che vanno dall’amore all’odio.
Si potrebbe scriverne o parlarne per ore, ma poi in definitiva, si deve prendere atto che è solo una percezione interna al cuore, una affezione del cuore, onnicomprensiva di tutti gli aspetti sopra citati, quello religioso compreso, piu una parte inesprimibile a parole, che è quella che poi guida le scelte individuali degli artisti, per la quale tutto converge chiatamente a cosa prima contava e cosa c’e di nuovo ora, senza che il passato perda valore, ma a questo valore apporti consistenza e persistenza a ciò che sta per arrivare.
Entrambi i prototipi oggetto di queste osservazioni esprimono quella tendenza tutta umana nel cercare di esorcizzare le paure di un’epoca( guerre, pestilenze, carestie, profezie apocalittiche) e quelle scaturite da moti interiori e personali.
Un sentire comune di trovare conforto anche alla naturale aspirazione di avere una esistenza di intima condivisione di sentimenti tanto nella dimensione umana cime quella divina.
Questo passaggio trova espressione in modi ancor piu delicati ancorché favolosi, in una piu curata esposizione di gusto “cortese” goticheggiante appunto, nella letteratura e nelle miniature che nascono fra gli scranni degli scriptorium [….]
LUCA NAVA
Estratto dell’intero art. reperibile su NOESIS/Noema 3/2023