IL CASTRUM E LA SUA ROCCHETTA: ARCHITETTURA MILITARE E RELIGIOSA

AIRUNO (LC) Uno degli elementi caratterizzanti l’impianto costruttivo di alcuni nuclei fortificati di epoca medievale è il connubio di sacro e profano.

Meglio, questa distinzione fra cio che è sacro e ciò che non lo è si deve riferire ad epoca recente, perché nella storia passata, soprattutto nella cristianità medievale e occidentale, nulla accade se non per volontà divina; nulla si compie se non perché Dio lo vuole.¹

Questa visione advaita, non duale, accompagna l’agito e il modo di pensare medievali, ed è ciò che sta all’origine della concezione di edifici come le cattedrali gotiche, i castrum, i luoghi di culto.

Il Santuario della Rocchetta sopra Airuno( lc)² nasce proprio dal connubio di un castrum militare e il suo cuore religioso costituito dalla “rocchetta”, nella carolina d’epoca in apertura.

Il nucleo originario del x sec. del santuario era costituito da una chiesetta posta entro le mura di una rocca fortificata.

Un documento testamentario del 960 redatto da Alcherio,⁴ nobile di origine longobarda capostipite della famiglia dei Capitani di Airuno ne da per la prima volta notizia.

L’ipotesi accettata è che l’edificio venne costruito da questa famiglia nobile nel Trecento: la chiesa fu successivamente ampliata in forme tardo gotiche in epoca sforzesca.⁵

Solo nel XVI secolo inoltrato e per la precisione nel 1558 si può disporre della prima notizia documentata dell’esistenza della chiesa.⁶

Sono gli anni della controriforma, e per molti dei siti oggetto della visita di S.Carlo Borromeo o dei suoi legati, questa è occasione per redare documenti sullo ststo delle pievi, delle parrocchie e degli edifici che vi insidtono e la loro condizione.

La relazione della visita di San Carlo nel 1571 riporta che la Chiesa di “S. Maria della Pace⁷ o della Rocca” era posta dentro le mura del castello( allora ancora esistente) e che fu restaurata.

Forse la stessa chiesa fu ampliata in seguito all’abbattimento di un’altra chiesetta, molto piu antica ma in rovina, dedicata a S. Michele.⁸

Effetto del culto mariano⁹ il quale, che fosse già radicato in queste terre è una certezza, e altrettanto lo è il fatto che, nel corso dei secoli XVI e XVII, per il particolare contesto storico e sociale in cui la Brianza e l’intero Milanese vennero a trovarsi.¹⁰

Fra guerre, carestie e pestilenze, caratteri pressoche endemici nei secoli centrali del medioevo, il culto mariano ebbe ulteriori incrementi e in queste aree, in particolare, dette il via al restauro della chiesa, come accadde anche in epoche precedenti per le vicine s.Benedetto di Portesana, monastero dotato anche di Mulino che serviva l’asiacente valle s.Martino e l’intera zona, s.Giacomo a Pontida e s.Michele, s.Girolamo di Vercurago. ¹¹

Il Santuario della Rocchetta mantenne cosi la dedicazione da s.Michele a S. Maria della Pace o della Rocca fino alla metà del XVIII secolo (1748), quando assunse la denominazione attuale di Santuario dell’Addolorata ma che la gente del luogo continua chiamare Santuario della Rocchetta.¹²

La struttura e le dimensioni dell’attuale chiesa dovrebbero corrispondere a quelle originarie: ci si trova in un interno caratteristico per questo tipo di edifici: una sola navata con l’abside rivolta ad est, corrispondente non solo alla direzione del Santo sepolcro, ma anche alla vicina valle dell’Adda.¹³

La decorazione di alta epoca è interamente costituits da un affresco. La volta è a crociera.

La parete a nord è priva di aperture¹⁴, probabilmente per riparare dal maggior freddo portato dal vento gelido che si infila veloce dalle alpi giu per la valle dell’Adda.

Nella parete a sud invece le aperture si aprono in un n° di tre.

Durante il Seicento, ma soprattutto a partire dai primi decenni del Settecento, venne attuato un intenso programma di arricchimento e restauro, che però comportò la rimozione delle testimonianza piu antiche.¹⁵

All”opera di rifacimento partecipò, con donazioni in denaro e, secondo la piu caratteristica tradizione dei cantieri d’alta epoca, con la propria opera manuale l’intera popolazione di Airuno.

In tal modo si riuscì a supportare l’assidua presenza di artigiani e pittori provenienti dai paesi limitrofi compresa la gia nominsta valle s.Martino ma anche da Bergamo e da Milano. ¹⁶

Gli interventi sia all’interno sia all’esterno della chiesa, come la realizzazione di una cisterna di raccolta dell’acqua piovana realizzata tramite un pozzo in granito datato 1729 nel cortile adiacente alla chiesa e successivamente il campanile rialzato a tre campane. Il lato sinistro della chiesa quindi la parete nord-est è integrata da un porticato, sotto il quale possono sostare e trovare riparo i pellegrini e i loro cavalli.¹⁷

Da questa prospettiva si abbracciano con un colpo d’occhio le colline e il panorama sulla Valle dell’Adda.

Giunti nel 1861, in occasione di altri lavori di restauro, iniziarono i lavori per la Scala Santa costituita da 130 gradini di granito che collegano la strada sottostante con l’ingresso del santuario. Ai lati della scala, oggi tra una doppia fila di cipressi, si alternano tredici edicole della Via Crucis piu la Cappella-Sepolcro per la 14ª stazione. Due scale di 23 gradini ciascuna, a destra e a sinistra del sepolcro, portano al piccolo piazzale antistante l’ingresso del santuario.

La rocchetta all’interno si presenta come pocopiu di un’ampia cappella con volta a crociera.¹⁸

Sulla parete a nord si trovano due grandi tele i cui autori risultano ignoti.

Di queste la prima, datata 1607, rappresenta San Giacomo di Compostela, mentre la seconda ritrae il ritrovamento della Croce da parte dall’Imperatrice Flavia Elena. ¹⁹

Monticello Sopra la porta dell’ingresso si trova la cantoria di legno e il già citato antico organo a dodici registri che funziona con mantice a mano, donato al santuario della famiglia Barbarossa di Monza nel 1862.

Su questo impianto modesto si trovano i dipinti e affreschi raffiguranti scene mariane in prevalenza, ora quasi interamente consunti.

L’unico affresco rimasto, di epoca antecedente, sforzesca, si trova sulla parete di fondo del presbiterio.²⁰

Si tratta di un Compianto di Cristo fra santi e un orante( il committente?)

La scena mostra Maria che regge esanime in grembo il corpo morto di Gesù; ai lati, da sinistra, San Giovanni e San Cristoforo, a destra, la Maddalena, San Rocco ed un religioso orante, probabilmente dall’abito un domenicano, anche qui l’ipotesi che si tratti forse lo stesso committente.

Sullo sfondo un paesaggio collinare che completa la rappresentazione austera ma pacata e serena. Verosimilmente quanto rimane è solo la parte centrale di una composizione molto più ampia che occupava l’intera parete del presbiterio.

I rimaneggiamenti nel tempo portarono a evidenza ( 1955) quanto è visibile nelle attuali condizioni.

Completa l’arredo liturgico l’altare marmoreo a firma Pier Paolo Pirovano, collocato nel presbiterio nel 1754. Nell’altare venne conservato e inserito un paliotto del 1709, che è attribuito a Francesco Solari: realizzato in pietra scagliola, prevalgono le tonalità del rosso, del nero e del bianco; al centro è rappresentata la nota immagine della Vergine Immacolata vittoriosa sul dragone.

LUCA NAVA